LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - L'anno liturgico si chiude nel suo ciclo B con la festa di Cristo Re dell'universo. Di solito associamo la parola "re" ad una particolare forma di governo, la "monarchia". Qui si tratta di tutt'altra cosa, per capire la quale possiamo avere due punti di riferimento: la realtà del Regno di Dio e il titolo di "Gesù Nazareno re dei Giudei" che fu fatto apporre sulla croce da Pilato. Proprio costui, nella narrazione del Vangelo di oggi, cerca di indagare sulla natura della regalità di Gesù, senza arrivare ad alcun risultato. Perché mai? Perché gli mancano gli strumenti culturali e religiosi per poter capire che il Regno di Gesù è collegato innanzi tutto alla signoria di Dio. Si tratta di una signoria che si esercita non per la gloria e per la felicità del "sovrano", ma per la realizzazione e la felicità di noi uomini, trattati come figli e non come sudditi. Anzi è proprio a nostro vantaggio e perché noi stessi diventiamo "re" con lui, che Gesù dà tutta la sua vita. Il trionfo di Cristo come re si compie perciò su una croce, sulla quale quel titolo ha questo significato: "Qui si esprime e si realizza la regalità di questo Re particolarissimo, il re dell'infinito amore".
PREGHIERA
Gesù, aiuta tutti noi a capire
che se il tuo regno non è di questo mondo,
non è però nemmeno un'idea astratta
o un mito senza consistenza.
Per te è così concreto quanto quella croce
con la quale i regnanti di questa terra
cercarono invano di annullare
ciò che tu cominciavi a realizzare tra di noi
e che né Pilato né alcun altro dominatore di questo mondo
potrà mai capire.
Cioè la semplice e nuda Verità
che il tuo regno ha in prima fila
quella parte dell'umanità
che i grandi considerano solo la feccia della terra:
i poveri e gli infelici
e gli uomini senza speranza.
Insegnaci a servirti in loro
e a collaborare ogni giorno a che il tuo regno
venga presto tra di noi. Amen! (GM/26/11/06).
Profeta Daniele (7,13-14) - Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco venire con le nubi del cielo uno simile a un figlio d'uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui. Gli furono dati potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano: il suo potere è un potere eterno, che non finirà mai, e il suo regno non sarà mai distrutto.
Giovanni (18,33-37) - Pilato allora rientrò nel pretorio, fece chiamare Gesù e gli disse: "Sei tu il re dei Giudei?". Gesù rispose: "Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?". Pilato disse: "Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?". Rispose Gesù: "Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù". Allora Pilato gli disse: "Dunque tu sei re?". Rispose Gesù: "Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce".
*I testi sono ripresi dal ciclo precedente del 2006.
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