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Quel sibilo dimenticato nei pascoli di Monti di Orsomarso

Nella tradizione popolare e nell'immaginario collettivo gli orsomarsesi lo conoscono come "a serpa". Nemico dei contadini in quanto si introduceva furtivamente nei pollai e ingoiava le uova ed i pulcini piccoli; ma anche divoratore di topi e di altri animali infestanti della campagna. La tradizione vuole anche che, se fissato direttamente e intensamente negli occhi produceva un effetto ipnotico sulle vittime e anche sull'uomo che aveva una sensazione di stordimento e paralisi (pgs).

Riappare il Cervone: in arte “mpastura vacca”. Storia e leggenda di rettili ancora a rischio estinzione.
Aumentano gli avvistamenti nella Valle del Fiume Lao e nella Valle del Fiume Argentino.

ORSOMARSO - Chi ha vissuto un pò di vita agreste ha avuto, sicuramente, la fortuna di un incontro particolare con il rettile più affascinante della storia rurale del Tirreno. Il Cervone, in arte “mpastura vacca”, ritorna ad animare la fantasia popolare dei monti dell'Orsomarso con quel sibilo che, per chi possedeva un pollaio, non si dimentica mai. Molti sono gli avvenimenti nella quale il Cervone è stato protagonista, questo serpente che arriva anche a superare il metro e 60 di lunghezza, a quel tempo per predilezione culinaria si nutriva di uova di galline e spesso, venendo sorpreso sul fatto, al grido di panico impetuoso , a volte rispondeva, a sua volta impaurito, con un “soffio”. Così ancora lo ricordano tutti coloro che hanno perso dozzine di pulcini e decine di frittate, dove , in modo o nell'altro, il “nemico” affamato rettile, comunque, pagava con la vita. Altri tempi, ma ancora molto si racconta del serpente che ha condiviso, oltre alle leggende, gli spazi e le risorse degli uomini che vivevano di natura, pascolo e tanta buona agricoltura. Del resto il nome d'arte stesso è mito. I pastori meridionali ancora oggi chiamano il Cervone con il suo nome vulgaris: mpastura vacca. Sono decine ancora gli abitanti delle zone rurali di Orsomarso, Papasidero, Santa Domenica Talao, Aieta, Grisolia, Buonvicino, Maierà che riconoscono il serpente, non solo per le caratteristiche fisiche, ma per tradizione, voci e storie del passato legate proprio alla gente e alla vita sociale di un tempo, e fra le tante ci sono quelle dalla quale ha preso i nomi. Infatti il serpente viene chiamato “mpastura vacche” in quanto la credenza popolare voleva che fosse attirato dal latte delle vacche e delle capre al pascolo, e che per procurarselo si attaccasse alle mammelle degli animali, o addirittura lo leccasse dalle labbra sporche dei lattanti. Ma anche il nome Cervone nasce da credenze popolari: secondo alcuni il nome deriva dal fatto che i pastori che lo vedevano durante la muta scambiavano la pelle secca della testa per delle corna. Per altri il nome è dovuto alle piccole escrescenze presenti sul capo. Per altri ancora le corna sono virtuali ed indicano la nobiltà di questo serpente. Ed è proprio per questa qualità regale che ci sono voci anche legate al culto di alcuni santi in diversi paesi del Pollino, dove ci sono santuari rupestri di origine basiliana nella quale vi si racconta spesso che lunghi serpenti con le corna ne fossero protettori e guardiani. Ad Orsomarso, per esempio, alcune leggende raccontano proprio che nella chiesetta di San Leonardo, di epoca bizantina, dove un tempo sorgeva un monastero basiliano vicino, non a caso, al mulino ad acqua, vi abitassero serpenti con le corna, protettori della figura dei santi, e non mancano riferimenti particolareggiati dei serpenti che dalle descrizioni corrispondono al Cervone e al Colubro Leopardino, un po più piccolo, più colorato e più raro del cugino “mpastura vacca”, sempre presente nel territorio.

Alcune specie di Cervone, tornando alla nostra realtà, nell'ultimo periodo sono state avvistate in più zone del territorio di Orsomarso e Papasidero, in particolare nelle Valli dei fiumi Lao ed Argentino e nelle vicinanze di aree rurali anche abbastanza frequentate dall'uomo. Una forte presenza di rettili, da annotare, è stata registrata nella zona della Valle del Palazzo ad Orsomarso, dove sono stati visti ben 14 Cervoni di lunghezza sicuramente superiore al metro e 40, dove si registra anche una forte presenza di altre specie di rettili come vipera aspis, ramarro, biscia dal collare, biscia comune, saettone e lucertola muraiola. Il Cervone di solito è un serpente innocuo che può arrivare anche a 2 metri di lunghezza, non è velenoso, e abita il limitare di boschi, i boschi radi e soleggiati o in genere i luoghi con vegetazione sparsa, le sassaie, i muretti a secco e gli edifici abbandonati. Ama gli ambienti caldi (24-34 °C) e umidi. Si può incontrare ad un'altitudine fino ai 1000 m sul livello del mare. Si nutre di piccoli mammiferi come topi, donnole, conigli, scoiattoli ed altri fino alle dimensioni di un ratto che soffoca tra le spire, nidiacei di uccelli, uova (che inghiotte intere e poi rompe con i muscoli del tronco) e qualche lucertola(cibo preferito soprattutto dai giovani).È un serpente diurno, terricolo, sebbene a volte possa trovarsi su arbusti, è poco veloce e buon nuotatore. Quando si arrampica è molto agile.

Gli accoppiamenti (che durano dalle 3 alle 5ore) hanno luogo in genere in aprile e giugno.
Dopo circa 40-50 giorni la femmina depone alla base di arbusti, o in buche nel terreno, o nei muretti a secco o in fenditure della roccia, 3-18 uova con guscio biancastro e molle che si indurisce leggermente a contatto con l'aria. Talvolta la femmina protegge le uova tra le spire del suo corpo per 3-5 giorni. Dopo circa 45-60 giorni dalle uova escono i piccoli, lunghi dai 30 ai 40 cm che mutano nell'arco dei primi 7 giorni. Nei primi 2-3 anni l'accrescimento corporeo è molto veloce e i cervoni mutano in media una volta al mese (in estate anche due volte al mese), dal 4° anno la velocità di crescita diminuisce bruscamente e gli adulti mutano in media 2-3 volte l'anno. In cattività può vivere oltre 20 anni. È una specie in progressivo declino per la scomparsa degli habitat in cui vive.

È citato nella Direttiva habitat (Direttiva n. 92/43/CEE) nell'appendice 2 (specie animali e vegetali d'interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione) e nell'appendice 4 (Specie animali e vegetali di interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa). Per questo quando si incontra una rarità del genere occorre rispettarla.

Foto Franco Grimone (Associazione LA SCOSSA - Orsomarso) - guarda le foto

Antonio Pappaterra
23/06/2009
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