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La comunione ai divorziati, tra sì e no

LETTERE di Repubblica. Di Corrado Augias.

Gentile Augias, durante il funerale di Vianello, un pluridivorziato, ha ricevuto la comunione. Ma ai divorziati risposati il sacramento non era vietato? Ricordo il dolore di una madre alla quale è stato impedito di accompagnare la figlia al battesimo perché divorziata e convivente. Ricordo lo sconcerto di un bambino, figlio di genitori sposati civilmente al quale il parroco non voleva fare la prima comunione. Anche per la Chiesa valgono due misure, una per i poveri cristi l'altra per i potenti?

Lettera firmata

Premetto di non essere cattolica. Alla messa funebre per Vianello il prete si è avvicinato a Berlusconi e gli ha porto l'ostia. Credo di capire che per questo sacramento ognuno fa un po' come vuole. Ai miei, per esempio, non fu negata l'ostia alla mia prima comunione. Alla mia cresima invece, in un'altra parrocchia, venne negata. Il Papa però si era espresso sul tema nel 2008: "Comunione ai divorziati? No, solo ai puri e senza peccato". E poi: «Il peccato grave si oppone alla grazia dell'azione eucaristica». Che devo pensare?

Lettera firmata

 

Posso rispondere solo sulla base di alcuni dati di cronaca. Il deputato cattolico Pier Ferdinando Casini, per esempio, durante il periodo della sua convivenza in attesa del divorzio dalla sua prima moglie, confessò la pena di non potersi accostare ai sacramenti data la situazione. Ne deduco che per il presidente del Consiglio si è fatta un eccezione. Non sarebbe la prima volta né l'eucarestia la sola eccezione. Nel 2007 si celebrarono in cattedrale a Milano i funerali dell'avvocato Libero Corso Bovio, che s'era ucciso con una pistola di grosso calibro. Nel 2008 si sono svolti a Parigi i funerali del grande stilista Ywes Saint Laurent. Durante la funzione in chiesa ha preso la parola Pierre Bergé, socio del defunto tessendone un commosso ricordo lui che per decenni è stato il compagno, lo sposo, il consigliere e l'amico del grande creatore di moda. A che titolo quel "peccatore" ha preso la parola in chiesa? A Piergiorgio Welby che chiese di poter morire oppresso da anni da un male incurabile, i funerali in chiesa vennero invece negati. La sua vedova, Mina Welby, chiese straziata: «Io non capisco una chiesa che manda quattro cardinali a benedire la salma d'un assassino come Pino Chet, e nega il funerale a mio marito perché non voleva più soffrire». Le domande delle due lettrici sono contenute anche in molte altre lettere: e dunque cambiato qualcosa? No, anzi, credo che non sia cambiato niente. Dov'è la verità della Chiesa? Azzardo: dipende dalle circostanze.


C. Augias

Fonte: la Repubblica
20/04/2010
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