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Quella scienza per la pace e i diritti scomodi

di UMBERTO VERONESI
Fonte: Repubblica.it

 

L'ANNUNCIO, ieri a Milano, della nascita in Italia del movimento internazionale "Science for peace ", che ho creato insieme a oltre 20 premi Nobel e molte figure rilevanti della cultura mondiale, ha suscitato allo stesso tempo interesse e stupore.

Pensiamo che il tema della pace debba urgentemente essere riportato al centro del dibattito civile; volgiamo creare una cultura di tolleranza e nonviolenza; chiediamo la progressiva riduzione degli armamenti per destinare parte degli investimenti alle urgenze : nuovi ospedali, scuola, ricerca scientifica. Ma perché gli scienziati si devono occupare della pace, e perché devono farlo proprio adesso, per iniziativa di un medico oncologo? Innanzitutto perché il medico è vicino ai bisogni della gente e sa che la gente, come prima cosa, non vuole il dolore. E la guerra è il più grande dei dolori. Il medico è pacifista per natura perché ha fatto sua la dura missione di curare le malattie che ci affliggono e dunque non riesce ad accettare le ferite, gli scempi, le epidemie e le enormi sofferenze che potremmo evitare se cancellassimo la guerra.

Ora questo bisogno di sfuggire alla sofferenza evitabile è reso più forte dalla situazione di crisi mondiale che agita, anche nelle popolazioni occidentali cresciute nel benessere, lo spettro della povertà. La crisi richiede delle risorse aggiuntive per le urgenze sociali, e dove possiamo ricavarle se non dalle spese militari che assorbono fondi molto elevati? E' assurdo che non riusciamo più a mantenere le nostre famiglie, che gli ospedali non vengano ristrutturati, che l'accesso alle cure adeguate non sia garantito a tutti, che la ricerca scientifica, che potrebbe dare una nuova spinta al benessere, languisca nei laboratori deserti, per avere più carrarmati lucidi e splendenti e costosissimi aerei supersonici, che, siamo convinti, non utilizzeremo mai.

Al di là di questo momento drammatico, la scienza, che dissemina ovunque il pensiero razionale, ha da sempre una funzione civilizzatrice e pacificatrice e può fare molto per la pace. Oggi i tipi di conflitti mondiali che si prospettano sono quello atomico, che al momento sembra un'ipotesi lontana, e quello terroristico. Ebbene, la funzione del pensiero razionale nel combattere il terrorismo è molto significativa, così come lo sono tutte le forme di pensiero e di arte. Per esempio sono convinto che la musica di Barenboim ha avuto un ruolo nella composizione del conflitto fra israeliani e palestinesi. La scienza, così come la musica, rifiuta il principio esasperato dell'identità nazionale o della razza. Anzi, come ha dimostrato il genetista di fama mondiale Luca Cavalli Sforza, la razza dal punto di vista genetico non esiste proprio.

Per questo con la diffusione del pensiero scientifico abbiamo assistito ovunque alla promozione della tolleranza e alla riduzione della violenza. Come disse Benedetto Croce "La violenza non è forza, ma debolezza , né mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggerla". Gli ultimi 60 anni di assenza di grandi conflitti mondiali sono stati teatro di avanzamenti scientifici e tecnologici senza precedenti , ma soprattutto di avanzamenti in civiltà , di cui l'abbandono della pena di morte in 62 Paesi è solo un esempio. Viceversa i conflitti di ogni tipo hanno creato disordine, regressione civile e arresto della crescita e del benessere. Viviamo in una società pluralistica multietnica, multiconfessinale e l'Italia di questi giorni percorsa da conflitti etici e da episodi di intolleranza, che minacciano la libertà dei cittadini, è un esempio della nuova realtà che dobbiamo imparare a capire per non esserne travolti. La pace non è solo assenza di guerra ma è composizione pacifica delle conflittualità.

La sostituzione di una cultura di pace ad una cultura di guerra non è impensabile ed è questa la finalità di "Science for peace".
Fonte: Repubblica.it
25/02/2009
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