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Odifreddi e la solidarietà a Bagnasco

Dopo la lettera con un proiettile ricevuta venerdì da monsignor Bagnasco, che fa seguito alle scritte sui muri delle ultime settimane, il cardinal Bertone ha ieri chiesto all’Italia di non lasciar solo il destinatario di queste minacce. Napolitano ha fatto subito sentire la sua voce.

Per quanto possa valere, vorrei comunicare al presidente della Cei la mia completa solidarietà personale: come ogni intellettuale, infatti, ritengo che le dispute ideologiche vadano affrontate con le armi della logica tipiche della dialettica democratica, e non con la logica delle minacce e delle armi alla quale appartengono le missive con le pallottole, tipiche invece di una dialettica mafiosa che finora aveva infestato soltanto i mondi economico e politico, ma che evidentemente sta ormai invadendo persino quello culturale.

Questa mia posizione, oltre che sincera, è anche ovvia: o, almeno, così dovrebbe essere. E invece, da alcune parti, si punta il dito contro gli intellettuali che criticano le posizioni della Chiesa.: «dalle loro posizioni gli estremismi traggono il loro alimento», sostengono politici come Gerardo Bianco e Luca Volontè, indicando anche il mio nome tra quelli degli imputati.

Lo confesso, naturalmente, di aver pubblicato da un paio di mesi un libro intitolato “Perché non possiamo essere Cristiani (e meno che mai Cattolici)” nel quale mi studio di persuadere, «a cuor sincero e con fede non finta», che la Bibbia è in contrasto con la scienza in particolare, e con la ragione in generale. E sapevo fin dagli inizi che così facendo sarei incorso nelle censure dei vertici ecclesiastici e nelle recensioni urlate della destra, da “Il Giornale” a “Il Foglio”, mentre a sinistra avrebbe in massima parte risposto un imbarazzato (e imbarazzante) silenzio. Anche se non sospettavo che la refrattarietà del mondo cattolico alla critica si sarebbe spinta fino a richiedere il boicottaggio delle mie conferenze, dalle interpellanze comunali (prima quella di Forza Italia del 7 marzo a Sesto San Giovanni) al volantinaggio (ultimo quello dei ciellini del 28 aprile a Crema).

Tutto questo fa però parte di un confronto intellettuale, per quanto duro. Le accuse di Bianco e Volontè, invece, passano il segno: cancellando la differenza tra le opinioni articolate e i fatti sommari, arrivano addirittura a equiparare un libro a un attentato, e il suo autore a un mandante. Naturalmente, sarebbe inutile lanciare appelli ai sicuramente anonimi, e probabilmente ottusi, imbrattatori di muri e mittenti di pallottole: l’unica azione sensata è scovarli e condannarli. Speriamo invece che non sia inutile richiamare certi politici e giornalisti, chiedendo loro di smettere di contrapporre alle argomentazioni gli insulti, e di incominciare ad affrontare nel merito il dibattito sul rapporto non solo tra scienza e fede, ma anche tra Stato e Chiesa.

Ribadisco a chiare lettere, e a scanso di equivoci, che monsignor Baagnasco ha naturalmente tutti i diritti di esternare come megliocrede la sostanza delle idee sue e della Chiesa: anche nella forma più controversa per la quale sembra avere un dono particolare, come ha sistematicamente dimostrato dal Festival della Scienza di Genova dello scorso ottobre («programma troppo laicista, non ci vado») alla controversia sui Dico di pochi giorni fa (quando ha detto che avrebbero aperto le porte all’incesto e alla pedofilia).

Ognuno ha il diritto di dire cosa vuole e come preferisce, e di essere contestato senza dover subire minacce e intimidazioni: dunque, per quanto mi riguarda, ripeto che di fronte alle minacce e alle pallottole il monsignore non è solo. Ma questo non deve fermare il diritto di critica alle sue affermazioni.

Piergiorgio Odifreddi

Fonte: Repubblica.it
02/05/2007
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