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Pubblicato l'Annuario statistico italiano 2014. Più vecchi, meno colti e meno laureati

ITALIA ISTAT - Dal 1878 l'Annuario statistico italiano accompagna il percorso della statistica ufficiale, offrendo un patrimonio di dati statistici solido e ben strutturato e moltissime chiavi di lettura sui principali temi ambientali, sociali ed economici che interessano il Paese. Questa edizione si presenta fortemente rinnovata nei contenuti, nella veste grafica e nelle modalità di diffusione. Ogni capitolo propone in apertura una sintesi dei dati più rilevanti, oltre a grafici e indicatori che guidano il lettore nell'interpretazione dei fenomeni.
I dati presentati nei 24 capitoli, con dettaglio regionale e generalmente riferiti al 2013, sono accompagnati da un confronto sintetico con i quattro anni precedenti e da un ampio set di metadati, glossario e note metodologiche. Oltre che nella versione su carta, l'Annuario è disponibile attraverso una pagina web del sito www.istat.it, da dove è possibile scaricare le tavole in formato excel e accedere alla versione pdf fruibile anche dai più moderni supporti (e-reader, tablet, smartphone). La pagina on line dell'Annuario contiene inoltre una raccolta digitalizzata degli Annuari storici a partire dal 1878, grafici interattivi e una lettura di sintesi dei principali fenomeni.

Territorio
Bel Paese a rischio sismico
Nel 2013 sono stati registrati complessivamente 21.369 eventi sismici, quasi tutti di magnitudo inferiore a 4,0. Anche se il numero totale di terremoti è superiore a quello del 2012, l'intensità è risultata minore: gli eventi di magnitudo uguale o superiore a 5 sono stati solo due contro i 10 dell'anno precedente. In una prospettiva temporale più ampia (1983-2013) è sempre il 2012 l'annus horribilis per i terremoti nel nostro Paese, se ne contano ben 56 di intensità superiore a 4,0, segue il 2009 con 53.

La spending review ha dato un taglio anche al numero di comuni
Storicamente l'Italia è il Paese delle tante municipalità. Al 31 dicembre 2013 sette comuni su dieci hanno una popolazione pari o inferiore ai 5 mila abitanti. Questa frammentazione amministrativa è comunque in via di riduzione per effetto della politica di contenimento della spesa pubblica che sta incidendo sul numero dei comuni; nei primi mesi del 2014 sono scesi a 8.057 unità, un livello simile a quello del 1971.
Ritorno in città
La distribuzione della popolazione fra comuni capoluogo e comuni compresi nelle cinture urbane sta nuovamente cambiando. Dopo la fuga dalle grandi città dei primi anni duemila, che ha fatto crescere in misura significativa i residenti dei comuni della prima e seconda cintura, il trend si è invertito fra il 2011 e il 2013. Pur con alcune piccole eccezioni, gli spostamenti si direzionano ora verso il centro capoluogo dalla prima corona ma anche dalla seconda, anche se in questo caso l'intensità è meno evidente.

Ambiente ed energia
Sempre più raccolta differenziata, ma le differenze territoriali sono evidenti
Nel 2013 la quantità di rifiuti urbani raccolti si attesta a 29,6 milioni di tonnellate (490 chilogrammi per abitante), l'1,3% in meno dell'anno precedente. La raccolta differenziata raggiunge il 42,3%, dal 40% del 2012; a livello territoriale i valori più alti di raccolta differenziata si registrano nelle provincia autonoma di Trento (68,9%) e in Veneto (64,6%); quelli più bassi in Sicilia (13,4%) e Calabria (14,7%).
Si riducono i consumi energetici anche per la crisi economica
Nel 2013, il consumo interno lordo di energia si è ridotto del 3% soprattutto per gli effetti della crisi economica, passando da 176,3 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (Mtep) a 171,0. È forte anche il calo delle importazioni di energia elettrica, pari a -8,2%.
Aumenta la quota prodotta da energie rinnovabili
Negli ultimi cinque anni si è ridotto in misura consistente l'apporto delle fonti tradizionali alla produzione di energia elettrica - dal 77,4% del 2009 al 66,6% del 2013. Al contempo è cresciuto il contributo delle fonti rinnovabili, nel 2013 si attestano al 38,6% della produzione lorda totale. Il contributo maggiore proviene dalla fonte idroelettrica (18,9%), seguono il fotovoltaico (7,4%) e l'eolico (5,1%).
Forte diminuzione degli incendi e della superficie interessata dal fuoco
In netto calo gli incendi in Italia: nel 2013 sono stati 2.936 contro 8.274 dell'anno precedente (-65%). Anche la superficie interessata si è ridotta fortemente, da 130.799 ettari a 29.076 (-78%).
Traffico, parcheggio e inquinamento si confermano i problemi più avvertiti dalle famiglie
Nel 2014 i problemi maggiormente sentiti dalle famiglie nella zona in cui abitano sono il traffico (36,9%), la difficoltà di parcheggio (35,2%), l'inquinamento dell'aria (34,4%), la difficoltà di collegamento con i mezzi pubblici (30,7%), il rumore (30,6%). In ultima posizione si colloca l'irregolarità nell'erogazione dell'acqua, che costituisce un problema per l'8,6% delle famiglie ma le differenze sul territorio sono forti: le percentuali più alte si registrano in Calabria (32,1%) e Sicilia (24,1%).

Popolazione e famiglie
Un milione di abitanti in più dell'anno precedente
Al 31 dicembre 2013 si contano in Italia 60.782.668 residenti (29.484.564 maschi e 31.298.104 femmine), oltre un milione in più rispetto all'inizio dell'anno (+1,8%). La ripartizione in cui si è registrato il maggiore incremento è il Centro (+3,3%); quella con il maggior numero di residenti è il Nord-ovest (16.130.725, il 26,5% del totale).
Nel 2013 i decessi sono stati 600.744, in calo rispetto all'anno precedente (612.883); più consistente è la riduzione delle nascite (514.308 contro 534.186 del 2012); di conseguenza il saldo naturale (-86.436) è più negativo rispetto a quello dell'anno precedente (-78.697).
Stranieri più di sette residenti su cento
Al 1° gennaio 2013 (ultimo dato disponibile) gli stranieri residenti sono 4.387.721 (l'8,3% in più di un anno prima) e costituiscono il 7,4% della popolazione complessiva. Il 28,3% dei cittadini stranieri proviene dall'Ue, il 24,3% dall'Europa centro-orientale e il 14,1% dall'Africa settentrionale.
Si vive sempre di più
Grazie alla costante riduzione dei rischi di morte a tutte le età, prosegue nel 2013 l'incremento della speranza di vita alla nascita: per gli uomini da 79,6 del 2012 a 79,8 anni e per le donne da 84,4 a 84,6.3 All'interno dell'Unione europea solo la Svezia ha una situazione migliore per gli uomini (79,9 anni), mentre per le donne la speranza di vita è più alta in Spagna (85,5) e Francia (85,4) (dati 2012).
Al 1° gennaio 2013 l'indice di vecchiaia (rapporto tra la popolazione over 65 e quella under 14) raggiunge il valore di 151,4% da 148,6% dell'anno precedente. Sul territorio, è la Liguria la regione con l'indice di vecchiaia più alto (238,2 anziani ogni 100 giovani) mentre quella con il valore più basso è la Campania (106,4%).
Nell'Ue a 27 paesi l'Italia si conferma al secondo posto, preceduta dalla Germania che ha circa 160 anziani ogni 100 giovani.
In lieve calo l'instabilità coniugale
Le separazioni legali passano da 88.797 del 2011 a 88.288 del 2012; i divorzi da 53.806 del 2011 a 51.319 del 2012. Come negli anni precedenti, le separazioni consensuali sono decisamente di più delle giudiziali, rappresentano l'85,4% circa del totale.

Sanità e salute
Lo stato di salute percepito è buono, più per gli uomini che per le donne
Nel 2014, il 70% della popolazione ha fornito un giudizio positivo del proprio stato di salute (valore stabile rispetto a un anno prima), più elevato fra gli uomini (73,8%) che fra le donne (66,3%). A parità di età, già dai 45 anni in su le donne appaiono svantaggiate: nella fascia di età 45-54 anni il 72,8% degli uomini si considera in buona salute contro il 68,4 delle coetanee ma le differenze si accentuano tra i 55-59 anni (63,8% contro 54,9) e i 75 anni e oltre (29,5% contro 17,7).
Quanto alle patologie croniche, il 38,9% dei residenti dichiara di essere affetto da almeno una fra le 15 considerate (valore in crescita rispetto al 2013); le più diffuse sono: l'ipertensione (17,4%) l'artrosi/artrite (16%), le malattie allergiche (10,3%), l'osteoporosi (7,5%), la bronchite cronica e l'asma bronchiale (5,8%) e il diabete (5,5%).
Da segnalare il deciso aumento (+2,4 punti percentuali rispetto al 2013) dei 25-34enni che soffrono di allergie e la riduzione della quota di chi è affetto da artrosi e artrite fra gli ultrasettantacinquenni (-4,4 punti).
Pranzo a casa e colazione adeguata, il modello italiano non cambia
In Italia fatica a prendere piede l'abitudine al pasto veloce fuori casa. Anche nel 2014 il pranzo è il pasto principale e in oltre sei casi su dieci viene consumato fra le mura domestiche. La quota più bassa si registra tra gli uomini di 35-44 anni (51,2%). Diffusa e stabile nel tempo è anche la consuetudine a fare una colazione adeguata al mattino: circa otto persone su dieci abbinano al caffè o al tè alimenti nutrienti come latte, biscotti, pane. Questo comportamento salutare è più diffuso fra le donne (83,2%) rispetto agli uomini (77%).
Sempre meno fumatori in Italia ma un terzo dei ragazzi non rinuncia
Prosegue il declino dell'abitudine al fumo. Nel 2014 si dichiara fumatore il 19,5% della popolazione over14, contro il 20,9% nel 2013 e il 21,9% nel 2012. Il tabagismo è più diffuso fra gli uomini (24,5%) che fra le donne (14,8%). Per i primi il picco viene raggiunto nella classe di età 25-34 anni (33,5%) mentre per le fumatrici nella classe di età 20-24 (20,5%).

Giustizia criminalità e sicurezza
In deciso calo i protesti
Nel 2012, i procedimenti civili sopravvenuti in primo grado sono 4.041.919, il 34,1% viene trattato presso l'ufficio del Giudice di pace, il 65% è in carico ai Tribunali e lo 0,9% alle Corti d'appello. Nel primo grado di giudizio, il primato dei procedimenti pendenti a fine anno spetta ai Tribunali (69,2).
Nel 2013 i protesti levati sono 1.234.670 (-12,3% sul 2012) con un valore complessivo di 2,8 miliardi di euro (3,4 l'anno precedente) e un importo medio unitario di 2.263 euro (2.412 nel 2012).
Reati in leggero aumento
Nel 2012 sono stati 2.818.834 i delitti denunciati dalle forze di polizia all'autorità giudiziaria, il 2% in più dell'anno precedente. Tra le tipologie di delitto, risultano in forte aumento le truffe e frodi informatiche (+10,5%). Incrementi più contenuti si registrano per estorsioni (+6,2%), ricettazione (+5,5%), rapine e furti (+5,1 e 4,1%, rispettivamente). In calo, invece, lo sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione (-13,2%), i tentati omicidi (-5,3%) e gli omicidi volontari (-4%).
Ancora in aumento il ricorso alle misure alternative alla detenzione
Alla fine del 2013 sono 25.332 le misure alternative alla detenzione in corso (affidamento in prova al servizio sociale, semilibertà, detenzione domiciliare, libertà vigilata, libertà controllata, semidetenzione), in aumento del 10,1% rispetto all'anno precedente. Nel 7,9% dei casi queste misure coinvolgono le donne, nel 16,6% persone straniere e nel 13,1% individui con dipendenza da alcool e droghe. Le misure più utilizzate sono l'affidamento in prova al servizio sociale (43,9%) e la detenzione domiciliare (40,2%).
In diminuzione i detenuti, uno su quattro lavora
Nelle strutture penitenziarie si contano 62.536 persone alla fine del 2013, il 4,8% in meno dell'anno precedente. Le donne sono il 4,3%, gli stranieri più di un terzo (34,9%). Lavora poco meno di un detenuto su quattro (23,3%), in massima parte (84,3%) alle dipendenze dell'Amministrazione penitenziaria.
Continua a scendere a livello nazionale l'indice di affollamento delle carceri, ovvero il rapporto tra detenuti presenti e posti letto previsti. Nel 2013 si attesta a 131,1 da 139,7 del 2012. La situazione è più critica nel Nord (142,3 detenuti per 100 posti letto), ma anche nel Mezzogiorno e al Centro i valori sono ben lontani da quello ottimale. Tra le regioni i valori oscillano tra 163,4 della Liguria e 78,9 della Sardegna, l'unica regione che ha un tasso di affollamento inferiore a cento.
In lieve diminuzione il rischio di criminalità percepito dalle famiglie
Nel 2014, tre famiglie su dieci giudicano a rischio di criminalità la zona in cui abitano (31% nel 2013). Il rischio è percepito di più in Lombardia (37,2%) e meno nella Provincia autonoma di Bolzano (9,1%), unica realtà territoriale dove l'indice si posiziona sotto il 10%.

Istruzione e formazione
Scende il numero di iscritti alla scuola dell'infanzia
Sono 8.943.701 gli studenti iscritti all'anno scolastico 2012/2013, circa 17.500 in meno rispetto a quello precedente. Per la prima volta negli ultimi quattro anni diminuiscono gli iscritti sia alle scuole dell'infanzia (-8.817) sia alle scuole secondarie di primo grado (-12.621) mentre prosegue, anche se attenuato, il calo degli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (-2.686). Crescono, invece, i bambini nelle scuole primarie (+6.666) e i giovani iscritti ai percorsi triennali di istruzione e formazione (+47.321).
Sono quasi 787 mila gli alunni stranieri nelle scuole italiane, poco meno del 9% degli iscritti. Sono le regioni del Nord e del Centro ad accogliere il maggior numero di giovani stranieri: la loro presenza nelle scuole del primo ciclo sfiora il 14% degli iscritti, mentre nel Mezzogiorno non raggiunge il 3,5%.
Il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al cento per cento per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado, mentre quello della scuola secondaria di secondo grado è al 93,1%, sostanzialmente invariato rispetto all'anno precedente.
I giovani che ripetono l'anno nelle scuole secondarie di secondo grado sono il 5,8% degli iscritti. La selezione scolastica è più forte nel passaggio dal primo al secondo anno: infatti, la percentuale di alunni respinti è pari al 16,8%.
Gli esami di terza media sono superati dalla quasi totalità degli studenti (99,7%) ma solo il 6,5% supera l'esame con il voto più alto, mentre poco più della metà (57,2%) consegue la licenza media con un voto uguale o inferiore al "sette".
Il livello di istruzione della popolazione italiana si è costantemente innalzato nel corso del tempo. Quasi tre persone su dieci hanno un diploma di scuola secondaria superiore (29,2%), mentre sono il 12,3% quelli che hanno conseguito un titolo di studio universitario.
Sempre meno giovani si iscrivono all'università
Il passaggio dalla scuola secondaria all'università (calcolato rapportando gli immatricolati all'università ai diplomati di scuola secondaria superiore che hanno conseguito il titolo nello stesso anno solare) è andato progressivamente riducendosi dopo la forte crescita negli anni di avvio della riforma (72,6 immatricolati su 100 diplomati nel 2003/2004). Nell'anno accademico 2012/2013 è al 55,7 per cento, con i valori più alti per i residenti nelle regioni del Nord-ovest e in quelle del Centro (entrambe 60,2).
Chi si iscrive per la prima volta si indirizza verso i corsi di primo livello di durata triennale (83,8%) mentre il restante 16,2% si orienta verso i corsi di laurea magistrale a ciclo unico.
La popolazione universitaria è composta da 1.709.407 studenti, in lieve flessione rispetto all'anno accademico precedente (-2,4%). La partecipazione agli studi universitari risulta particolarmente alta fra i giovani residenti in Abruzzo, Basilicata e Molise (rispettivamente pari a 51,8, 51,2 e 50,3%).
La scelta di proseguire gli studi dopo le superiori coinvolge maggiormente i diplomati dei licei: fra questi, sei su dieci si dichiarano studenti a tempo pieno contro meno del 20% dei diplomati degli istituti tecnici e il 6,7% di quelli degli istituti professionali.
Nel 2012 circa 297.000 studenti sono arrivati al traguardo della laurea (o del diploma universitario), circa 1.400 in meno rispetto all'anno precedente (-0,5%).
Le donne sono più propense a proseguire gli studi oltre la scuola secondaria (le diplomate che si iscrivono a un corso universitario sono circa 62 su 100, i diplomati appena 50) e pure a portare a termine il percorso accademico. Infatti, tra i laureati triennali e a ciclo unico (ossia tra coloro che hanno conseguito almeno un titolo di formazione universitaria), il tasso di conseguimento della laurea (laureati per 100 venticinquenni) è al 37,6% per le ragazze e al 25,2 per i coetanei. Fra coloro che hanno concluso percorsi "lunghi" (corsi di durata da quattro a sei anni e lauree specialistiche biennali) le laureate sono 24,1 ogni 100 venticinquenni e i laureati 15,7 ogni 100.

Cultura e tempo libero
I musei attirano sempre più visitatori
Nel 2013, oltre 38 milioni e 190 mila persone hanno frequentato i 431 luoghi di antichità e arte presenti sulla Penisola, circa 1 milione e 800 mila in più rispetto al 2012. Nelle regioni del Centro si concentrano circa quattro musei statali su dieci, i quali attirano quasi i due terzi (64%) dei visitatori complessivi. In particolare, spiccano i numeri del Lazio - con 17,6 milioni di ingressi - e della Toscana, che da sola registra quasi lo stesso numero di visite (poco più di 6,1 milioni) totalizzate dall'insieme delle regioni del Nord.
Scende la tiratura dei libri
Nel 2012 sono stati pubblicati 59.230 libri, per un totale di 179 milioni di copie. Rispetto all'anno precedente il numero dei titoli è rimasto stabile ma la tiratura è diminuita quasi di un quinto.
Aumentano le prime edizioni, che rappresentano il 64,8% della produzione. A dominare il panorama editoriale sono i grandi editori i quali, pur rappresentando poco più di un decimo del totale, hanno prodotto ognuno 235 titoli con una tiratura di quasi 840 mila copie. La piccola editoria, che pesa il 58,7% sul totale, ha invece pubblicato in media 4 titoli in circa 5 mila copie.
Riprendono a crescere i consumi culturali fuori casa
Dopo il calo registrato nei due anni precedenti, aumentano seppure leggermente i consumi culturali fuori casa nel 2014. Il 62,6% della popolazione di sei anni e oltre ha fruito di almeno uno spettacolo o un intrattenimento o di una visita a musei e mostre (61,1% nel 2013). Ad aumentare sono soprattutto la frequentazione di musei, mostre e siti archeologici (dal 25,9% del 2013 al 27,9%) e la partecipazione a spettacoli sportivi (dal 24,4 al 25,2%).
Nonostante continui ad attirare il maggior numero di persone, il cinema ha subìto la flessione più decisa negli ultimi cinque anni: nel 2010 si recava al cinema il 52,3% della popolazione di sei anni e più, oggi solo il 47,8%.
Nella graduatoria delle attività ricreative seguono la frequentazione di discoteche e balere (19,4%), il teatro (18,9%), gli altri concerti di musica (18,2%) e, all'ultimo posto, i concerti di musica classica, che interessano appena il 9,3% della popolazione.
Il teatro è l'unica attività fuori casa, fra quelle considerate, in cui la partecipazione femminile è maggiore rispetto a quella maschile (20,9% delle donne e 16,8% degli uomini). I più assidui frequentatori sono però i ragazzi e le ragazze fra i 6 e i 14 anni, circa tre su dieci.
Anche se in lieve flessione, la televisione rimane il medium più amato dagli italiani: la guarda il 91,1% della popolazione di tre anni e più (92,3% nel 2013). Il piccolo schermo attira spettatori in tutte le fasce di età, ma i più accaniti fruitori sono i giovanissimi di 6-14 anni (94%) e i 60-74enni (stessa percentuale).
L'ascolto della radio rimane stabile, interessa il 56,7% della popolazione. I programmi radiofonici hanno le maggiori audience fra i giovani di 18-24 anni (68%) e fra i 25-44enni (72%).
Ancora in calo i lettori di libri e quotidiani
Nell'anno in corso legge un quotidiano almeno una volta a settimana il 47,1% della popolazione di sei anni e più ma la percentuale è in costante calo dal 2010 (55%). I lettori di quotidiani aumentano al crescere dell'età fino ai 74 anni: la quota maggiore si rileva tra i 60-64enni (58,5%) ed è più elevata tra gli uomini (52,8% contro 41,7% registrato per le donne).
Continua a scendere anche la percentuale di lettori di libri. Nel 2014 si dedica alla lettura il 41,4% delle persone in età scolare (-1,6 punti percentuali rispetto al 2013). A diminuire sono soprattutto i lettori deboli (chi legge al massimo tre libri nell'arco di un anno) che passano dal 46,6% di un anno fa al 45%; rimane invece stabile la quota di coloro che leggono 12 libri e più. I lettori più accaniti sono i giovani tra gli 11 e i 19 anni (il 53,5% degli 11-14enni e oltre il 51% dei 15-19enni) ma anche le donne leggono più libri degli uomini (48% contro 34,5%).
Sempre più internauti
L'uso della tecnologia sta lentamente prendendo piede nel nostro Paese. Nel 2014 cresce leggermente, dal 54,3% di un anno fa al 54,7%, la quota di popolazione che utilizza il personal computer mentre registra un deciso balzo in avanti, dal 54,8 al 57,3%, la percentuale di chi si collega ad Internet. I più assidui sono i giovani under20 - quasi nove su dieci - ma gli utilizzatori del pc aumentano anche fra i 65-74enni (21,2% contro 19,5% di un anno prima) e gli ultrasettantacinquenni (4,7% dal 3,9% nel 2013). Un andamento analogo si registra anche per gli internauti.
Le differenze di genere nell'utilizzo di personal computer ed Internet, anche se in diminuzione rispetto agli anni precedenti, rimangono pur sempre evidenti: il 59,3% degli uomini utilizza il pc a fronte del 50,2% delle donne e il 62,3% degli uomini naviga su Internet contro il 52,7% delle donne. Permane anche il digital divide fra le diverse aree del Paese: utilizza il pc il 46,6% della popolazione residente nel Sud, il 50,8% di quella delle Isole mentre nel Nord e nel Centro le quote salgono al 58%. Gli internauti sono invece il 61% al Nord-ovest, il 59,9% al Centro e il 49,3% al Sud.
Sedentari quattro italiani su dieci
Gli italiani non hanno una particolare affezione verso la pratica sportiva. Meno di un terzo della popolazione di tre anni e più (31,6%) pratica nel tempo libero uno o più sport; fra questi il 23% vi si dedica con continuità, l'8,6% in modo saltuario. C'è poi un ulteriore 28,2% che svolge qualche attività fisica come fare passeggiate di almeno due chilometri, nuotare o andare in bicicletta mentre i veri sedentari sono circa quattro su dieci. Lo sport continuativo viene praticato di più fra i 6 e i 17 anni mentre l'attività sportiva saltuaria è peculiare fra i 18-24enni.

Lavoro e retribuzioni
Prosegue l'aumento degli occupati adulti dopo la riforma delle pensioni
Nel 2013 sono 22.420.000 gli occupati, 478.000 in meno rispetto all'anno precedente. La riduzione dell'occupazione riguarda entrambi i sessi ma la perdita maggiore tocca gli uomini (-2,6% contro -1,4%). A seguito dell'innalzamento dell'età pensionabile, continua a crescere la quota di occupati 55-64enni (da 40,4 a 42,7%) mentre si riduce il tasso di occupazione tra i giovani, soprattutto fra i 15-24enni (da 18,5 a 16,3%) e i 25-34enni (da 63,8 a 60,2%).
La diminuzione degli occupati riguarda sia i lavoratori dipendenti (-335.000) sia gli indipendenti (-143.000).
Perdono occupazione tutti i settori di attività economica: -89.000 unità nell'industria in senso stretto, -35.000 in agricoltura, -163.000 nelle costruzioni e -191.00 nei servizi. Si riduce il numero dei dipendenti a termine (-6,1%), in crescita dal 2010, mentre continuano ad aumentare gli occupati a tempo parziale (+2,8%) anche se l'incremento del part time è di tipo involontario.
Il tasso di occupazione è al 55,6%, valore che si mantiene ampiamente al di sotto della media Ue (64,1%); quello maschile si attesta al 64,8% (66,5% nel 2012), mentre il tasso riferito alle donne si posiziona al 46,5% (47,1% l'anno precedente). Rimangono ampi i divari territoriali, con il tasso di occupazione che al Nord è oltre venti punti più elevato di quello dell'area meridionale.
Nel 2013 le persone in cerca di occupazione crescono di 369.000 unità (+13,4%). Il tasso di disoccupazione sale al 12,2% (da 10,7%), quello di inattività al 36,5% (da 36,3%).
I dipendenti PA ancora senza aumenti retributivi
Nel corso del 2013 sono stati rinnovati 17 contratti collettivi nazionali che hanno coinvolto poco più della metà dei lavoratori. Il maggior numero si registra nel settore dell'industria (11), invece alcun rinnovo per settore agricolo e Pubblica amministrazione. Quasi un dipendente su due è in attesa di vedere rinnovato il proprio contratto nazionale di lavoro (48,1% contro 30,4% del 2012). Le retribuzioni contrattuali orarie sono aumentate in media dell'1,4%, ma all'interno della Pubblica amministrazione gli aumenti sono pari a zero.
Condizione economica, vita quotidiana e consumi delle famiglie
Difficoltà di accesso al pronto soccorso per più di una famiglia su due Nel 2014 le famiglie dichiarano difficoltà di accesso ai servizi di pubblica utilità, in particolare per il pronto soccorso (53,6%), le forze dell'ordine (37%), gli uffici comunali (33,8%), i supermercati (29%) e gli uffici postali (25,8%). Permangono differenze a livello territoriale: le famiglie meridionali hanno più problemi nell'accesso ai servizi, soprattutto per il pronto soccorso (66,2% contro 46,8% delle famiglie del Nord).
La popolazione di 18 anni e più che ha utilizzato almeno una volta nell'anno i servizi di sportello varia dal 65,4% degli uffici postali al 35,2% degli uffici anagrafici. In posizione intermedia si collocano gli uffici amministrativi delle Asl (45,5%). Nella fornitura dei servizi, tempi di attesa oltre i 20 minuti sono dichiarati da sei cittadini su dieci (61,6%) per ritirare la pensione presso gli uffici postali, da circa un cittadino su due (53,2%) per fare un versamento in conto corrente o per le prestazioni delle Asl (52,8%).
Metà della popolazione si sposta tutti i giorni per studio o lavoro
Alla data del Censimento della popolazione 2011, le persone che effettuano spostamenti quotidiani per studio o lavoro sono 28.852.721, il 48,8% della popolazione residente in famiglia. In sei casi su dieci (60,6%) gli spostamenti sono effettuati all'interno dello stesso comune di residenza, in quattro su dieci (39,4%) tra comuni diversi o con l'estero.
Casa di proprietà per più di sette famiglie su dieci
Nel 2013 il 73,4% delle famiglie è proprietario dell'abitazione in cui vive, in crescita rispetto al 2012, quando era il 72,4%. Fra queste, il 16,6% sta pagando un mutuo (quota pressoché stabile rispetto agli anni precedenti). Le famiglie che vivono in case in affitto sono invece il 16,7%. Tra queste il 74,3% vive in abitazioni di proprietà di un privato, il 19% in case di proprietà di enti pubblici (quota invariata rispetto al 2012).
Ad incidere maggiormente sulla spesa totale per le utenze ed i servizi delle abitazioni è la bolletta del gas, che rappresenta il 2,6% della spesa totale, seguita da quella dell'energia elettrica (2,1%) e dalla bolletta telefonica (1,5%).
La lenta sparizione del telefono fisso
Continua il calo della quota di famiglie che possiedono il telefono fisso (dal 72,8% del 2009 al 64% del 2013), mentre sono sempre di più quelle che hanno un telefono cellulare (dall'87,8% del 2009 al 91,5% del 2013). Sempre più diffusi anche altri beni durevoli, come il personal computer (dal 52,3% al 59,8%), il condizionatore d'aria (dal 33,5% al 37,1%) e la lavastoviglie (dal 44,5% al 48%).
Trasporti e telecomunicazioni
Diminuisce il traffico merci su ferrovia, al primo posto si conferma quello su strada Nel 2012 le imprese ferroviarie hanno trasportato oltre 854 milioni di passeggeri per un totale di poco meno di 47 miliardi di passeggeri-chilometro, registrando, rispetto all'anno precedente, un aumento dello 0,9% del numero di passeggeri e un calo dello 0,2% dei passeggeri-chilometro.
Nel corso dello stesso anno le imprese ferroviarie hanno trasportato circa 88 milioni di tonnellate di merci (-3,6%), gli autotrasportatori molte di più, 1 miliardo e 121 milioni di tonnellate (-16,3% sul 2011). Nel periodo 2008-2012 le tonnellate trasportate su strada sono diminuite a causa della crisi economica; di pari passo, le aziende manifatturiere hanno fatto sempre più ricorso al trasporto professionale esternalizzato, con un notevole calo dei veicoli italiani utilizzati (-13,2%), soprattutto nelle tratte brevi (-19,9%) rispetto a quelle medio-lunghe (-12,5%).
Nel 2013 il parco circolante è composto da poco meno di 42 milioni di autoveicoli (-0,4% sul 2012), quasi 37 milioni sono autovetture (-0,3%).
Italiani sempre affezionati alle quattro ruote
L'automobile è ancora il mezzo di trasporto privato più utilizzato per recarsi al lavoro e a scuola. Nel 2014 la usano quasi sette occupati su dieci (68,3%) come conducenti, e poco più di un terzo (35,8%) degli studenti come passeggeri. È in aumento, anche se di poco, l'utilizzo della bicicletta, che nel 2014 viene usata per gli spostamenti dal 3% degli studenti (2,4% nel 2013) e dal 4,3% degli occupati (3,8% un anno fa).
Più soddisfatti della frequenza e puntualità dei mezzi pubblici
Nel 2014, meno di una persona over14 su quattro (23,8%) usa i mezzi pubblici urbani, il 16,2% si sposta con i mezzi extra-urbani mentre il 28,9% ha preso il treno almeno una volta.
Sugli aspetti della qualità del servizio quali frequenza delle corse, puntualità e possibilità di trovare posto a sedere, la percentuale di utenti dei mezzi urbani che si dichiarano soddisfatti è generalmente più bassa di quella degli utenti del trasporto ferroviario o di pullman e corriere. Nel 2014 torna a crescere, dopo il calo del 2013, la soddisfazione per la frequenza delle corse (dal 55,3% al 56,8% in un anno) e la puntualità dei mezzi urbani (dal 53,7% al 54,9%) come pure quella per pullman e corriere (dal 57,5% al 58,5%). Diminuisce, invece, la soddisfazione per la possibilità di trovare posti a sedere tra gli utenti del treno (dal 66,7% al 65,3%).

23/12/2014
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