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Ipertensione, colpiti 15 milioni di italiani

SALUTE - Ipertensione, colpiti 15 milioni di italiani e 8 anziani su 10. Allarme degli esperti riuniti a Roma: “Ci sono almeno 6 milioni di malati che non fanno le visite appropriate”. Non dà sintomi eclatanti e per questo viene chiamata dai medici 'la malattia silente'. E' l'ipertensione, un disturbo che porta allo sviluppo di patologie cardiovascolari, diabete e infarto. Colpisce il 25% degli italiani, circa 15 milioni di persone, con una percentuale che aumenta all'80% se si considerano gli 'over 65'.
Ma ogni anno sono solo nove milioni quelli che si sottopongono a visite specialistiche. E di questi solo uno su sei, cioè poco più 1 milione e mezzo, segue le cure che vengono prescritte. Sono questi i 'numeri' presi in esame da oltre 450 specialisti dei principali centri di eccellenza nazionali, riuniti in convegno in corso all'Auditorium del Parco della Musica di Roma. ''Ogni anno - spiega Giuseppe Mancia, direttore della clinica medica dell'Università degli studi Milano Bicocca - i pazienti con ipertensione più o meno grave che si presentano ai centri specializzati sono quasi nove milioni.
Un numero impressionante che, grazie a tecnologie diagnostiche sempre più innovative, saremmo in grado di tenere sotto controllo, scongiurando o almeno riducendo il rischio di eventi cardiovascolari acuti. Il condizionale è d'obbligo perché di questi 9 milioni solo una minima parte segue correttamente le cure prescritte. Sappiamo invece - continua l'esperto - quanto sia importante ridurre efficacemente la pressione arteriosa attraverso cure mirate, abbinamento di più farmaci e trattamento precoce''. Obiettivo finale è proprio la riduzione del rischio cardiovascolare globale.
''Questo percorso - afferma Francesco Rossi, responsabile della Sezione di Farmacologia del dipartimento di Medicina Sperimentale e preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia della Seconda Università di Napoli - inizia da un'accurata e personalizzata terapia anti-ipertensiva, soprattutto nelle persone che presentano altri fattori di rischio quali diabete, vizio del fumo, obesità, ipercolesterolemia e danno d'organo (ipertrofia ventricolare sinistra, insufficienza renale, aterosclerosi)''.
Secondo le stime, infatti, il mancato controllo della pressione è causa di 220mila ictus, oltre 90mila infarti del miocardio e oltre 180mila casi di scompenso cardiaco l'anno. ''Il costo economico di queste complicanze - sottolinea lo specialista - è 2-3 volte più grande di quanto si spenderebbe per trattare con farmaci adeguati tutti gli ipertesi nello stesso periodo di tempo''. La terapia ipertensiva è però limitata dal problema che solo una parte dei pazienti segue correttamente le cure prescritte.
''Recenti studi italiani - spiega Luigi Tavazzi direttore del dipartimento di Cardiologia IRCCS del Policlinico S. Matteo di Pavia - mostrano che solo in un iperteso su sei (circa il 17%) la pressione è ridotta dalla terapia sotto 140/90 mmHg. La percentuale scende al 3% se consideriamo l'obiettivo più ambizioso, e cioè la pressione sotto 130/80 mmHg, da raggiungere nei pazienti ad alto rischio. Il motivo principale è la ridotta disponibilità del malato all'impiego cronico dei farmaci anti-ipertensivi''.
Tuoquotidiano.it
28/02/2006
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