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Il creazionismo in aula

All’ordine del giorno sono le rivendicazioni da parte della Chiesa verso il Governo di destra di cambiare le leggi riguardanti la scuola. Il sistema scolastico deve concedere ugual spazio al creazionismo di quanto conceda all’evoluzionismo. L’insegnamento della religione dev’essere presente nella scuola finanziata dallo Stato al pari degli insegnamenti scientifici. Il creazionismo dovrebbe esporre in materia di origine dell’Universo, della vita e dell’uomo.

Questa richiesta è equa? Il Governo deve concedere pari opportunità ai creazionisti o deve temere qualcosa?

Innanzi tutto non si può dire che le due concezioni siano sullo stesso piano. Il creazionismo non ha certo la stessa rispettabilità intellettuale che ha l’evoluzionismo. Le teorie evoluzionistiche, infatti, poggiano su anni di osservazione e di esperimenti, confronti di idee e lunghi ragionamenti, ma soprattutto su prove verificabili da qualunque uomo ragionevole. Viceversa il creazionismo fonda le sue certezze unicamente su quanto riportato sui testi sacri, così come vengono interpretati da chi di turno. Ma la scuola è l’unico luogo dove si disputa la contesa tra evoluzione e creazione? Certamente no! Il creazionismo è presente in gran parte della nostra società: oltre che nelle chiese si ritrova molto spesso in televisione e in famiglia, mentre l’evoluzionismo lo si trova maggiormente a scuola o molto meno nei libri e in televisione, queste ultime facilmente censurabili dalla famiglia. Inoltre le idee creazioniste non vengono presentate in modo onesto e libero: mentre nelle scuole basta leggere e ripetere a memoria i testi, pena l’abbassamento del voto in uno o due compiti, nelle Chiese la congregazione è tenuta a credere a ciò che si professa, pena le fiamme dell’inferno. Così ai bambini, impressionabili, viene insegnato che se essi non si comporteranno come vuole la Chiesa andranno diritti all’inferno dove saranno bruciati dalle fiamme. Questo è un vero terrorismo psicologico, altro che parità.

Ma se il creazionismo dovesse entrare veramente nelle nostre aule cosa succederebbe? Come sarebbe la lezione odierna? – “Oggi parleremo della creazione dell’Universo, degli animali e della creazione dell’uomo …”. – E poi? Si sminuirebbero le teorie scientifiche buttando fango su anni e anni di ricerca e conquiste della conoscenza. Cosa se ne direbbe, nella scuola creazionista, della Teoria dell’Evoluzione di Darwin? – “Ragazzi, vedete, è solo una teoria e certamente fra un po’ di anni verrà smentita …” – Come se una teoria fosse soltanto un modo fantasioso di pensare le cose. In realtà una teoria (nel senso in cui essa viene usata dagli scienziati) è una descrizione dettagliata di taluni aspetti dell’Universo, frutto di una continua e metodica osservazione, e dove è possibile provata da esperimenti. E inoltre queste descrizioni e questi esperimenti devono sopravvivere alla disamina ragionata di tutta la comunità scientifica. Se quella di Darwin è solo una teoria, è tutto quanto dev’essere. E tra tutte le teorie quella dell’Evoluzione e una delle più provate, esaminate e accettate. Al contrario quella creazionista non è una teoria; non c’è uno straccio di prova a suo favore, sono solo mere congetture e speculazioni, proprio per questo essa ha decisamente perso alla competizione libera e razionale e al vaglio della comunità scientifica. Invero ha perso gia al tempo di Copernico quattro secoli fa.

E quale delle creazioni si racconterebbe, tra tutte quelle possibili in una scuola creazionista? Quella Cristiana o una qualsiasi altra? Ma esse sono le sole creazioni possibili o se ne potrebbero trovare, con un gioco di fantasia, infinite di esse? Allora, in questo caso bisognerebbe offrire a ciascuna interpretazione pari spazio se volessimo veramente l’equità!

Bisogna stare molto attenti affinché il nostro Governo non conceda campo libero al creazionismo. Non soltanto per l’istruzione dei nostri giovani ma anche per ciò ne deriverebbe da questa egemonia di giudizio. Il creazionismo non si fermerebbe alla parità scolastica, ma le sue richieste diventerebbero ben presto più minacciose: il potere di decidere quali teorie insegnare e quali no, di dire cosa è giusto e cosa e sbagliato, di controllare come vestirsi, come comportarsi e cosa pensare. Avremmo così posto le basi per le barbarie e le oppressioni tipiche medievali dove il tempo si fermava e si estingueva la pluralità di pensiero libero e razionale e chi osava reagire veniva represso. Dov’era la parità allora?

Viviamo oggi nell’era del commercio, della tecnologia e della globalizzazione e i paesi che sapranno far rimanere libero il pensiero scientifico e illuministico prenderanno la guida del progresso. Non possiamo permettere il favoreggiamento istituzionale dell’ignoranza; coltiveremmo una generazione di inconsapevoli incapaci di gestire le industrie di domani e ancor più incapaci di aprire gli orizzonti del futuro.

Queste d'altronde sono parole di saggezza: "il prezzo della libertà è la perpetua vigilanza".

Stefano Sangiovanni
19/11/2001
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