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Cani randagi: il veleno non risolve il problema, anzi complica la vita ai cittadini

Le associazioni La Scossa,  i Vas e il comitato dei volontari anti-randagismo chiedono aiuto ai Sindaci e al Presidente della Comunità montana di Verbicaro.

SCALEA - "Chiediamo aiuto alle istituzioni, ai sindaci del comprensorio tirrenico e, in particolar modo, per il ruolo politico di coordinamento programmatico che rappresenta, al Presidente della Comunità Montana di Verbicaro , Riccardo Benvenuto". E' l'appello del presidente dell'associazione La Scossa, Antonio Pappaterra, del dirigente Vas di Scalea, Antonio Maiuro e dei volontari del comitato anti- randagismo, Giulio Santo e Ivan Basso, che riguarda il grave problema dei gatti e dei cani randagi e del suo risvolto negativo sull'intero territorio dell'Alto tirreno cosentino. In questi giorni sono numerosi i casi allarmanti che riguardano aggressioni, avvelenamenti in massa di cani randagi, abbandono, uccisioni e maltrattamenti di ogni genere e tipo verso animali che hanno avuto la sola colpa di nascere in questa parte di società civile. A scalea, nella giornata di ieri, il tentativo di avvelenare alcuni cani randagi che frequentano la periferia della cittadina, ha portato alla morte di cani di proprietà e di decine di gatti. Purtroppo per gli animali non è stato possibile fare nulla.

Dalle notizie che stanno riportando i cittadini residenti nel luogo pare che il gesto sia stato premeditato da sconosciuti, intenzionati maldestramente a risolvere il problema, appunto, del randagismo. Un azione questa che ha colpito maggiormente i cittadini residenti in via Craxi, allarmando anche i numerosi proprietari di animali del luogo. "Non è la prima volta che accadono questi fatti nel nostro comprensorio - ha dichiarato Antonio Pappaterra dell'associazione La Scossa - io stesso, giorni fa, ho perso il mio cane pastore tedesco per un avvelenamento a seguito di un boccone lasciato in giro, atto a stanare, probabilmente, cani randagi. E' stato un duro colpo, molto sofferto, che mi ha fatto riflettere molto sull'ignoranza di alcune persone e sui metodi di crudeltà che questi adottano per peggiorare un problema. Il dilemma randagismo, - ha dichiarato Pappaterra-, solo in questa zona e nella Calabria, per la mancanza di volontà di alcune istituzioni e di servizi, non è considerata una risorsa e quindi un potenziale di sbocco, anche lavorativo".

Dello stesso avviso anche il gruppo Vas di Scalea e i volontari che curano a loro spese il problema randagismo: "sono mesi che chiediamo aiuto ai sindaci del comprensorio, - hanno dichiarato Giulio Santo e Ivan Basso -, ribadendo che loro stessi sono responsabili legalmente di ogni singolo cane e gatto randagio abbandonato nel territorio. Oggi, - hanno affermato i volontari, - dopo i cani ammazzati a fucilate a Santa Domenica Talao, i cani bruciati e avvelenati a Scalea, quelli uccisi ad Orsomarso e tutte le denunce di continue aggressioni che ci sono state, chiediamo aiuto, direttamente al Presidente della Comunità Montana, Riccardo Benvenuto, perché riteniamo, per le sue esperienze acquisite sulla progettazioni di canili rifugio e servizi per la comunità, che più di tutti possa darci una mano sulla questione".


Scalea lì 03/12/2009

per l'associazione La Scossa
Antonio Pappaterra

Per il gruppo Vas Scalea
Antonio Maiuro

I Volontari del comitato anti-randagismo
Ivan Basso e Giulio Santo

07/12/2009
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