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Viaggio fra le rovine malinconiche di Pompei ... Aspettando il Vesuvio ...

POMPEI - Nei mesi scorsi abbiamo seguito in televisione, sulla stampa e sui social network le aspre polemiche esplose intorno al degrado e ai crolli che hanno investito in varie parti quello che viene considerato uno dei più importanti siti archeologici del mondo. Una rappresentazione che, per quanto fedele, rendeva soltanto in parte la drammaticità della situazione di abbandono e incuria che investono gli scavi di Pompei dove la provvisorietà e il senso di abbandono si toccano con mano mentre nella prospettiva nord incombe sornione la mole del Vesuvio, quasi un sinistro presagio che ricorda un passato tragico risalente all'eruzione del 79 d. C. ed un destino di distruzione e desolazione che il futuro sembra riservare quasi ineluttabilmente.

Ancora più stridente è la differenza che coglie chi, come me e come tanti, ritorna dopo diversi anni a ripercorrere l'affascinante foro, via dell'Abbondanza, via di Mercurio, via Stabiana e l'intreccio perfettamente simmetrico e mai caotico del sistema urbanistico della città, oppure la vasta area dell'anfiteatro. Si percepisce chiaramente il senso di desolazione e noncuranza che espongono pericolosamente l'intera area a crolli e degrado di ogni tipo, senza trascurare i danni piccoli e grandi provocati dagli atteggiamenti irresponsabili di un turismo fai da te, sempre più diffuso e incentivato da quella sorta di anarchia derivante da mancanza di controlli e vigilanza, divenuti anche dove esistono, ormai sempre più rari e inefficaci. Il senso di precarietà si percepisce quando ci si trova di fronte a deboli transenne o strisce di nastri colorati che dovrebbero indicare la chiusura all'accesso ad ambienti a rischio crollo o deterioramento.

Tali strutture dovrebbero indicare un programmazione di interventi rapidi ed efficaci di consolidamento e recupero che dessero la misura di una gestione attenta e scrupolosa, invece negli ambienti nei quali non si può accedere crescono erbacce, sterpaglie e si moltiplicano i frammenti di ogni tipo e dimensione che si staccano da corpi di fabbrica, dando la misura dell'oblio in cui è caduta una delle glorie e dei fiori all'occhiello del patrimonio storico, archeologico e culturale dell'Italia.

Così l'anfiteatro resta praticamente una zona di transito di frotte di visitatori increduli che non riescono a spiegarsi il motivo di tanto deperimento ed abbandono, che fanno ricorso alla proverbiale arte di arrangiarsi intrufolandosi in spazi vietati con rischio e pericolo per se stessi e le strutture in questione. Ma il punto limite si tocca, se possibile, quando si arriva alla Villa dei misteri, il cui fascino e forza attrattiva è stata posta al centro dell'attenzione di programmi televisivi di prim'ordine come quelli condotti da Piero e Alberto Angela. Ebbene, anche lì regna sovrana la precarietà e l'esposizione ad ogni sorta di pericolo e di danno, senza neanche l'ombra di personale addetto alla custodia di questo patrimonio di incalcolabile valore.

Registriamo con amarezza la presenza sempre più numerosa, ma per fortuna non aggressiva, di cani randagi adottati, che bivaccano tranquillamente fra le rovine e ad ogni angolo delle strade. Le migliaia di visitatori che accorrono a visitare questo grande sito archeologico, certamente restano sconcertati di fronte a questo tangibile spettacolo di degrado e forse si chiederanno il motivo per cui non si riesce a reinvestire in loco almeno i diversi milioni di euro che vengono introitati annualmente grazie ai biglietti di ingresso pagati. Ma tant'è, qualcuno che oggi va per la maggiore in Italia ebbe a dire, tempo fa, che con la cultura non si mangia. Beata ignoranza !!

Pio G. Sangiovanni
07/08/2011

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Fonte: http://www.abystron.org/expo/italia/anno-2011/il-degrado-di-pompei.aspx
Data: venerdì 29 marzo 2024 - 14:22:40