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1 milione di analfabeti. Ma non è mai troppo tardi

SCUOLA & GIOVANI - InviaStampaEsperti da tutto il mondo riuniti per trovare soluzioni ad uno dei drammi dell'Istruzione. Una parte della nostra società è tagliata fuori, e le scuole non ce la fanno. In Italia un milione di analfabeti, ma "non è mai troppo tardi". Il vice ministro Bastico: "L'educazione degli adulti sta entrando nella scuola".

ROMA - In Italia sono quasi un milione le persone che non sanno né leggere né scrivere. Cinque milioni, poi, non hanno la licenza elementare. In più ci sono gli analfabeti “funzionali”, vale a dire le persone che non riescono a comprendere un articolo di giornale o hanno difficoltà a compilare un modulo. Senza dimenticare i nuovi analfabeti dell'era tecnologica, cioè quelli che non sanno nemmeno come si accende un computer. Una situazione allarmante su cui da oggi, alla Borsa Merci di Arezzo, cercheranno di fare un punto esperti da tutto il mondo nel convegno “Chi ha diritto all'apprendimento”, organizzato dal Cofir, associazione professionale di insegnanti, orientatori, formatori.

Una due giorni per analizzare il fenomeno dell'analfabetismo in tutte le sue sfaccettature. “Ancora oggi nel mondo - dice Federico Batini, presidente del Cofir - possiamo contare più di 800 milioni di analfabeti. Questo ci fa capire che quello del diritto all'apprendimento è un problema non ancora risolto”. Negli anni Cinquanta-Sessanta, nell'Italia della ripresa economica, il tasso di analfabetismo era del 10 per cento. Andava in onda in quegli anni una trasmissione televisiva dal titolo “Non è mai troppo tardi”. Il conduttore, Alberto Manzi, insegnava agli spettatori a leggere e a scrivere e si conta che, grazie alle sue lezioni, quasi un milione e mezzo di persone abbiano conseguito la licenza elementare.

Oggi, secondo i dati dell'Università di Castel Sant'Angelo dell'Unla (Unione Nazionale per la Lotta contro l'Analfabetismo) gli analfabeti sono il 12 per cento della popolazione contro il 7,5 per cento dei laureati. “Sono sei milioni - spiega l'autore dell'indagine Saverio Avveduto - fra i completamente privi di alfabetizzazione e gli appena alfabetizzati. La definizione più corretta è ana-alfabeti. Molti a scuola ci sono stati pochissimo. Come se fossero entrati in un Grand Hotel attraverso una porta girevole: hanno fatto appena in tempo a intravedere la hall, che subito si sono ritrovati per strada. Poi ci sono i semianalfabeti che hanno solo la licenza elementare e sono più di tredici milioni”.

Certo, chi vuole mettersi in regola con gli studi dell'obbligo può frequentare i centri territoriali permanenti o le scuole serali. Ma anche in questo caso i numeri sono deludenti: il tasso di partecipazione degli adulti dai 25 ai 64 anni ad iniziative d'istruzione è del 4,7 per cento, contro una media europea del 9 per cento.

Altra nota dolente: l'analfabetismo digitale. Secondo il rapporto dell'Osservatorio Europeo Eurostat del giugno 2006, il 59 per cento degli italiani non ha nozioni informatiche di base. Sono soprattutto gli adulti a non saper navigare su internet o a scrivere su Word. Ad iniziare dai politici e dai dirigenti di azienda. Di questi infatti solo il 5 per cento controlla personalmente la mail, mentre negli Stati Uniti sono il 90 per cento. “Se aggiungiamo - conclude Batini - che coloro che dovrebbero essere detentori e dovrebbero veicolare il sapere, insegnanti e professori universitari, sono nella stessa condizione, con le debite eccezioni, il quadro si fa davvero preoccupante”.

(27 ottobre 2006) Fonte: La Repubblica

27/10/2006
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