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Frazione abbandonata dopo il sisma di 25 anni fa

PAPASIDERO - Ad entrarci in pieno giorno, sembra di essere in uno dei villaggi abbandonati del vecchio west. Manca solo la polvere che si alza con il vento e la porta oscillante di un saloon. Ma la suggestione finisce subito, quando si pensa che questa piccola frazione di un piccolo comune nel bel mezzo del Parco nazionale del Pollino è disabitata per una catastrofe naturale: un terremoto che nei primi anni Ottanta ha reso inabitabili le antiche case del borgo. Stiamo parlando della frazione di Avena, a Papasidero, morta da 25 anni, e i cui vecchi abitanti, ormai cresciuti di una generazione, attendono ancora una sistemazione definitiva.

La segnalazione di questo assurdo, arriva in redazione da una persona molto attenta alle esigenze del paese, e, in effetti, le case che in questi anni sono state costruite per ospitare le famiglie degli sfollati ci sono, nuove, confortevoli, ma disabitate. Non c’è vita nelle vecchie case diroccate, non c’è vita nelle palazzine moderne. Il motivo pare sia legato alla mancanza di strutture di smaltimento rifiuti. Eppure quelle palazzine sono pronte da tempo e ben visibili sulla strada provinciale 504 Mormanno-Scalea. Un assurdo lungo un quarto di secolo per quelle famiglie, poche in verità, che hanno dovuto abbandonare per sempre le loro case. Ma non perché il loro sia un numero esiguo, hanno meno diritto alla casa rispetto a tutti gli altri. Nel frattempo, però, c’è un piccolo e inaspettato risvolto positivo in tutta questa storia.

Il borgo, che un tempo era abitato da circa 300 persone, è diventato meta dei turisti del Castrovillari, Pollino e Valle dell’Esaro Parco del Pollino. E questo per due ragioni: la sua vicinanza con una delle attrazioni principali della zona, la famosa grotta del Romito che custodisce il primo graffito dell’età paleolitica. E sia per la sua collocazione, su una roccia che precipita a picco verso burroni dall’aspetto acerbo e primitivo.

La storia di questa piccola frazione dispersa sui monti del Pollino, inoltre, è ricca di aneddoti, come quello che racconta che nel XI secolo il posto fu sede di una Signoria longobarda, o quello che ricorda come proprio qui morì san Leoluca da Corleone, giunto da Palermo per fondare un monastero dedicato a San Basilio. Da una sventura, dunque, sarebbe addirittura possibile beneficiare di un inaspettato afflusso turistico, se solo quei cittadini potessero, finalmente, vivere nelle loro case.

Fonte: Il Quotidiano della Calabria (di ROSITA GANGI) - 6 giugno 2008
06/06/2008
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