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Microstorie intrecciate di salvezza e d'amore

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - La liturgia collega in questo anno B la Famiglia di Nazareth con la storia di persone umanamente poco importanti, ma che agli occhi di Dio sono tra quelle che hanno contribuito a scrivere la storia di salvezza e d’amore che egli ha intrecciato con tutta l’umanità. Quelle che chiamiamo “microstorie” riguardano oggi persone come Abramo e Sara, Simeone e Anna e soprattutto Maria e Giuseppe. La prima è una coppia avanti negli anni, e tuttavia riceve una discendenza numerosa come le stelle del cielo. Gli altri due hanno consumato i loro anni tenendo desta in se stessi e negli altri la speranza nel Messia. L’intensità della loro convinzione e la loro incrollabile fiducia in Dio che salva il suo popolo non sono state solo premiate, ma si sono accese all’improvviso di gioia nel vedersi davanti Colui che aspettavano. Abramo e Sara l’hanno ravvisato in un figlio ricevuto al di là di ogni logica umana e che vedevano crescere sotto i loro sguardi. Simeone ed Anna l’hanno riconosciuto in Gesù come l’Unto di Dio. Se quest’incontro per loro è durato pochi momenti, in Maria e Giuseppe è durato tutto il tempo in cui un bambino diventa uomo. Famiglia davvero felice la loro, che nella quotidianità e nelle cose di ogni giorno aveva a che fare con l’Altissimo Dio!

PREGHIERA
Anche qui abitò un tempo una famiglia,
similmente alla tua famiglia, Gesù,
e la tua casa non doveva essere
molto diversa da questa…
Qui sulla strada della Casa Rossa
il tempo passato è già tanto,
ma non è riuscito a cancellare il fumo
da questo caminetto, come non riuscirà a cancellare
le trame di vita che hanno fatto la Storia,
fornendo note e parole, sentimenti e rimpianti
perché altri, come me, anche per loro cantassero…
Sì, da queste pareti quelle piccole storie cantano
tutte le loro canzoni, mentre il sole
s’affaccia sull’uscio di casa e risplende,
come splendeva sul volto di Tua Madre
il sorriso, quando ti guardava varcare
la soglia e rientrare in quell’umile casa
colma già d’amore che si colmava
della stessa Presenza del Figlio di Dio. (GM/28/12/08)

Lettera agli Ebrei (11,8.11-12) - Fratelli, per fede, Abramo, chiamato da Dio, obbedì partendo per un luogo che doveva ricevere in eredità, e partì senza sapere dove andava. Per fede, anche Sara, sebbene fuori dell’età, ricevette la possibilità di diventare madre, perché ritenne degno di fede colui che glielo aveva promesso. Per questo da un uomo solo, e inoltre già segnato dalla morte, nacque una discendenza numerosa come le stelle del cielo e come la sabbia che si trova lungo la spiaggia del mare e non si può contare…

Vangelo secondo Luca (Lc 2,22-40) - Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, [Maria e Giuseppe] portarono il bambino [Gesù] a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore. Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore. Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo: «Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele». Il padre e la madre di Gesù si stupivano delle cose che si dicevano di lui. Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «Ecco, egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima –, affinché siano svelati i pensieri di molti cuori». C’era anche una profetessa, Anna, figlia di Fanuèle, della tribù di Aser. Era molto avanzata in età, aveva vissuto con il marito sette anni dopo il suo matrimonio, era poi rimasta vedova e ora aveva ottantaquattro anni. Non si allontanava mai dal tempio, servendo Dio notte e giorno con digiuni e preghiere. Sopraggiunta in quel momento, si mise anche lei a lodare Dio e parlava del bambino a quanti aspettavano la redenzione di Gerusalemme. Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui.

28/12/2008
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