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I VAS accusano i pescatori di truffa allo Stato

MARE - TIRRENO. QUINTIERI: DENUNCEREMO I BRACCONIERI DEL MARE. I VAS ACCUSANO I PESCATORI DI TRUFFA ALLO STATO.
"Non si placa la querelle tra gli ambientalisti ed i pescatori delle “spadare”. Oggi ad intervenire su questa annosa vicenda è il giovane cetrarese Emilio Quintieri, autorevole esponente dei Verdi sul Tirreno Casentino e Responsabile del Nucleo di Vigilanza Ambientale dei Vas della Calabria che accusa i pescatori di aver truffato lo Stato per l’attività di pesca illegale posta in essere nel Mare calabrese a danno dell’ecosistema marino. Le proteste di questi signori sono francamente false poiché dopo il bando dell’Unione Europea nel 2002 sono stati spesi decine di milioni di euro per la riconversione delle spadare e gran parte di questi “pescatori” hanno beneficiato dei relativi finanziamenti.
Nonostante tutto, ancora oggi, continuano a pescare impunemente con le reti proibite. Le reti spadare sono reti da posta derivanti, quindi non fisse, che vengono calate in mare e lasciate alla deriva, usate per la cattura di grossi pesci pelagici, come diverse specie di tonni, ma soprattutto per il pesce spada, da cui prendono appunto il nome. Sono reti lunghissime almeno fino a venti chilometri e larghe fino a trenta metri, fatte di nailon molto resistente – tuona Quintieri – altro che quattro chilometri com’è stato sostenuto da un’Associazione di categoria.
Le reti provocano il cosiddetto “effetto muro”; le moderne spadare di fibre sintetiche inoltre non vengono calate vicino alla costa da piccole imbarcazioni a remi o a vela, bensì da pescherecci con potenti motori che si spostano in mare aperto. Ebbene chiarire che queste reti arrecano un grande danno all’ecosistema marino, non essendo un mezzo di pesca selettivo. L’efficacia delle reti derivanti si attesta al massimo al 18%, ciò vuol dire che l’80% del pescato non è una risorsa per il pescatore. Nella rete finiscono, infatti, tartarughe, piccoli delfini come le stenelle, ma anche cetacei molto più grandi come i capodogli e le balenottere presenti nel Mediteranno.
Queste le ragioni per cui sono stati distribuiti 200 milioni di euro (440 miliardi delle vecchie lire) ai pescatori italiani per la riconversione, cioè per sostituire le reti spadare con altri strumenti di pesca. Il nostro mare rappresenta solo lo 0,7% dei mari del pianeta, ma contiene quasi il 9% delle specie marine note. Ma è anche un mare semichiuso (servono oltre 70 anni per un ricambio con l’atlantico) e con una popolazione rivierasca che è passata da 270 a 580 milioni nel periodo 1950-2000.
Questi fattori – prosegue il noto ecologista cetrarese – si traducono in una pressione insostenibile causata non solo dalla pesca, ma anche dalle attività petrolifere, compresi i trasporti, da varie forme di alterazione della fascia costiera, da impianti di depurazione insufficienti, dall’introduzione di specie aliene e dal cambiamento climatico. Qui c’è in atto una vera e propria truffa ai danni dello Stato e dell’Unione Europea poiché l’investimento fatto sta andando in fumo e per questo occorre anche l’intervento della Magistratura per fermare questi “bracconieri del mare” che infrangono la Legge per soddisfare i propri profitti perpetrando un reato oltre a privare l’intera comunità di “risorse preziose”.
A chi ci accusa di essere contro la pesca – conclude Emilio Quintieri - rispondo che gli ambientalisti della Calabria e di tutto il mondo appoggiano con forza la pesca legale, sostenibile e nel rispetto delle norme vigenti e non coloro i quali truffano e danneggiano la natura.
Cetraro (CS) lì 23 Giugno 2006
Ass. Verdi Ambiente e Società
23/06/2006
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