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Il rito dei battenti e la processione dei Misteri

VERBICARO - Stiamo vivendo i primi minuti del venerdì Santo quando, a Verbicaro, i ‘battenti’ si apprestano a percorrere per la prima volta lo stesso percorso che più tardi seguirà la processione dei Misteri. Sono vestiti di rosso, gli uomini che si percuotono le gambe fino a farle sanguinare, in segno di devozione. Si provocano le ferite con un pezzetto di sughero ‘cardiddh’’) in cui sono conficcati schegge di vetro. Essi, lungo le strade, lasciano le loro impronte sanguigne mentre la gran folla, che si riversa soprattutto in prossimità dei punti nevralgici del paese, attende impaziente il loro passaggio.

L’atmosfera è tesa, quasi turbata, fino a quando i battenti, effettuato per tre volte il medesimo giro, raggiungono la ‘fontana vecchia’ per tergersi le ferite che si sono inferte. Seguirà la loro preghiera di ringraziamento: con indosso abiti comuni, si inginocchieranno dinnanzi all’altare della chiesa di San Giuseppe. Sarà proprio da quì che, tra non molto, si incamminerà il corteo processionale che rappresenterà la Passione di Cristo. Adesso, l’aria è distesa, ma la folla freme ancora. In alcuni luoghi si avverte tuttora tanfo di sangue misto a vino; quest’ultimo servito per disinfettare i tagli che i ‘battenti’ si sono provocati.

L’orologio segna le tre di notte quando si intravedono i primi giudei uscire dalla chiesa. Uomini incappucciati e con una tunica bianca interpretano il ruolo dei romani. Uno di loro suona la ‘troccola’, un altro il tamburo, un altro la trombetta di legno. Tra gli altri, c’è anche chi rumoreggia agitando delle lastrine di metallo agganciate ad una catena, e chi reca un cesto contenente tre chiodi. Mentre ormai tutti gli occhi sono fissi sul medesimo punto, varcano la maestosa porta i fedeli che sorreggono le statue raffiguranti alcuni momenti della Passione di Gesù. A seguire, il Cristo: un uomo incappucciato e vestito di rosso calpesta il sagrato a piedi nudi, recando una vistosa croce di legno sulle spalle.
Immediatamente dietro la statua che raffigura la caduta di Gesù e la Sua salma. Ma ecco comparire la statua della Madonna Addolorata: le braccia protese, gli occhi di pianto, la bocca lamentosa, traducono verosimilmente lo stato d’animo di una madre a cui è stato strappato il proprio figlio.

Si è come travolti da un’atmosfera di dolore e commozione. La banda musicale inizia ad eseguire motivi linconici a cui si accompagnano i lamentosi canti popolari intonati dalla moltitudine di gente che segue la venerata statua. Durante il percorso, verrà rappresentato l’episodio evangelico della Veronica, che deterge il volto di Cristo; oltre al momento in cui avviene l’incontro col Cireneo, che lo solleva dal peso della croce. In determinati punti, gruppi di bambini, nei panni di angioletti, recitano con un’inflessione particolare e alternandosi tra loro, versi che raccontano le vicende della Passione del Signore e ne annunciano la Resurrezione.

Sta albeggiando quando l’articolato corteo processionale risale la china del cosiddetto ‘Calvario’, per poi ultimare il suo coinvolgente percorso dove, nottetempo, aveva mosso i primi passi.

Fonte: La Provincia cosentina (Anna Casella) - 21 marzo 2008
22/03/2008
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