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Abbattimento selettivo cinghiali: il Wwf protesta

La notizia della decisione del Direttivo dell’Ente Parco nazionale del Pollino di autorizzare l’abbattimento selettivo del cinghiale all’interno dell’area protetta ha scatenato reazioni contraddittorie e si è prestata ad interpretazioni altrettanto contrastanti.
I primi erano stati i cacciatori che, tramite la Federcaccia di Cosenza, avevano fatto sapere di aver organizzato dei corsi riservati ai soli specialisti della caccia al cinghiale, in modo da formarli adeguatamente e organizzare meglio l’abbattimento selettivo.
Di fronte a questa presa di posizione l’Ente parco aveva diffuso una nota di precisazione nella quale rivendicava a sé il diritto-dovere di predisporre un percorso formativo ed organizzativo che portasse al raggiungimento dell’obiettivo di ridurre la popolazione in soprannumero di cinghiali senza però rischiare di provocare altri guasti ai già precari equilibri esistenti nell’ecosistema dell’area protetta.
In particolare, in un recente colloquio avuto con il veterinario consulente del Parco Bruno Romanelli avevamo appreso che l’organizzazione dell’intera operazione era ancora tutta da inventare e che si stava pensando a dei corsi altamente specializzanti da tenersi a Roma che dovrebbero mettere al riparo l’area protetta da qualsiasi tipo di rischio.
Ma evidentemente questa presa di posizione non è bastata a chiarire del tutto i termini della questione che, a quanto pare, sembra avviata ad aprire un nuovo fronte polemico fra ambientalisti e coloro che mantengono un atteggiamento molto critico verso il parco.
In totale disaccordo con l’iniziativa dell’Ente parco si è espresso il Wwf che in una nota diffusa nei giorni scorsi ha definito inutile il provvedimento annunciando, contemporaneamente, azioni di lotta contro la decisione di autorizzare l’abbattimento selettivo del cinghiale che, nella sostanza, viene vista come un tentativo di reintrodurre la caccia nelle aree protette.
Tale decisione è secondo il Wwf, “infondata e in contraddizione con lo stanziamento di 400 milioni di vecchie lire da parte dell’Ente per la cattura selettiva dei cinghiali e con la convenzione siglata tra Parco e Dipartimento di Scienze ambientali dell’Università di Siena, per la realizzazione di un piano di controllo del cinghiale attraverso la cattura degli animali con metodi incruenti.
Nei parchi
– conclude il comunicato – deve essere praticata la cattura come sistema di riequilibrio della fauna e non l’abbattimento selettivo che, secondo gli esperti e i gestori di aree protette in tutta Italia ha sempre fornito risultati insoddisfacenti. Non sono accettabili, a fronte dei vantaggi tutti da dimostrare che comporterebbe la soluzione dell’abbattimento selettivo, gli irreparabili danni collaterali alla restante fauna protetta del Parco, non ultimo lo stesso capriolo, il cui habitat in parte coincide con gli areali del cinghiale”.
(san.pio gio.)
12/08/2004
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