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Sei in /Italia/2013/Tiriticcate/Benedetti Cinquestelle... si fa per dire...

A volte, ma solo a volte, i cinquestelle ci azzeccano... a proposito dell'Invalsi!

di Maurizio Tiriticco

ITALIASCUOLA - I deputati Cinquestelle che hanno recentemente visitato l'Invalsi hanno dichiarato tra l'altro, e cito testualmente: "Abbiamo rilevato anche una sproporzione delle competenze tra i ricercatori dell'Ente: molti sono econometristi ed esperti in statistica, ma c'è una totale assenza di pedagogisti e di specializzati in didattica". Però!?!? Da sempre ho scritto e detto che molte delle prove Invalsi lasciano a desiderare, almeno quelle relative alla lingua italiana: non ho competenza in altre materie. E allora ribadisco. In materia di valutazione si avverte un assoluto scollamento tra la pratica che se ne fa nelle scuole, da un lato, che è quella della votazione decimale, e dall'altro le pretese innovative condotte dall'Invalsi. Si tratta di due percorsi a ipsilon, destinati ad allontanarsi sempre più l'uno dall'altro: le scuole insistono nella pratica valutativa che viene da molto lontano; l'Invalsi insiste nel proporre pratiche misurative avanzate, ma non sempre corrette, che le scuole fanno difficoltà a comprendere e ad accettare! Per capire le ragioni di questa ipsilon occorre fare un po' di storia.

Negli anni Sessanta e Settanta abbiamo cominciato a por mano seriamente alla "programmazione educativa e didattica" e a quella che chiamiamo "cultura della valutazione" - la valutazione è una disciplina, non un'appendice dell'insegnare/apprendere - sull'onda delle innovazioni normative e di quanto suggerito dalla ricerca docimologica. Ricordo i decreti delegati del '74, la legge 517/77, le cosiddette "nuove schede di valutazione", successive all'abolizione dei voti nell'istruzione obbligatoria, le sperimentazioni ex "art. 2 e 3", le sperimentazioni assistite, la didattica per progetti nell'Istruzione tecnica, i Programmi Brocca, il Progetto 92, il Progetto 2002, per citare le vicende più significative! Tra mille difficoltà, scuole e insegnanti furono condotti quasi per mano sulla strada dell'innovazione, sia della didattica che della valutazione!

Poi un improvviso arresto! A mio vedere, tutto è cominciato quando il Ministro Berlinguer - e non me ne voglia: altre sue innovazioni sono state importanti - con un improvvido... provvedimento, la CM 491/96, volle semplificare le schede di valutazione allora in adozione per rispondere ad alcune difficoltà di scrittura e di lettura avanzate da una certa parte degli insegnanti e delle famiglie. Ne sortì una scheda unica per l'intero percorso obbligatorio, nella quale venivano individuate cinque posizioni, non sufficiente, sufficiente, buono, distinto, ottimo: quindi, un solo valore negativo e ben quattro positivi!!! In effetti, la pretesa semplificazione comportò una svolta di non poco conto rispetto ai cinque valori delle schede precedenti, che prevedevano due valori negativi, uno sufficiente e due positivi: in effetti le cinque posizioni E,D,C,B,A, largamente adottate anche a livello internazionale.

La "semplificazione" sortì un effetto negativo! La CM venne letta come se l'amministrazione stessa non credesse fino in fondo a quanto dal '77 al '96 (20 anni di faticose ma pur produttive innovazioni) aveva prodotto in materia di valutazione. Va ricordato che nel frattempo il secondo ciclo continuava a operare con la valutazione decimale, anche se nella didattica - si pensi ad esempio alla didattica modulare e a quella laboratoriale - si misurava con altri criteri misurativi e valutativi. E costituiva certamente una difficoltà il dover passare da processi innovativi, realizzati nell'anno scolastico, a scritturazioni formali di fine d'anno che dovevano rispettare la norma della valutazione decimale di sempre!

Successivamente, com'è noto, il dicastero dell'Istruzione nel giugno 2001 venne affidato a Letizia Brichetto Arnaboldi. E va ricordato che nell'ottobre dello stesso anno, con la legge cost. n. 3, venne riscritto l'intero Titolo V della nostra Costituzione, che prevedeva non pochi cambiamenti nell'intero assetto del nostro sistema di istruzione e di istruzione e formazione professionale. Pertanto, l'impegno del nuovo ministro non poteva non essere che quello di procedere a tutto campo a una riforma complessiva. Venne varata la legge delega 53/03, a cui seguirono il dlgs 59/04, relativo al primo ciclo, e il dlgs 226/05, relativo al secondo ciclo; quest'ultimo rimase non operante - pur se vigente - per la caduta del governo: aprile 2005.

Furono anni in cui la tematica della valutazione dovette cedere il passo a vicende ben più importanti, relative ai nuovi ordinamenti strutturali che riguardavano l'intero sistema di istruzione. In effetti, di valutazione non si parlò più - fatta eccezione per la ricadute che aveva sulle tematiche della personalizzazione e del portfolio - e le schede del '96 rimasero vigenti. Finché una improvvida iniziativa di due ministri, Tremonti e Gelmini, tagliò la testa al toro e impose a tutto il sistema scolastico la valutazione decimale di sempre, quella precedente alla riforma del '77!

Di qui il tremendo iato, la ipsilon a cui ho accennato precedentemente! Da un lato un Invalsi che pretende innovare in materia di valutazione - e lo fa con modi e forme assolutamente discutibili, con l'avallo dell'amministrazione - dall'altro le scuole che in materia di "cultura della valutazione" sono in larga parte digiune! Quando supereremo questo iato? Quando chiuderemo questa ipsilon che contrassegna due percorsi che sembrano destinati a non incontrasi mai? Dinanzi a questa complessità non ha senso continuare a insistere sull'imporre alle scuole prove che non accettano e/o non capiscono! La strada da imboccare è un'altra e l'ho scritto più volte: rilanciamo nelle scuole una cultura della valutazione, malamente interrotta sul finire del secolo scorso e, per quanto è possibile, utilizziamo l'Invalsi - e l'Indire anche e non so chi altri - come strumenti di promozione in materia valutativa. Il tutto nella prospettiva di mandare in soffitta, in tempi da definire, quella valutazione decimale che è solo un retaggio di una scuola che oggi ha fatto il suo tempo. Infine mi chiedo: se ancora non sappiamo misurare e non sappiamo valutare, quando mai impareremo a certificare? ah! A meno che non si voglia ancora attendere - e fino a quando? - che le indagini Ocse, Pisa, Piaac e altri nonsoccchééé continuino a bastonarci!!!

24/10/2013
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