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La sapienza di accettare la nostra realtà

LA LOCANDINA - Mettere in conto l’Imponderabile: è questa l’essenza della vita vissuta in comunione con Dio. Dio non è un pezzo di questo mondo, ma una realtà completamente diversa da quella che tocchiamo ogni giorno. A nulla valgono i nostri sforzi per immaginarcelo in qualche maniera. La sapienza consiste proprio nell’accettare la nostra realtà, non pretendendo che essa modelli quella di Dio, ma al contrario lasciando che quella di Dio corregga la nostra (vedi prima lettura). Con Dio non si fanno calcoli umani di alcun genere. L’unica cosa che bisogna mettere in conto è che mettendoci al passo di Dio, al seguito di Gesù, la scala dei nostri abituali valori umani e terreni sarà radicalmente sconvolta. Sarà questa la croce da portare ogni giorno, di cui ci parla Gesù nel Vangelo: vivere nel mondo, avendo il cuore e la mente già in cielo; camminare nel tempo avendo come unico riferimento l’eternità. E allora succederà anche a noi di capire da questa nostra sponda che «viviamo impegnati con i granelli di sabbia della spiaggia, sul limite dell’infinito mare del Mistero» (K. Rahner). È l’oceano dell’Infinito che ci attira e dà senso anche ai più piccoli granelli di sabbia della nostra vita quotidiana.

PREGHIERA
Granello di sabbia tra gli altri innumerevoli granelli
ammonticchiati su questa sponda,
mentre finisce l’estate
e i gabbiani si levano in volo,
così mi sento anch’io, quand’appena
odo l’eco dell’eterno che rintrona
tra onde e onde che non si fermano mai
e spingo lo sguardo fin all’estremo orizzonte.
Oltre quella linea indistinta
l’infinito mi chiama e m’attende,
come attende ogni uomo e mi sembra
risentire quella voce che dice
di non avere paura di quel Mistero segreto,
perché è da esso che noi proveniamo
ed è ad esso che si volge la nostra ragione,
quando, accantonata ogni altra ragione,
facciamo i conti con il grande, infinito Mistero.
È esso che dal quotidiano ci chiama
e ci lascia stupiti e felici,
seppure per soli pochi momenti. (GM/09/09/07)

Sapienza (9,13-19) - «Quale uomo può conoscere il volere di Dio? Chi può immaginare che cosa vuole il Signore? I ragionamenti dei mortali sono timidi e incerte le nostre riflessioni, perché un corpo corruttibile appesantisce l'anima e la tenda d'argilla grava la mente dai molti pensieri. A stento ci raffiguriamo le cose terrestri, scopriamo con fatica quelle a portata di mano; ma chi può rintracciare le cose del cielo? Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto? Così furono raddrizzati i sentieri di chi è sulla terra; gli uomini furono ammaestrati in ciò che ti è gradito; essi furono salvati per mezzo della sapienza».

Vangelo di Luca (14,25-33) - "Siccome molta gente andava con lui, egli si voltò e disse: "Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo. Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo. Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo".

05/09/2007
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