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Sei in /Rubriche/La Locandina/LA LOCANDINA 2012/2^ Domenica di PASQUA - 2012 (B)

Che cosa fare per credere e ritrovare la via della pace?

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - È più facile credere senza vedere o credere guardando le ferite dell'altro? Domanda difficile alla quale ciascuno deve rispondere secondo la sua sensibilità, oltre che secondo le proprie convinzioni. Gesù sembra non avere preferenze particolari. Nel Vangelo di oggi egli augura la pace e mostra le sue ferite ai discepoli. A Tommaso, che non aveva ancora visto quelle ferite, Gesù le mostra ugualmente in maniera ancora più ravvicinata e dettagliata. Loda però anche la fede di coloro che crederanno senza aver visto. Cioè dice in altre parole che c'è posto anche per noi, che apparteniamo per ragioni storiche a questi ultimi. Ma vi apparteniamo davvero? E soprattutto non abbiamo alcuna ferita da vedere, per credere? È vero, le ferite di solito si nascondono: a se stessi e agli altri.

E su quelle mostrate dagli altri o dalla loro umanità si preferisce chiudere gli occhi per non vederle. Forse è per questo che è diventato più difficile credere. Viviamo in un mondo quasi fittizio, che non esiste nella realtà: cerchiamo felicità senza alcuno sforzo e gioia senza alcun sacrificio. Forse per questo qualsiasi dispiacere ci diventa insopportabile e la felicità si allontana sempre più. Che cosa fare per credere e ritrovare la via della pace? Accettare di guardare le ferite della nostra umanità, ma non per compiacersene, ma per curarle quanto più è possibile. Anche in se stessi? Certo. E in che modo? Accettando di condividere la sofferenza condividendo anche la gioia degli altri, come ci insegna nella prima lettura la vita della primitiva comunità cristiana.

PREGHIERA
Almeno tu, san Tommaso,
non avevi paura, a differenza di me,
di guardare le ferite,
le ferite del Tuo Maestro,
stentando forse a credere che esse
fossero state davvero inflitte
a chi per nessuna ragione al mondo
le avrebbe mai meritate.
Dubitavi forse di questo,
mentre ragionavi su tutte le cose,
e per questo, mi sei e mi resti per sempre simpatico?
Ma il Maestro venne e mostrò quelle ferite,
sin troppo da vicino e Tu quasi esplodesti:
"Mio Signore e mio Dio!".
Mio Signore e mio Dio, è questa dunque la sorte
di un Dio che viene nel mondo?
È offrire un po' di spazio sulla sua croce,
non perché egli abbia bisogno di altre stigmate,
ma perché noi abbiamo bisogno di spazio
accanto a Lui, per risorgere e sanare le nostre ferite.
Grazie, Signore, crocifisso e Risorto! (GM/15/04/12)

Vangelo di Giovanni (20,19-31) - La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Atti 4,32-35 - La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune. Con grande forza gli apostoli davano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù e tutti godevano di grande favore. Nessuno infatti tra loro era bisognoso, perché quanti possedevano campi o case li vendevano, portavano il ricavato di ciò che era stato venduto e lo deponevano ai piedi degli apostoli; poi veniva distribuito a ciascuno secondo il suo bisogno.

15/04/2012
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