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Giovani scrittori calabresi crescono. "Le danze del tempo" di Martino Ciano - Recensione

"Le danze del tempo" di Martino Ciano, della Arduino Sacco Editore di Roma, è un libro affascinante e a tratti inquietante. La lettura coinvolge e trasporta nei vortici di una vicenda che si gioca su vari livelli di narrazione.

Il vero protagonista di questa storia è proprio il tempo. Nella sua circolarità, nel suo vorticoso avvitarsi e sciogliersi all'infinito, per poi ritornare con le sue note dolorose ed ossessive. Una sorta di "eterno ritorno" che scompiglia ogni piano e sconvolge le vite degli uomini, i cui destini si intrecciano al di là dei ruoli svolti da ciascuno. Siano essi vittime o carnefici.

Il personaggio principale è Karl von Kliest di Colonia, tenente delle SS e nazista doc. È un eroe tragico, una sorta di superuomo che vuole emulare il proprio mito, il Fuhrer, l'ideale, alla cui ombra si è nutrito, è stato plagiato come un marchio indelebile che non lo abbandonerà mai più. Un eroe, o forse meglio, un antieroe tragico, incapace di vedere oltre il proprio mondo, con occhi diversi, incapace di prendere atto dell'ineluttabilità della sconfitta e della condanna inappellabile della storia.
Finché non interverrà il tempo con le sue danze sconvolgenti a rimettere ordine in tutte le cose, a far calare il sipario sulla vicenda umana, restituendo il senso e la misura.

Da un lato il tenente Karl von Kliest e le sue vittime consapevoli del campo di sterminio di Auschwitz, Jacob e suo figlio Ismael uccisi a sangue freddo, e quelle inconsapevoli come sua figlia Angela, o parzialmente inconsapevoli, come la moglie Martha e l'amante Miriam. Dall'altro lato Clarissa, la suocera, che rappresenta la voce della coscienza. Incalzante e inesorabile, tagliente, che non ammette alcuna mediazione o compromesso, nelle soluzioni radicali offerte.

Il tenente von Kliest reciterà per tutta la vita la parte del gerarca puro, vero fantoccio caricaturale, che lotta contro tutti e tutto per difendere il proprio tragico sogno. E continuerà a non volersi arrendere anche quando negli anni sessanta le ferite della guerra, almeno quelle esteriori, saranno rimarginate e il mondo interiore continuerà ad essere popolato dei fantasmi del passato, ben presente e vivo nelle continue allucinazioni ed incubi. Immagini e ricordi che, come le bombe, «lo destavano e gli ricordavano che la guerra era la sua unica realtà, l'unico mondo che poteva scegliere. ... rimembrandogli che né voleva morire, né voleva essere uomo di pace. ... Come un randagio cercava una casa e un padrone, qualcuno che riconoscesse ciò che era». Un destino che nella primavera del 1945, nella Berlino invasa dalle truppe russe, per lui avrebbe potuto avere lo stesso epilogo di tanti altri gerarchi nazisti: un colpo di pistola alla tempia. Ma per lui quel giorno la sorte aveva deciso diversamente, la rivoltella che si era puntata alla testa era scarica, il colpo non partì e fu condannato a vivere.

Un'annotazione particolare va dedicata alla pregevole prefazione di Tania Paolino che consigliamo di leggere alla fine, o quantomeno di rileggere alla fine. Essa potrà, infatti, rappresentare un'altra conclusione o un nuovo inizio.

Alcune riflessioni, infine, su aspetti di carattere tecnico che abbiamo rilevato fra i tantissimi che se ne potranno desumere dalla lettura.
- Le didascalie inserite all'inizio di ciascun capitolo con citazioni bibliche tratte dall'Antico Testamento, non sembrano avere un legame diretto con lo sviluppo del racconto ma vogliono piuttosto scandire e segnare quella danza del tempo che tende verso l'assoluto.
- La parola "rancido" è ripetuta numerosissime volte nel corpo del testo, quasi a voler indicare il vero sapore della storia e della vita.
- Si possono cogliere in alcuni passi dei momenti altamente espressivi di lirismo e di prosa poetica. Abbiamo scelto il seguente a titolo di esempio:
«Aveva vissuto la vita credendo di sapere, come un eroe immortale. Ma era stato solo il protagonista di un mito che non ha nessuna morale da insegnare».
Non penso si tratti di qualcosa di costruito e preventivamente elaborato dall'autore, credo sia piuttosto il risultato del fluire più elevato del momento dell'ispirazione artistica, che riesce a creare questi felici momenti di arte pura.

In sintesi:
Auschwitz autunno 1944. Il tenente Karl Von Kilest si occupa del trasferimento degli ebrei in salute verso Bergen - Belsen. La Germania precipita verso la sconfitta. Gli angloamericani da una parte e i russi dall'altra stringono nella morsa il Reich. Qui però, il giovane tenente uccide due ebrei. Jacob e Ismael, padre e figlio. Il primo è accusato di aver assassinato una sentinella, il secondo ha solo cercato di difendere ingenuamente il proprio padre. Un tenente delle SS che uccide due ebrei ad Auschwitz. Un fatto normale, quasi banale, ma che scatena rimorsi, sogni, eterni ritorni. Colonia 1962. Karl è un imprenditore. Ha una moglie, una figlia, un'amante e il suo passato che improvvisamente resuscita.

Scheda
Titolo: Le danze del tempo
Autore: Ciano Martino
Curato da: Cecchini C. A.
Editore: Sacco
Data di Pubblicazione: Marzo 2011
ISBN: 8863543720
ISBN-13: 9788863543728
Pagine: 146

Pio G. Sangiovanni
15/06/2011

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Fonte: http://www.abystron.org/expo/rubriche/il-settimanale/recensioni.aspx
Data: sabato 20 aprile 2024 - 14:24:22