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Visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - «Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo». L'autore di questa massima, contenuta nella seconda lettura di oggi, non è uno storico o un teorico delle religioni. È tuttavia uno che ha capito fin in fondo ciò che costituisce il cuore e il nucleo della religione, o del "servizio di Dio" (Gottesdienst, come si traduce in tedesco). In ogni caso si tratta di quell'atteggiamento di adorazione identificato con il timore riverenziale di Dio (il termine originale è thrēskeía probabilmente dal verbo throèomai, tremare). Tuttavia, se il servizio di Dio è servizio dei poveri, come afferma Giacomo, crolla il concetto della religione come ripetizione scaramantica di interminabili ritualità senza vita, imposizioni oppressive di gesti che hanno perso il legame con la loro origine e il loro significato. Tutto ciò è sulla linea di Gesù, che nel Vangelo di oggi si trova a fronteggiare i rappresentanti della legge di Dio, in nome dell'autenticità di Dio e della sua torah, cioè del suo patto con gli uomini. Gesù indica ciò che "ferisce" il patto con Dio: è ciò che ferisce gli uomini e tra essi i più poveri. È la dimenticanza dei nostri elementari doveri di solidarietà e di attenzione per chi sotto lo stesso cielo e sopra la stessa terra sembra non avere né cielo né terra; ma non perché Dio l'abbia dimenticato, ma perché noi, proprio noi uomini e donne "di legge" e "di chiesa", l'abbiamo trascurato e continuiamo a trascurarlo. L'invito pressante è allora a considerare che la cattiveria ci sorprende e ci corrode, come dice Gesù, scaturendo dall'interno del nostro cuore, e da qui rovina ogni cosa; da un cuore che ha dimenticato la pietà, mettendo da parte Dio e la sua luce.

PREGHIERA
«Creatore della luce senz'ombra di cambiamento»,
tra noi splendesti e risplendi
nelle parole e nel volto di Gesù Tuo Figlio.
Ma questa luce autentica, proveniente dalla Tua luce,
non fu e non è da tutti ricevuta ed accolta.
Nei suoi giorni qui tra noi sulla terra
proprio i maestri della religione
gli si inalberarono contro, pretendendo di sapere essi
come si onora Dio e la «sua» legge.
Già, «la legge»: era paradossalmente questa l'ostacolo,
perché in nome di essa erano state messe da parte
la misericordia e la cura di orfani e vedove
e di quanti sono i più vicini al Tuo cuore.
La legge era fine a se stessa ed era ormai,
come rischia di essere sempre quando diventa "assoluta",
soltanto una serie interminabile di riti e abluzioni,
gesti magici che nascondono, ahimè,
agli altri e a se stessi la luce.
«Luce vera da luce vera», brilla più forte
e riscalda i cuori e la vita
di noi tutti e in particolar modo
di quanti ti rappresentiamo oggi nel mondo! Amen! (GM/02/09/12)

Giacomo (1,17-18.21-22.27) - Fratelli miei carissimi, ogni buon regalo e ogni dono perfetto vengono dall'alto e discendono dal Padre, creatore della luce: presso di lui non c'è variazione né ombra di cambiamento. Per sua volontà egli ci ha generati per mezzo della parola di verità, per essere una primizia delle sue creature. Accogliete con docilità la Parola che è stata piantata in voi e può portarvi alla salvezza. Siate di quelli che mettono in pratica la Parola, e non ascoltatori soltanto, illudendo voi stessi. Religione pura e senza macchia davanti a Dio Padre è questa: visitare gli orfani e le vedove nelle sofferenze e non lasciarsi contaminare da questo mondo.

Vangelo di Marco (7,1-8.14-15.21-23) - In quel tempo, si riunirono attorno a Gesù i farisei e alcuni degli scribi, venuti da Gerusalemme. Avendo visto che alcuni dei suoi discepoli prendevano cibo con mani impure, cioè non lavate - i farisei infatti e tutti i Giudei non mangiano se non si sono lavati accuratamente le mani, attenendosi alla tradizione degli antichi e, tornando dal mercato, non mangiano senza aver fatto le abluzioni, e osservano molte altre cose per tradizione, come lavature di bicchieri, di stoviglie, di oggetti di rame e di letti -, quei farisei e scribi lo interrogarono: «Perché i tuoi discepoli non si comportano secondo la tradizione degli antichi, ma prendono cibo con mani impure?». Ed egli rispose loro: «Bene ha profetato Isaìa di voi, ipocriti, come sta scritto: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini". Trascurando il comandamento di Dio, voi osservate la tradizione degli uomini». Chiamata di nuovo la folla, diceva loro: «Ascoltatemi tutti e comprendete bene! Non c'è nulla fuori dell'uomo che, entrando in lui, possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall'uomo a renderlo impuro». E diceva [ai suoi discepoli]: «Dal di dentro infatti, cioè dal cuore degli uomini, escono i propositi di male: impurità, furti, omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive vengono fuori dall'interno e rendono impuro l'uomo».

01/09/2012

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