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Ricordando mia nonna. (Di Franco Valeriani)

Olga Aretini Mia nonna, Rosa Majori, risiedeva in America del Nord presso le due figlie. Era sofferente di cuore e, nel 1935, decise di ritornare in Italia per rivedere i suoi due figli Giuseppe e Stefano. Mio padre, Giuseppe, frequentò il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli dove conseguì il diploma di violino. Zio Stefano richiedeva a Chieti. Ad Orsomarso, mio padre conobbe l’ostetrica condotta Olga Aretini ed il 1930 convolarono a nozze. Era il 23 settembre del 1931 quando, nel palazzo Laino, venni alla luce. Nel 1930 mio padre costituì, con suoi alunni, il concerto musicale che cominciò ad esibirsi in molte feste locali. Nel giugno del 1935 mia nonna giunse a Orsomarso.
Avevo 5 anni e, come in sogno, ricordo ancora il suo dolce sorriso, le sue carezze e gli abbracci esternati con tanto affetto. Vivevamo nel palazzo del giudice Gregorio Laino e spesso le figlie, durante il periodo di vacanze, si intrattenevano con mia mamma e mia nonna, mentre papà giocava la consueta partita a carte con Gigetto, figlio del Giudice, il dottore Guaragna, il Segretario Comunale Rossi ed il giudice. Mia nonna visse giorni sereni ad Orsomarso e, oltre alle signorine Laino, conobbe altre gentili persone: Flora Capparelli, Caterina La Grotta, le sorelle Forestieri, tutte amiche di mia mamma. Nelle ore della sera uscivamo a passeggio, diretti in periferia, lungo la strada che costeggia il fiume. Venne l’inverno e, quell’anno, cadde una pioggia abbondante tanto che il fiume straripò raggiungendo alcune case vicine. Fu un inverno rigido e piovoso, che destava tanta malinconia. Restavamo a casa, accanto al fuoco, in attesa del bel tempo e mia nonna mi raccontava tante belle favole. Io me ne stavo seduto su di uno sgabello costruito da un falegname amico e, affascinato ascoltavo le avventure di Pinocchio, di Cenerentola e di Cappuccetto Rosso. La mamma si recava a casa delle partorienti, e mio padre dirigeva le prove che il concerto musicale teneva in una casa privata di Via Castello.
Giuseppe Valeriani Ma, come dice un antico proverbio, le cose belle hanno breve durata! La nonna avvertì un lancinante dolore al torace; furono chiamati, per un consulto il dottore Romita ed il dott. Guaragna che consigliarono riposo assoluto. A nulla valsero le cure e le premure dei miei genitori. La nonna ci lasciò nella più profonda disperazione. Al funerale partecipò tutta Orsomarso ed il concerto musicale intonò motivi religiosi, all’uscita della chiesa di San Giovanni Battista e lungo la strada per il Cimitero. Spesso, con i miei genitori, mi recavo a deporre un fiore sulla sua tomba e pregare come ella mi aveva insegnato. Invocavo la nonna, supplicandola di ritornare tra noi e, molte persone, sostavano commosse nel vedere quel bimbo inginocchiato presso la tomba versando lacrime di dolore. Mi auguro di ritornare di nuovo ad Orsomarso, come avvenne alcuni anni fa, per rendere un memore saluto alla mia nonna Rosa che, dal 1935, riposa nella pace del vecchio cimitero. Un amaro destino volle che ella non incontrasse il figlio Stefano, del quale spesso parlava con mio padre ricordando quando vivevano a Napoli sotto lo stesso tetto.
Adesso, cara nonna, il tuo nipote Franco è anche egli nonno di una bella bambina, Sonia che ho visto nascere a Villafranca di Verona, ma che vive tanto, tanto lontano. La sua dolce voce mi giunge da Las Vegas in America del Nord insieme e quella della mamma, la mia cara Rita, di suo padre Massimo e dell’altro caro figlio Franco con la moglie Ivana. Tutti lontani, in un altro mondo! Breve è stato il tempo delle favole! Poche ne ho raccontato alla mia Sonia, tu, invece, cara nonna, ne raccontasti tante al tuo nipote Franco che ti ascoltava estasiato. Riposa in pace, nonna, e volgi un pensiero al Signore affinché ci aiuti a vivere e superare gli ostacoli che incontriamo lungo il cammino della vita.
12/04/2004
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