Accedi oppure Registrati
Prima pagina Notizie Articoli Foto Dizionario dialettale Abystron teche Sostienici

dove

Direttore: Pio Giovanni Sangiovanni Credits | Privacy
 
19:22
Venerdì
03/05/2024
Traduci English Français Español Deutsch Portuguese
Sei in /Rubriche/La Locandina/La locandina 2007/Settembre 2007/25^ Domenica dell’anno C – 2007

Dio è l'origine e la meta dell'uomo

LA LOCANDINA - I due padroni del cuore dell’uomo sono in radicale contrapposizione tra loro. Sono Dio o “mammona”. Dio è l’origine e la meta dell’uomo. Chi si stringe a lui non si smarrisce, ma realizza se stesso. Servire Dio, che qui ha un senso cultuale (douléuein), significa riconoscere lui solo come Dio, cioè con la doppia prerogativa di sorgente e foce della vita umana. Diventare invece schiavi dell’idolo del denaro (detto mammona) significa riporre nella sua inconsistenza tutta la propria fiducia. Significa dire il proprio “amen!” (da cui sembra che il termine māmona’ derivi) non a Dio, ma agli inconsistenti beni terreni. La tragedia è tutta qui: il denaro s’impossessa del cuore umano e chi più pensa di possedere, in realtà è da esso tenuto in ostaggio. Prima che possa intervenire qualsiasi sanzione divina, l’uomo ha già condannato se stesso: ha svenduto la sua dignità infinita per beni materiali finiti. Vive solo per loro calpestando gli altri (cf. prima lettura). Che cosa fare allora? Lasciare solo agli altri l’utilizzo dei beni materiali? La conclusione del vangelo non proibisce qualsiasi possesso materiale, spinge però a una radicalità nel suo utilizzo: i beni passeggeri devono essere condivisi per diventare veicoli di crescita comune. Se il nostro cuore resta attaccato all’Eterno, l’Eterno stesso ci ha già spalancato le sue porte.

PREGHIERA
Fredda e vuota rimane la sala della festa
come il cuore di chi non la sa condividere
e per i suoi guadagni non esita
a vendere la vita del fratello
per quanto vale un paio di sandali.
Ancora per meno si svende
la dignità di uomini e donne,
di bambini e fanciulli
in quello che chiamiamo “terzo mondo”
come sulle nostre strade e sulle piazze…
Dio, perdonaci, se puoi,
perché più forte del tuo amore
è spesso la nostra ostinazione
e dietro il denaro smaniamo senza ritegno
né commiserazione!
Insegnaci finalmente ad aprire
le porte della vita a tutti
attraverso ciò che abbiamo
e allora sì, la festa sarà grande e duratura! Amen!
(GM/23/09/07)

Amos (8,4-7) - "Ascoltate questo, voi che calpestate il povero e sterminate gli umili del paese, voi che dite: «Quando sarà passato il novilunio e si potrà vendere il grano? E il sabato, perché si possa smerciare il frumento, diminuendo le misure e aumentando il siclo e usando bilance false, per comprare con denaro gli indigenti e il povero per un paio di sandali? Venderemo anche lo scarto del grano». Il Signore lo giura per il vanto di Giacobbe: certo non dimenticherò mai le loro opere".

Vangelo di Luca (16,1-13) - "[Gesù] diceva anche ai discepoli: «C'era un uomo ricco che aveva un amministratore, e questi fu accusato dinanzi a lui di sperperare i suoi averi. Lo chiamò e gli disse: Che è questo che sento dire di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché non puoi più essere amministratore. L'amministratore disse tra sé: Che farò ora che il mio padrone mi toglie l'amministrazione? Zappare, non ho forza, mendicare, mi vergogno. So io che cosa fare perché, quando sarò stato allontanato dall'amministrazione, ci sia qualcuno che mi accolga in casa sua. Chiamò uno per uno i debitori del padrone e disse al primo: Tu quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento barili d'olio. Gli disse: Prendi la tua ricevuta, siediti e scrivi subito cinquanta. Poi disse a un altro: Tu quanto devi? Rispose: Cento misure di grano. Gli disse: Prendi la tua ricevuta e scrivi ottanta. Il padrone lodò quell'amministratore disonesto, perché aveva agito con scaltrezza. I figli di questo mondo, infatti, verso i loro pari sono più scaltri dei figli della luce. Ebbene, io vi dico: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne. Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto. Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra? Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona»".

19/09/2007
Ascolta con webReader

 


0 commenti.

Per visualizzare lo spazio commenti è necessario accedere al sito.

Accedi
Nome utente
Password
 
 
Registrati | Recupera dati