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La scuola italiana disperde oltre il 22% - valore doppio rispetto agli obiettivi europei

Sulla riforma della scuola superiore: occorrono modifiche significative
(di Mariangela Bastico, pubblicato il 30/06/2009) - www.educationduepuntozero.it

La riforma della scuola superiore costituisce una priorità e una necessità. La scuola italiana, infatti, disperde oltre il 22% - valore doppio rispetto agli obiettivi europei - degli studenti e non li conduce a livelli di apprendimento adeguati, in termini di conoscenze e di competenze (rilevazioni OCSE-PISA).

ITALIA SCUOLA - I regolamenti approvati in prima lettura dal Consiglio dei Ministri sui licei, sull’istruzione tecnica e professionale non affrontano significativamente il miglioramento degli apprendimenti e la riduzione della dispersione scolastica; non innovano le metodologie didattiche e i curricula, non definiscono gli obiettivi di apprendimento; contengono un insieme di tagli insostenibili e di ritorno al passato. Per questo è necessario che il governo avvii un approfondito confronto e apporti modifiche significative sui punti di maggior criticità. Ne individuo alcuni.

• L’innalzamento dell’obbligo di istruzione a sedici anni, riforma fondamentale definita dalla Finanziaria 2007, è ignorato nella definizione del primo biennio della scuola superiore, che viene programmato senza stabilire comuni obiettivi di apprendimento e senza ricercare, pur nella specificità degli indirizzi, gli elementi di unitarietà, che favoriscano passaggi da un percorso di istruzione all’altro.

• La riduzione degli indirizzi e delle specializzazioni esistenti, condivisibile in quanto consente di eliminare eccessi di frammentazione e di duplicazioni, ha cancellato quasi totalmente le positive sperimentazioni, che, una volta valutate, avrebbero dovuto costituire le basi per la riforma.

• I regolamenti sul liceo classico e scientifico rappresentano un vero e proprio ritorno al passato, al liceo “originario” della riforma Gentile, quasi a rassicurare che continuerà a esistere la chiara distinzione – una sorta di superiorità gerarchica – tra licei e altri percorsi di istruzione, che ha caratterizzato negativamente la scuola italiana.

• C’è in tutti i regolamenti una rinuncia a una vera innovazione metodologica, didattica e di contenuti: invece che sviluppare la didattica laboratoriale, il metodo scientifico, il saper fare, il protagonismo dei giovani rimangono prevalenti gli insegnamenti teorici e le metodologie logico-deduttive.

• La reintroduzione del liceo tecnologico, i cui contenuti si avvicinano e possono duplicare i percorsi di istruzione tecnica, presenta il rischio di ricostituire percorsi di serie A (liceali) e di serie B (tecnici), svuotando nei fatti questi ultimi.

• La riforma della scuola superiore è incentrata sui tagli - tagli di indirizzi, di discipline, di ore, di insegnanti – che determinano vincoli troppo rigidi sui curricula e sugli orari, vincoli ulteriormente rafforzati dalla imposizione ministeriale di programmare le cattedre di insegnamento sulle 18 ore.

• Nella logica dei tagli, e assolutamente inaccettabile, è l’avvio della riforma contestualmente nel primo e nel secondo anno, così che gli studenti che quest’anno si iscrivono alla scuola superiore vedranno cambiato il proprio percorso il prossimo anno. Imposizione senza precedenti che infrange il patto educativo tra scuola, studenti e famiglie. Ma ancora più inaccettabile è il fatto che nella terza e quarta classe dell’istruzione tecnica e professionale – in cui permarranno i precedenti ordinamenti scolastici – le ore vengano ridotte a 32 settimanali, in assenza di criteri guida per realizzare una coerenza curriculare.

• Ritengo priva di logica la strutturazione del percorso di istruzione superiore in due bienni e una quinta annualità (2+2+1), organizzazione non rispondente alle esigenze di sviluppo dei percorsi liceali e tecnici – per cui sarebbe più coerente il 2+3 -, né dei percorsi professionali – per cui sarebbe più coerente il 2+1+1+1.
• Positivo è l’incremento fino al 35% del monte-ore degli spazi di autonomia delle scuole, anche se senza risorse adeguate questo risulta, ancora una volta, un inapplicabile riconoscimento di autonomia.
• In generale la mancanza di risorse aggiuntive, anzi l’attuazione di consistenti tagli, inficia tutto il processo di riforma, che non può essere realizzato senza disponibilità per la formazione in servizio dei docenti, per adeguare attrezzature e laboratori e potenziare il diritto allo studio.

01/07/2009
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