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Al francese Le Clézio il Nobel per la Letteratura

Nobel per la letteratura a Le Clézio. Ha cominciato a scrivere a 7 anni e oggi ha un repertorio di oltre 30 pubblicazioni. Premiato per le sperimentazioni.

STOCCOLMA - Il Nobel della letteratura è andato al francese Jean-Marie Gustave Le Clézio, che era tra i favoritissimi. Lo scrittore, nato a Nizza nel 1940, ha cominciato a scrivere a 7 anni e oggi vanta un repertorio di oltre 30 pubblicazioni - tra romanzi, fiabe, saggi e novelle - che lo hanno reso un autore di successo in tutto il mondo. Ha scritto la prima opera, «Il Verbale», a 23 anni. Le Clézio è stato premiato con la seguente motivazione: «Autore di nuove sperimentazioni, avventure poetiche e di sensuale estasi; esploratore di un'umanità dentro e fuori la civiltà imperante».

SARKOZY: «ONORA LA FRANCIA» - Il presidente Nicolas Sarkozy ha espresso «grande fierezza» per l'attribuzione del Nobel, «la ricompensa più prestigiosa che uno scrittore possa ricevere». In un comunicato Sarkozy ha inviato allo scrittore i suoi più calorosi rallegramenti «a nome di tutti i francesi, per il premio che onora la Francia, la lingua francese e la francofonia». E Le Clézio: «Sono molto commosso, è un grande onore per me». La consegna del Nobel della letturatura (un assegno di dieci milioni di corone svedesi, cioè 1,02 milioni di euro), avverrà il 10 dicembre a Stoccolma.

LA CONDIZIONE DEL VIAGGIO - Le Clézio inizia a scrivere sin da ragazzino e da allora dice di non aver mai smesso. A 23 anni pubblica il primo romanzo, «Il verbale», con cui vince il premio Ranaudot. Nato da famiglia bretone (ma con forti legami con l'isola Mauritius), ha studiato al collegio universitario letterario di Nizza e, dopo la laurea, va a insegnare negli Usa. Nella sua carriera ha pubblicato una trentina di titoli di opere di ogni genere dai romanzi ai saggi, dai racconti a libri per ragazzi. Come scrittore nasce legandosi alla scia delle vena sperimentale francese, da Perce a Butor o Simon, indagando i temi della scrittura e dell'alienazione con interventi e invenzioni formali e tipografiche, ma alla fine degli anni '70 comincia a scrivere in modo più piano e risolto, rivolgendosi all'autobiografia, al tema dell'infanzia come del viaggio (ha girato tutto il mondo) e arrivando anche al successo di pubblico. Nel 1980 gli è assegnata la prima edizione del Premio Paul Morand, conferitogli dall'Acadèmie francaise, per la sua opera «Deserto».

I TITOLI DELLE OPERE - L'evocazione contemplativa della bellezza del mondo è racchiusa nei temi ricorrenti del viaggio e dell'esilio come condizione dell'essere. I personaggi dei suoi romanzi, spesso ossessionati della morte, aspirano a tale autenticità e a difendersi dall'aggressione del mondo moderno, contrapponendo all'eccessiva schematicità del pensiero razionalista occidentale una visione profondamente spirituale. Rappresentazione ideale di una visione armonica ed essenziale del mondo sono per Le Clézio gli indiani d'America, su cui è centrato il saggio «Il sogno messicano» (1988). Tra le altre opere della sua ricca produzione si ricordano il saggio «Estasi e materia» (1967), la raccolta di racconti «Mondo et autres histoires», il racconto biografico «Diego e Frida» (1993, dedicato a Frida Kahlo e Diego Rivera), numerosi romanzi, tra cui «Deserto» (1980), «Onitsha» (1991), «Stella errante» (1992), «Le due vite di Laila» (1999), il romanzo autobiografico «Rèvolutions» (2003) e «L'Africain» (2004). In Italia sono stati tradotti «Onitsha» (Rizzoli 1992), «Diego e Frida» (1997), «Le due vite di Laila» (1999) e «Stella errante» (2000), gli ultimi tre pubblicati dalla casa editrice Il Saggiatore.

Fonte: Corriere della Sera - 09 ottobre 2008
09/10/2008
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