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Il sì ad accogliere la chiamata come risposta all'invito ad una festa

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - La frase di Paolo della seconda lettura «Tutto posso in colui che mi dà la forza» è davvero esemplare, non solo perché mette in luce tutta l'energia che Paolo attinge continuamente da Cristo, ma anche perché indica l'atteggiamento sempre propositivo che noi cristiani dobbiamo coltivare. Tuttavia è il risultato di una serie di scelte, che presuppongono un "sì", che viene prima di tutti gli altri. È il "sì" con cui si deve accogliere la chiamata di Dio come l'invito ad una festa, contrariamente a quanto raccontato nella parabola evangelica, dove invece sono registrati dei "no" decisi e addirittura reazioni violente fino all'assassinio verso coloro che recano gli inviti. Questi rimandano certamente agli atteggiamenti di rifiuto e di disprezzo da parte di alcuni, individuati tra i capi dei sacerdoti e farisei, e nondimeno indicano gli atteggiamenti negativi e alla fine autodistruttivi verso gli interventi di Dio, che tendono invece alla realizzazione del sogno fondamentale di ogni essere umano: la sua felicità nel contesto di quella degli altri. I rifiuti a Dio sono rifiuti alla nostra stessa felicità. Sono scelte sbagliate e ed egoistiche, di corta veduta. Per affari immediati e materiali, si perde l'occasione di partecipare a un banchetto regale, quel banchetto che nelle parabole è segno della conclusione felice e beatificante del Regno di Dio.

PREGHIERA
Non ho comprato alcun campo,
né ho affari impellenti da sbrigare,
ho solo da rendere ragione
a questo grande desiderio
di venire sempre più verso Te, mio Signore.
Ti ringrazio di avermi chiamato,
di più: di avermi invitato
ad un banchetto regale
di cui non sarei stato mai degno.
Fa' che siano in tanti ad accompagnarmi,
perché la festa sia grande e splendente,
sia festa di gioia,
in cui ciascuno di noi abbia quell'abito
che, secondo la Tua Parola,
sono le opere di giustizia e di pace. Amen (GM/12/10/14)


Lettera ai Filippési (Fil 4,12-14.19-20) - Fratelli, so vivere nella povertà come so vivere nell'abbondanza; sono allenato a tutto e per tutto, alla sazietà e alla fame, all'abbondanza e all'indigenza. Tutto posso in colui che mi dà la forza. Avete fatto bene tuttavia a prendere parte alle mie tribolazioni. Il mio Dio, a sua volta, colmerà ogni vostro bisogno secondo la sua ricchezza con magnificenza, in Cristo Gesù. Al Dio e Padre nostro sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.

Vangelo di Matteo (22,1-14) - In quel tempo, Gesù, riprese a parlare con parabole [ai capi dei sacerdoti e ai farisei] e disse: «Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest'ordine: Dite agli invitati: "Ecco, ho preparato il mio pranzo; i miei buoi e gli animali ingrassati sono già uccisi e tutto è pronto; venite alle nozze!". Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. Poi disse ai suoi servi: "La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze". Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l'abito nuziale. Gli disse: "Amico, come mai sei entrato qui senza l'abito nuziale?". Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: "Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti". Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

12/10/2014

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