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Sei in /Rubriche/La Locandina/Agosto/XX Domenica (a)

Fin dove può condurre l'odio e la violenza?

Carissimo/a, ti scrivo dal treno, rientrando da Rossano, dalla settimana di spiritualità della pace sull'argomento di "Dio come assoluto e disarmato amore" e pertanto come superamento radicale di ogni assolutismo tanto politico che religioso... Giorni intensi di preghiera e di riflessione, arricchiti anche dalla proiezione, e relativa discussione, di due film crudi e intensi collegati al tema: "Prima della pioggia" e "La settima stanza". Mi scorrono ancora davanti agli occhi soprattutto le scene di quest'ultimo, che racconta la vita di Edith Stein, brillante assistente del grande filosofo tedesco Husserl, ebrea convertita al cristianesimo ed entrata in un convento carmelitano, dove però la furia nazista la raggiunse ugualmente, per deportarla a condividere il destino di milioni di suoi fratelli e sorelle, uccidendola in una camera a gas: la settima stanza, appunto. Una camera di morte attraversata dalla luce, mentre lei priva di tutto, anche dei vestiti, come Gesù sul patibolo, si vede finire abbracciata a quella mamma, morta prima, che non aveva mai voluto perdonare il suo "tradimento" della religione dei padri.

LA LOCANDINA - Fin dove può condurre l'odio e la violenza? Fino a tanto a ancora più lontano, ma più lontano ancora può condurre l'amore, un amore che non indietreggia, né si impone, ma che va avanti disarmato, in attesa che qualcun altro possa corrisponderlo. Sentiti anche tu interpellato/a e abbandonati a quest'amore che non fa del male, ma piuttosto non si ferma davanti al male, né risponde ad esso con il male, ma solo con il bene. Il mondo in cui tu ed io viviamo ne ha tanto bisogno, nel superamento di ogni limite di religione, nazionalità, razza, cultura. Con affetto DG.

L’episodio narrato dal Vangelo mette in luce il superamento di qualsiasi limitazione nazionalistica della fede. Gesù loda una donna pagana per la sua grande fede. Si tratta di una donna che non risponde polemicamente all’appellativo, rievocato ironicamente da Gesù, con il quale gli ebrei chiamavano i pagani: “cani”. Se Gesù addolcisce l’espressione, parlando di “cagnolini”, la donna replica per ribadire un bisogno reale del cuore e della vita di ogni uomo, a qualunque religione appartenga: il bisogno di sfamarsi alla mensa di quel Dio che ha tenerezza per tutti e non esclude nessuno.

20^ Domenica dell’anno (A) 2005
Gesù, vieni in nostro aiuto
come hai fatto
con la donna siro-fenicia,
poiché i nostri desideri
non sempre corrispondono ai tuoi.
La nostra fede forse
non è grande come quella
di chi, pur pagana, credeva più degli altri,
ma soccorrici ugualmente:
anche noi viviamo delle briciole
del tuo infinito amore.
(GM/14/08/05)

Vangelo di Matteo (15,21-28) - “Partito di là, Gesù si ritirò nel territorio di Tiro e di Sidone. Ed ecco una donna cananea di quei luoghi venne fuori e si mise a gridare: «Abbi pietà di me, Signore, Figlio di Davide. Mia figlia è gravemente tormentata da un demonio». Ma egli non le rispose parola. E i suoi discepoli si avvicinarono e lo pregavano dicendo: «Mandala via, perché ci grida dietro». Ma egli rispose: «Io non sono stato mandato che alle pecore perdute della casa d'Israele». Ella però venne e gli si prostrò davanti, dicendo: «Signore, aiutami!» Gesù rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini». Ma ella disse: «Dici bene, Signore, eppure anche i cagnolini mangiano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi». E da quel momento sua figlia fu guarita”.
13/08/2005
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