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Sei in /Italia/ANNO 2011/La manifestazione di Libera

"Lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni". 80 mila a Potenza per la manifestazione di Libera

POTENZA - "Lo straordinario risiede nel cammino delle persone comuni", recitava uno striscione alla manifestazione di Libera a Potenza. E, in effetti, tra le migliaia di persone, - la stima di Libera è di circa 80.000 partecipanti - la maggior parte, erano proprio persone comuni, speciali solo per la voglia di vincere disagi di ogni sorta pur di camminare insieme verso un unico grande obiettivo, la sconfitta della criminalità organizzata e il ripristino della legalità, in ogni luogo dove essa venga minacciata o negata. 500 pullman, un treno speciale, macchine private, hanno portato nel capoluogo lucano gente da tutta Italia; probabilmente mai prima d'ora in questa città se ne era vista tanta.

I pullman sono stati fatti parcheggiare nella zona industriale, a qualche chilometro dal centro, ma né la distanza né la pioggia quasi continua hanno demoralizzato i partecipanti, i quali, striscioni e bandiere alle mani, armati di buona volontà, hanno iniziato la loro marcia dalla parte bassa della città alla volta dei luoghi di raduno. Per dare un 'idea delle dimensioni del corteo basti sapere che chi era in coda è giunto al luogo dove era il palco quando il clou della manifestazione era già passato. Anche la partecipazione dei potentini è stata buona: tanti, affacciati alle finestre, applaudivano o cantavano dietro i manifestanti, alcuni avevano appeso ai balconi le bandiere di Libera o quelle nazionali, altri guardavano un po' sbigottiti; su un palazzo svettava uno slogan "Verità per Elisa", sotto un altro una frase di Borsellino "Se la gioventù le negherà il consenso, anche l'onnipotente mafia svanirà come un incubo". La gioventù, il 19 marzo a Potenza, stava dalla parte dell'antimafia, e ci stava con tutta la sua incoscienza, la sua fantasia, la sua freschezza, colorata, allegra, fiduciosa, lasciando le tristezze, la seriosità, la pesantezza agli adulti o a casa.

Era un momento di festa, anche se Filomena Iemma e Gildo Claps, rispettivamente madre e fratello di Elisa, la studentessa potentina di 16 anni scomparsa il 12 settembre 1993, aprivano il corteo, anche se si era lì per la XVI Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime delle mafie. Le riflessioni, le analisi, gli interventi sono venuti dopo, necessari anche quelli: da una parte la spontaneità e la speranza, dall'altra la ragionevolezza e l'impegno istituzionale. Due aspetti che, se coniugati adeguatamente, lascerebbero davvero poca vita ancora alle mafie. Don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera, come don Marcello Cozzi, responsabile di Libera Basilicata, sanno stare con i giovani, parlano con loro, sanno che la parte più sana della società va ascoltata, formata, salvata, sanno che, dando loro l'antidoto, affronteranno meglio le minacce della malattia.
Ecco perchè le iniziative che l'associazione intraprende nelle scuole si moltiplicano di anno in anno. A testimoniare l'adesione e l'entusiasmo che esse suscitano negli operatori scolastici e nei ragazzi era la presenza massiccia a Potenza di insegnanti e alunni, dai più piccoli, quelli della scuola primaria, che facevano tanta tenerezza nell'immaginarli stanchi e provati dalla strada e la pioggia, ai più grandi, i liceali, più "incazzati" e politicizzati, come gli universitari, dalle idee chiare. Tra questi, si confondevano anche gli studenti venuti da Cosenza e provincia. Da qui erano partiti tre autobus, uno del presidio Libera Cosenza, l'altro dell'Istituto di Istruzione Superiore mons. Pisani di Paola, il terzo del Liceo scientifico "P. Metastasio" di Scalea. In quello del presidio erano anche studenti dell'Università della Calabria, referenti delle associazioni e delle cooperative sociali, giornalisti, donne e uomini della provincia.

"Come presidio Cosenza, all'interno del percorso "I 100 passi verso il 21 marzo" avevamo organizzato un incontro con Stefania Grasso, referente nazionale di Libera per i familiari delle vittime innocenti. - dice Sabrina Garofano, referente Libera Cosenza - L'incontro, che ha avuto luogo presso l'Università della Calabria, ha avuto come obiettivo quello di mettere a tema la memoria delle vittime anche nel nostro territorio e di tradurre questa memoria non in commemorazione ma in impegno e testimonianza".

Libera, infatti, collabora con dieci scuole tra la provincia di Cosenza e quella di Lamezia. "La partecipazione al 19 marzo, - continua Sabrina - non è stata solo la presenza ad un evento, ma una tappa fondamentale del percorso che si sta facendo nelle scuole con diversi progetti, i cui obiettivi si dispiegano nella consapevolezza e nella realizzazione di una cittadinanza piena, soprattutto dei giovani".

A fine manifestazione i ragazzi che defluivano verso i pullman o le macchine erano stanchi per la lunga camminata ma anche felici dell'esperienza, che non dimenticheranno facilmente. Ad accompagnarli, oltre alla pioggia fedele, l'elenco delle oltre 900 vittime di mafia, i cui nomi venivano letti dal palco: tanta tristezza e commozione e "l'eterna speranza di essere ascoltati", come ha commentato uno di loro. Nel frattempo, veniva sferrato l'attacco alla Libia. A una guerra combattuta contro un nemico spesso invisibile e non ancora vinta, la mafia, si aggiunge quest'altra. E, ironia della sorte, la seconda ha tolto la meritata visibilità alla prima. Come era accaduto il 9 maggio 1978quando l'appena trentenne Peppino Impastato veniva barbaramente ucciso a Cinisi, ma la notizia passava in secondo piano, giacchè lo stesso giorno veniva ritrovato a Roma il cadavere di Aldo Moro. Una piccola città del Sud Italia, Potenza, raccoglieva per una nobile causa una cifra esorbitante di persone; dietro questo, una macchina organizzativa che lavorava da mesi e che ha assicurato sicurezza e assistenza, eppure neanche un Tg nazionale ha dedicato la sera un servizio all'evento: tutti concentrati sulla Libia. E giustamente. Ma forse era pure giusto parlare dell'altra guerra, più silente ma non meno efferata, anche questa una guerra civile perchè combattuta all'interno di una stessa comunità, una guerra tra diverse concezioni del mondo, dove i mandanti vengono spesso osannati e le vittime dimenticate. Che vengano allora altre 100, 1000 Potenza, perchè ce n'è evidentemente bisogno, perchè alle oltre 900 vittime accertate non se ne aggiungano altre, perchè l'impegno e la memoria non sono ancora sufficienti in un Paese che non sa dare voce e volto a quanti chiedono giustizia.

Tania Paolino
28/03/2011
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