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Aviosuperficie di Scalea. Ennesima cattedrale nel deserto?

L'Associazione La Scossa rivela che le acque in piena del fiume Lao hanno abbattuto una pare del muro di contenimento della pista della struttura aeroportuale di Scalea. Un duro colpo per quella che era stata preannunciata come un formidabile volano di sviluppo economico per tutta l'area alto tirrenica e del golfo di Policastro e che invece rischia di trasformarsi nell'ennesima cattedrale nel deserto.

SCALEA - Doveva essere il volano dello sviluppo turistico dell’Alto Tirreno Cosentino, effettuando voli giornalieri da e per i principali scali italiani ed europei. E invece, a distanza di diversi anni, è ancora inattiva. Si parla dell’Aviosuperficie di Scalea, costata 26 miliardi delle vecchie lire. Di voli ancora non se ne parla. Si teme che la struttura, rimanga una cattedrale nel deserto. La frana dei circa 30 metri del muro d’argine dell’Aviosuperficie di Scalea, verificatasi nei giorni scorsi durante la piena del fiume Lao, causata dagli elevati rovesci e che ha consentito alle sue acque di superare abbondantemente la soglia di attenzione, ha riaperto la polemica sull’importante opera, che sorge lungo la sponda sinistra del fiume Lao in località “La Bruca”, dotata di una pista lunga 2000 metri e larga 30.

“Oltre al crollo di 30 metri d’arginatura dell'avio-superficie, avvenuto nei giorni scorsi e il rischio non calcolato di esondazione del Fiume Lao nella struttura aereoportuale di Scalea – sottolinea il presidente dell’Associazione La Scossa, Antonio Pappaterra - voglio ricordare che per costruire la pista dell’infrastruttura, “sotto-utilizzata”, sono state sventrate intere colline nella Contrada Marina di Orsomarso ed oggi, al danno naturale, causato soprattutto dall’approssimazione e dalla superficialità di organi politici e tecnici che si sono interessati alla costruzione del sito adibito all’atterraggio di “Charter Invisibili”, si aggiunge la beffa, relativa alla questione che parla di soldi pubblici spesi quasi inutilmente.

Le ruspe delle ditte che si sono occupate negli anni passati della costruzione, dell’Aviosuperficie utilizzata prevalentemente dai gabbiani – ha detto Pappaterra – hanno provocato in località Marina di Orsomarso, un’incalcolabile dissesto idrogeologico. Il materiale di riempimento della pista d’atterraggio, molto probabilmente, proviene proprio dalle cave di sventramento delle colline in Contrada Marina di Orsomarso e da qualche cava a cielo aperto situata nel comune di Scalea. I siti di estrazione di materiale inerte nelle località interessate, provocano, ancora oggi, disagi, allagamenti e migliaia di Euro di danni a strade di collegamento, famiglie, abitazioni, cose e persone. La furia delle piogge, ogni volta, mette in luce l’handicap territoriale della quale tutti i cittadini sono vittime e nella quale siamo stati relegati, paradossalmente e in principio, proprio dalle scelte politiche che si sono fatte per garantire servizi al territorio stesso.

Per questo – aggiunge Pappaterra - occorre ritenere causa di questi mali le responsabilità politiche che hanno decantato l’opportunità di uno sviluppo del territorio inesistente, senza tener conto, fra l’altro, del danno ambientale che è stato regalato, come eredità, alla spesa dei contribuenti e alla salute dei cittadini. L’analisi – conclude Antonio Pappaterra - in sintesi è chiara e degna di libera interpretazione: L'aviosuperfice di Scalea è costata 26 miliardi di lire e ogni volta che scende una piena del fiume, crolla”.

01/02/2009
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