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INFORMAZIONE


29/08/2009

Arcigay interviene su luci e ombre dell’outing de Il Giornale su Boffo

Pubblichiamo il comunicato stampa di Arcigay sullo scontro in atto tra Il Giornale e il quotidiano dei vescovi Avvenire, legato ai temi dell'omosessualità e dell'omofobia.

Non vi è dubbio che il clamoroso outing* operato da Il Giornale nei confronti del direttore di Avvenire, Dino Boffo, sia frutto della sotterranea guerra di nervi iniziata con le supposte vicende sessuali del premier e il fastidio più volte esternato da parte della chiesa cattolica, primo fra tutti l'organo dei vescovi italiani. La rinnovata direzione di Vittorio Feltri si fa immediatamente sentire e, utilizzando il vecchio detto popolare che sottolinea come i preti chiedano ai cattolici di "fare quel che ti dico io ma non ciò che faccio io", rivela una vicenda passata che avrebbe coinvolto il castigatore degli altrui costumi, Dino Boffo.

29/08/2009

"Non riduciamo al silenzio la libera stampa" - Cresce la mobilitazione

"Non riduciamo al silenzio la libera stampa" - Cresce la mobilitazione dopo l'atto di citazione di Berlusconi contro il quotidiano La Repubblica. Ecco L'APPELLO DEI TRE GIURISTI che ha già raccolto oltre 45 mila adesioni.

Tra i firmatari anche molti esponenti del mondo della cultura e dello spettacolo. Si sono uniti all'appello Dario Fo e Franca Rame, Bernardo Bertolucci, Andrea Camilleri, Carlo Verdone, Victoria Cabello, Fabrizio Gifuni, Francesca Comencini, Giulio Scarpati, Pierfrancesco Favino, Ascanio Celestini, Angelo Barbagallo (produttori cinematografico), Marco Risi, Davide Ferrario, Sandro Veronesi, Carlo Lucarelli, Antonio Scurati, Erri De Luca, Giuseppe Montesano, Domenico Procacci (produttore cinematografico), Enrico Deaglio, Francesco Rosi, Carla Fracci e Beppe Menegatti, Ornella Vanoni, Gabriele Salvatores, Angela Finocchiaro, Michele Placido e Renato De Maria. 

L'APPELLO
«L'attacco a "Repubblica", di cui la citazione in giudizio per diffamazione è solo l'ultimo episodio, è interpretabile soltanto come un tentativo di ridurre al silenzio la libera stampa, di anestetizzare l'opinione pubblica, di isolarci...

PER ADERIRE ALL'APPELLO: http://temi.repubblica.it/repubblica-appello/?action=vediappello&idappello=391107

22/06/2009

Dalla Rai a Mediaset: così un caso diventa "fantasma"

 (di SEBASTIANO MESSINA - www.repubblica.it)

ITALIA FINTA - L'ANALISI / Dalla Rai a Mediaset: così un caso diventa "fantasma".
Nelle edizioni di sabato una vera pietra tombale seppellisce l'inchiesta di Bari. Silenzi, omissioni, mezze notizie il Patrizia-gate cancellato dai tg. Il Tg1 di Minzolini ha evitato di collegare Berlusconi alla D'Addario. Solo "feste a Palazzo Grazioli", aggiungendo: "Potrebbe trattarsi di millanterie".
È davvero possibile insabbiare uno scandalo che domina le prime pagine dei quotidiani nazionali, è al centro di un'inchiesta giudiziaria ed è finito immediatamente nei titoli della stampa internazionale? Sì, è possibile. ...

12/06/2009

Ddl intercettazioni, Scarpinato: Il Paese messo a tacere

Pubblichiamo il testo della prefazione al volume di Gianni Barbacetto "Se telefonando. Le intercettazioni che non leggerete mai più", pubblicato da Melampo Editore.

di Roberto Scarpinato, procuratore aggiunto presso la Procura antimafia di Palermo

Le vicende emerse dalle intercettazioni in tanti processi hanno messo a nudo una inquietante trasversalità nella gestione di affari poco puliti. Credo che non sia un caso che le intercettazioni siano diventate un punto di attacco fondamentale da parte del mondo politico. Ormai si è costruito un sistema di omertà blindato. Testimoni non se ne trovano più, le poche persone che hanno osato raccontare alla magistratura i misfatti dei potenti hanno dovuto subire una via crucis che non ha risparmiato neanche i loro affetti più personali. Collaboratori di rango sono venuti meno, restano collaboratori che raccontano episodi di criminalità da strada. 
Magistrati che osano indagare sui potenti sono sottoposti a procedimenti disciplinari e trasferiti di ufficio con procedure discutibili.

16/04/2009

Guai alla tv che rema contro

ITALIA - Rispetto ai tempi del goffo "editto bulgaro", le nubi censorie che si addensano su Michele Santoro e su Milena Gabanelli (e tramite loro sulla Rai nel suo insieme) esprimono un punto di scontro più nitido e, nel suo genere, più maturo. Non è solo e non è tanto la "faziosità politica" - colpa opinabile per definizione - a essere sotto tiro. È la sostanza stessa del medium più importante e penetrante, la televisione, che trasmissioni come Annozero e Report interpretano come un contro-potere strutturalmente autonomo (tale è l'informazione nella tradizione delle democrazie), e questo potere politico intende, invece, come cingolo di trasmissione dei propri scopi: non per caso è un potere al tempo stesso politico e mediatico. Anche tecnicamente. 
di Michele Serra, Repubblica.it

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