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Cara CGIL

Il 1° comma dell’Art. 21 della Costituzione recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”, manifestare le proprie opinioni e i propri giudizi su fatti e persone è quindi un diritto costituzionale, unico limite la buona educazione. Andrea Rivera ha solo esercitato, dal palco del concerto romano del 1° Maggio, un diritto costituzionale, in forme e modi non offensivi.

L’apparato clericale invece di reagire in maniera scomposta avrebbe dovuto spiegare perché a Pinochet, Franco e ad un boss della banda della Magliana aveva concesso quei funerali religiosi negati a PierGiorgio Welby, cosa che invece si sono ben guardati di fare. Paragonare poi le affermazioni di Rivera al terrorismo dimostra soltanto che le loro eminenze sfidano, oltre la laicità della nostra Repubblica – anche il ridicolo. A questi signori è l’ora di far capire che il medioevo – e i “felicissimi stati di sua santità” – sono finiti da un pezzo e che l’azione politica, portata pervicacemente avanti dai vertici clericali, non può che generare una reazione forte in tutti coloro che ritengono la laicità della Repubblica una garanzia di libertà contro ogni imposizione dogmatica, proveniente anche da settori diversi dalla chiesa cattolica.

Mi sorprende pertanto la presa di distanza della CGIL, quando ad esempio CGIL Toscana aderisce alla campagna “Uno straccio di laicità” promossa dall’emittente Controradio, una presa di distanza che difficilmente riesco a comprendere.

Mi conforta il fatto che le migliaia di giovani presenti al concerto abbiano applaudito alle parole di Rivera, altro che “folla facilmente eccitabile”, le gerarchie vaticane se ne facciano una ragione: non possono pretendere di parlare senza contraddittorio.

Lettera firmata inviata alla CGIL, inoltrata per conoscenza al sito UAAR

Sono iscritto ormai da parecchi anni alla CGIL e, da sempre, ho apprezzato in particolar modo le coraggiose prese di posizione che il nostro sindacato ha espresso a livello nazionale. E’ per questa ragione che stavolta ritengo necessario, a seguito delle polemiche scatenatesi nel nostro Paese dopo le dichiarazioni del presentatore Andrea Rivera nel corso del Concerto del 1° maggio u.s. tenutosi a Roma, esprimere la mia posizione di sostegno alle parole di Rivera e il mio disappunto per le dichiarazioni che ha invece rilasciato in merito Guglielmo Epifani, che ho trovato alquanto deludenti. Faccio dunque mie le parole della lettera che segue, scritta da altre mani e da me modificata solo in alcune parti, per adeguarne il contenuto in maniera che corrisponda con precisione al mio pensiero:

“Esprimo la mia totale solidarietà al presentatore Andrea Rivera, il quale - durante il concerto del primo maggio tenutosi a Roma - ha esternato in modo democratico e pacifico il proprio pensiero. Il fatto che la chiesa cattolica si ponga sempre più come soggetto politico - negando poi a parole quello che nei fatti è evidente a molti, “peccando” in tal senso di onestà intellettuale e mancando dunque di credibilità istituzionale - la rende destinataria di critiche, talvolta anche aspre ma motivate. E’ diritto del cittadino, inoltre, poter esercitare quanto sancito dalla Costituzione della Repubblica, nell’art. 21: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.” E’ dovere del laico, altresì, intervenire a favore della propria libertà di pensiero e di espressione quando egli vede che i principi fondamentali della nostra democrazia vengono attaccati, foss’anche la stessa chiesa cattolica l’oggetto di tale intervento. Non mi sembra inoltre, come sostengono i rappresentanti dei sindacati, che Andrea Rivera si sia scagliato contro la libertà della chiesa di poter manifestare il proprio pensiero. Il presentatore ha solo ribattuto a quelle che, secondo lui, sono delle posizioni inaccettabili. Inaccettabili, ancora, sono le dichiarazioni stesse dei rappresentanti nazionali di CISL-UIL, che si sono distinte per maleducazione e volgarità: ma, in questo caso, nemmeno la posizione di CGIL espressa da Guglielmo Epifani, molto critica verso le parole di Rivera, mi sono è parsa condivisibile. In tempi in cui le alte sfere del clero italiano vengono minacciate in modo indubbiamente indegno - ma a causa della loro ingerenza continua nei confronti della democrazia italiana - mi sembra di poter additare in Andrea Rivera un esempio civile di lotta democratica. Tutto questo scandalo appare perciò un ipocrita atto di servilismo politico. Controbattere secondo il diritto di parola non è fare un danno alla libertà del nostro paese o alla sua unità. Questa, semmai, è democrazia. E ci si sente in dovere, con questa lettera, di ricordarlo agli stessi leader sindacali”.

Aggiungo infine una breve considerazione che, ai miei occhi, rappresenta in maniera eloquente il grado di indipendenza e della libertà dell’informazione nel nostro Paese, soprattutto di quella pubblica. Ieri sera il TG1 serale ha riferito la notizia in argomento mandando in onda le parole di Andrea Rivera mentre il giornalista leggeva la notizia, impedendo così agli ascoltatori di udire con le proprie orecchie le parole pronunciate da Rivera e, dunque, di farsi un’opinione personale al riguardo. Immediatamente dopo sono state riferite le posizioni delle varie forze politiche (critiche a grande maggioranza verso il presentatore) e, a seguire, un unico commento, ovviamente rilasciato da parte di un esponente vaticano. Tutto questo, senza alcuna forma di contraddittorio nè, tantomeno, senza un intervento che esprimesse una posizione diversa da quella delle alte gerarchie ecclesiastiche. Quel che succedeva 25 anni fa agli uomini politici nelle vignette di Altan, oggi accade agli alti prelati: li si intervista solo stando deferentemente inginocchiati di fronte a loro, magari dopo aver loro baciato l’anello (e non solo).

Messaggio firmato inviato al sito, contenente una lettera inviata alla CGIL

Fonte: UAAR
04/05/2007
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