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L'appello: Codex Purpureus patrimonio dell'Unesco

ROSSANO - Il Codex Purpureus Rossanensis, capolavoro di arte miniata bizantina (V-VI secolo), gioiello del patrimonio artistico calabrese, potrà essere riconosciuto dall’Unesco fra i beni eccellenti del patrimonio artistico mondiale. La candidatura era stata avanzata a Rossano nel corso di un incontro fra l’Arcivescovo della diocesi di Rossano-Cariati, monsignore Santo Marcianò, il direttore del Museo Diocesano, monsignore Luigi Renzo, ed una delegazione del Club Unesco della Provincia di Cosenza guidata dal presidente Enrico Marchianò, avviando così le fasi istruttorie necessarie per l’inclusione del rarissimo Codice miniato nel cosiddetto Registro della Memoria del Mondo. L’idea venne fortemente supportata dal Sindaco della città, Franco Filareto, tanto da indurre la Giunta, con apposita delibera n. 310 del 13 dicembre 2006, ad esprimere un “Voto di sostegno affinché il “Codex Purpureus” entri a far parte del Patrimonio dell’Unesco”.

Per la prima volta un bene culturale calabrese verrebbe così ad ottenere un riconoscimento da parte dell’Unesco, che individua in diversi modi le meraviglie del mondo: i siti Patrimonio dell’Umanità, i Monumenti Messaggeri della Cultura di Pace, il Registro della Memoria.

Ad oggi, però, a distanza di oltre un anno da quella delibera di Giunta, non si registrano segnali di novità; alla volontà ell’Amministrazione comunale e dei cittadini di Rossano, dunque, ancora l’iter non può dirsi concluso. Eppure, la comunità locale condivise sin da subito l’idea, tanto che nel novembre dello scorso anno si svolse, nel Salone degli Stemmi dell’Arcivescovado, un convegno dal titolo “Il Codex Purpureus, il centro antico e i monumenti bizantini di Rossano presto patrimonio della cultura universale”. L’iniziativa venne organizzata da Club Unesco di Cosenza,Arcidiocesi di Rossano-Cariati, Amministrazione comunale di Rossano, Iraceb, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura della Regione Calabria e della Provincia di Cosenza, d’intesa con la Comunità Montana “Sila Greca”.

È ben strano che finora la Calabria sia assente da tutti gli elenchi e segnalazioni Unesco a riprova non certo dell’assenza di eccellenze storico-artistiche, ma della scarsa contrattualità politico-culturale o dell’inerzia delle istituzioni culturali calabresi. Non ci sono, ad esempio, Sibari e Locri, e nemmeno i Bronzi di Riace, la Cattolica di Stilo, la attedrale di Gerace, il Battistero di Santa Severina; mancano fra i beni naturalistici il Parco del Pollino con i pini loricati e le fonti del Raganello,Tropea, la Sila e tante altre perle sulle coste e nell’interno.

Il Registro della Memoria del Mondo è stato istituito dall’Unesco nel 1992 per raccogliere i documenti, i manoscritti e i beni bibliotecari di maggior rilievo internazionale. Il processo per l’inclusione comincia con una richiesta formale da inoltrare al prestigioso organismo internazionale che deve valutare se il bene di cui si tratta ha davvero una importanza straordinaria per la storia dell’uomo in considerazione anche della sua rarità, del suo pregio e della sua fattura, se ha rilevanza sociale ed educativa, se ha il necessario carattere di rappresentatività di uno specifico periodo storico o luogo, se si presenta integro nelle sue parti e se è realizzato in materiali particolari.

Fonte: La Provincia cosentina - 30 giugno 2008
01/07/2008
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