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Alle frontiere dell'indifferenza e dei diritti negati

LE FRONTIERE DELL'UOMO - Si continua a morire di freddo, al confine tra Polonia e Bielorussia, tra Grecia e Turchia, al largo di Lampedusa. Si muore di freddo anche al confine tra Italia e Francia. Quest'ultima frontiera è per molti migranti la pietra tombale su un destino beffardo, che dà l'illusione di avercela fatta e poi ti abbandona, perché nel cuore d'Europa i diritti umani in questo caso diventano vuote dichiarazioni o elucubrazioni tra dotti.

Il rapporto di Medici per i diritti umani Piemonte, pubblicato qualche giorno fa, evidenzia come "in questo specchio di frontiera - e la Valle di Susa ripropone logiche che si moltiplicano dal Mediterraneo al deserto, dai Balcani alla Libia - scopriamo quanto valgono gli enunciati sui diritti umani, qui a casa nostra".
F. B., 31 anni, partito dal Marocco, attraverso la Turchia, i Balcani, arrivato in Italia, in Valle di Susa, morto assiderato in montagna. Della sua morte solo qualche riga su un giornale francese.
U. R,. 15 anni, afghano, aveva superato l'Iran, la Turchia, la Bulgaria, la Serbia, la Croazia e la Slovenia, fino al confine italo francese. Il suo sogno era arrivare a Parigi per riabbracciare la sorella. Travolto da un treno in circostanze non del tutto chiare.
Solo due, quelli di cui si è a conoscenza, tra i tanti che, oberati dalla militarizzazione delle frontiere, dal clima rigidissimo, dalle norme anti covid, sono costretti a scegliere strade meno sicure e battute, che aumentano ulteriormente i pericoli del transito. Secondo Medu, negli ultimi mesi i flussi sono diminuiti, anche a causa delle tensioni nei Balcani, ma niente ha fermato persone sole, interi nuclei familiari, anziani, donne incinte o con neonati, persone con stampelle e senza una gamba. "In questo primo mese del 2022, coloro che sono morti di frontiera sono però giovani, che proprio in ragione della loro età e della loro prestanza fisica, credono di poter superare le prove più pericolose. Con il dispiegamento militare sul versante francese e la collaborazione tra polizie di frontiera (accordi europei e tra Italia-Francia), il risultato è stato quello di sponsorizzare l'attività degli smugglers (trafficanti), che in questi mesi sono pericolosamente ricomparsi o, addirittura, hanno occupato la scena", si legge nel report. Alcuni migranti si imbarcano sui tir in sosta alla stazione di servizio di Salbertrand sull'autostrada, a sette chilometri da Oulx, altri potrebbero farlo sotto i treni merce. Tentano con ogni mezzo, una caratteristica di questi ultimi flussi evidenziata nel rapporto di Medu, infatti, è la disaggregazione dei nuclei familiari. Ci si divide per necessità o per scelta, chi passa prima, aspetta gli altri, a volte sono le donne o un minore a fare da apripista, c'è anche chi torna indietro a prendere altri membri della famiglia rimasti altrove: "Sempre più spesso raccogliamo memoria di persone che arrivano e che hanno lasciato indietro parenti e non sempre il nucleo che approda alle Alpi è composto solo da consanguinei o affini, ma da aggregazioni solidali. Chi parte ha il peso e la responsabilità di una famiglia e non può fermarsi: è un'Odissea senza che si sappia se davvero esista in qualche luogo una Itaca. Così si muore, invisibili al mondo, sotto le ruote di un treno o scivolando in un lago montano".
Il poeta greco Kavafis augurava a chi si mettesse in cammino alla ricerca della propria Itaca una strada lunga, fertile in avventure e in esperienze. Ma non per tutti il viaggio è foriero di conoscenza, non a tutti assicura il ricongiungimento agli affetti o l'approdo in un porto sicuro, lontano dai mostri e al riparo dalle tempeste. Sempre di più l'Occidente diffonde le note suadenti delle sue sirene e, come nel racconto di Omero, inganna e confonde chi, Ulisse per forza e disperazione, non ha cera sufficiente a tapparsi le orecchie.

Tania Paolino
07/02/2022
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