Accedi oppure Registrati
Prima pagina Notizie Articoli Foto Dizionario dialettale Abystron teche Sostienici

dove

Direttore: Pio Giovanni Sangiovanni Credits | Privacy
 
03:42
Sabato
20/04/2024
Traduci English Français Español Deutsch Portuguese
Sei in /Rubriche/La Locandina/2009/27^ Domenica dell'anno anno B - 2009

Amare ed essere amati come Dio ci ama

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Essere amati ed amare è un'esigenza per tutti e il cuore umano senza amore non sarebbe tale. Avvertire il bisogno d'amare è istintivo, ma continuare ad amare, anche quando naturalmente non ci va di farlo, è più difficile. Eppure proprio in ciò si vede la nostra vera grandezza umana. A guardare il mondo dell'amore oggi, colpisce la facilità con la quale si ama anche intensamente, ma troppo episodicamente, e infatti si dimentica la persona amata, dicendo che l'amore è finito... magari quello stesso amore che si giurava dovesse essere eterno. Dio non ci ha amato così, né vuole che ci amiamo così. Ci ama di un amore che le difficoltà non diminuiscono né tanto meno spengono. Al contrario confermano e rafforzano. La sezione del Vangelo di Marco che stiamo leggendo alterna gli annunci della passione da parte di Gesù ai suoi insegnamenti fondamentali. Dopo aver indicato come doveri sostanziali del discepolo l'essere a servizio degli uomini e non della ricchezza, il saper accogliere i più piccoli e rispettarne l'inviolabile dignità, il restare sempre in cammino dietro di lui, Gesù ci indica la risorsa principale che rende possibile tutto ciò: continuare ad amare, amare anche e soprattutto nelle difficoltà, amare sino alla fine. Ciò vale in ogni caso, ma vale innanzi tutto per l'amore coniugale, che è quello che richiede una comunione di vita totale. In esso l'uomo e la donna ritrovano la propria identità ("osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne"). Tradire l'amore in questo caso è anche tradire se stessi. Sicuramente è tradire l'amore di Dio, o meglio, il modo con il quale egli ci ama: irreversibilmente e gratuitamente.

PREGHIERA
Come fu diversa quella prima sera per Adamo,
quando affrontando la notte, si trovò accanto qualcuno
carne della sua carne e cuore del suo stesso cuore!
Poté scoprire, anticipando milioni di anni,
che è solo nell'amore che Dio rimane in noi e noi in lui.
E che solo così ha pace il nostro cuore davvero!
Verità elementare eppure la più disattesa!
Forse perché anche questa perla, l'ultima e l'unica che ci resta,
l'abbiamo ridotta ad emozione e a cosa di cui disporre
a giorni alterni e finché ne abbiamo il gusto e la voglia!
Di nuovo pesa per tanti, per troppi,
ogni sera che scende quando non c'è accanto nessuno
che guardi con lui/con lei l'orizzonte lontano,
mentre vede accendersi per l'ultima volta e sfuocare
il giorno che passa e con esso la vita.
Aiutaci, Gesù, tu che tanto hai amato ed ami,
a non voltarci indietro e continuare ad amare:
per sempre e senza alcuna riserva! Amen (GM/04/10/09)

Genesi (2,18-24) - Il Signore Dio disse: «Non è bene che l'uomo sia solo: voglio fargli un aiuto che gli corrisponda». Allora il Signore Dio plasmò dal suolo ogni sorta di animali selvatici e tutti gli uccelli del cielo e li condusse all'uomo, per vedere come li avrebbe chiamati: in qualunque modo l'uomo avesse chiamato ognuno degli esseri viventi, quello doveva essere il suo nome. Così l'uomo impose nomi a tutto il bestiame, a tutti gli uccelli del cielo e a tutti gli animali selvatici, ma per l'uomo non trovò un aiuto che gli corrispondesse. Allora il Signore Dio fece scendere un torpore sull'uomo, che si addormentò; gli tolse una delle costole e richiuse la carne al suo posto. Il Signore Dio formò con la costola, che aveva tolta all'uomo, una donna e la condusse all'uomo. Allora l'uomo disse: «Questa volta è osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne. La si chiamerà donna, perché dall'uomo è stata tolta». Per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie, e i due saranno un'unica carne.

Canto al Vangelo (1Gv 4,12) - Se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. Alleluia.

Vangelo di Marco (10,2-16) - In quel tempo, alcuni farisei si avvicinarono e, per metterlo alla prova, domandavano a Gesù se è lecito a un marito ripudiare la propria moglie. Ma egli rispose loro: «Che cosa vi ha ordinato Mosè?». Dissero: «Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di ripudiarla». Gesù disse loro: «Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. Ma dall'inizio della creazione [Dio] li fece maschio e femmina; per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due diventeranno una carne sola. Così non sono più due, ma una sola carne. Dunque l'uomo non divida quello che Dio ha congiunto». A casa, i discepoli lo interrogavano di nuovo su questo argomento. E disse loro: «Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio verso di lei; e se lei, ripudiato il marito, ne sposa un altro, commette adulterio». Gli presentavano dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». E, prendendoli tra le braccia, li benediceva, imponendo le mani su di loro.

04/10/2009
Ascolta con webReader

 


0 commenti.

Per visualizzare lo spazio commenti è necessario accedere al sito.

Accedi
Nome utente
Password
 
 
Registrati | Recupera dati
In questa sezione