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Cetraro: I Verdi denunciano l'inerzia giudiziaria

CETRARO - I Verdi denunciano l'inerzia giudiziaria e si appellano alle istituzioni. Rifiuti tossici, uno strano silenzio. La scoperta nella sede dell'Ex Emiliana Tessile risale a qualche mese fa.
Dopo aver più volte denunciato la preoccupante situazione generale che caratterizza il futuro dell'ormai ex polo tessile di Cetraro e dei suoi lavoratori e aver altresì messo in evidenza, motivandolo con argomentazioni solide e documentate, tutto il proprio scetticismo sulle vari ipotesi di riconversione industriale avanzate da Vela Latina S.r.l., il gruppo industriale che ha acquisito l'immobile dell'ex Emiliana Tesile e che fa, come è noto, capo agli imprenditori cosentini Fausto Aquino e Piero Citrigno, ora l'Associazione Verdi per Cetraro, con un documento in cui esprime preoccupazione e sconcerto, richiama l'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni competenti sullo stato fisico in cui versa attualmente lo stesso stabilimento dell'ex Emiliana Tessile, all'interno del quale, già nei mesi scorsi, in seguito alla denuncia del responsabile del Nucleo di vigilanza ambientale dei Vas, Emilio Quintieri, e al successivo sopralluogo effettuato dagli agenti della Polizia giudiziaria del Cfs e dal dott. Salvatore Curcio, chimico, dirigente del Dipartimento provinciale dell'Arpacal di Cosenza, è stata accertata la presenza di numerosi fusti contenenti varie sostane corrosive, irritanti e tossiche e di altri di cui non è stato possibile identificare il contenuto, poiché sprovvisti di etichetta.
"E' paradossale - hanno, infatti, scritto i Verdi di Cetraro - l'esito a cui si è arrivati per trovare una soluzione alla situazione del Polo tessile cetrarese. Come sappiamo tutti, infatti, prima sono arrivati presunti imprenditori, che hanno preso tanto denaro pubblico, e poi gli stessi sono spariti, lasciando solo rifiuti e perfino tossici. Purtroppo, questa è la triste realtà in cui versa ora l'area dell'ex Emiliana Tessile, già stabilimento Faini, assurdamente svenduta e svuotata di tutto, fuorché delle velenose sostanze chimiche che giacciono abbandonate nella struttura. Pertanto, oltre allo sperpero di tanto denaro pubblico, che ha comportato notevoli danni economici, sociali ed occupazionali, ora dobbiamo registrare anche un possibile danno ambientale che minaccia la comunità cetrarese".
"Questa evenienza - hanno aggiunto gli ambientalisti della cittadina tirrenica - è stata, come è noto, confermata anche da un'indagine giudiziaria, che ha rinvenuto all'interno dell'azienda, ora Vela Latina, la presenza di diversi prodotti chimici, tra cui decine di bidoni di acido formico, centinaia di fusti con prodotti coloranti, alcuni fusti di Lanalbina (con simbolo nocivo e corrosivo), alcuni sacchi contenente fertilizzante azoto, alcuni sacchi di acetato sodico, alcuni bidoni siglati HD 37 DRV, alcuni bidoni di soda caustica, alcuni bidoni con etichetta Tanaterge, del disincrostante (con simbolo corrosivo), diversi flaconi di prodotti chimici, alcuni bidoni di solfato e ammoniaca, alcuni bidoni di sostanze oleose, nonché alcune decine di bidoni da cento litri privi di etichette o con etichette illeggibili, alcuni fusti da trenta litri e cinquanta litri anch'essi privi di etichetta, alcuni fusti da duecento litri di percloro etilene, alcune centinaia di litri di olio minerale, alcune centinaia di litri di Esapal-NP/90, alcune decine di litri di olio vasellina, un bidone contenente grasso speciale bisolfuro, un bidone contenente prodotto etichettato con sigla EHT/15, e, infine, alcune cataste di onduline eternit, già usurate e lacerate".
"Stante la loro collocazione - fanno notare ancora i Verdi di Cetraro - siamo di fronte a un bel mix per una probabile bomba ecologica! Lo stato di insicurezza che caratterizza i suddetti bidoni, infatti, potrebbe innescare, per una qualsiasi causa, accidentale e/o provocata, un serio rischio sanitario, nonché una situazione di pericolo per la pubblica incolumità, non essendo gli stessi correttamente e provvisoriamente custoditi e considerando il trascorrere del tempo, che usura e deteriora. Questo lungo elenco di sostanze chimiche in stato di abbandono e non stoccate presenti nell'ormai dismesso stabilimento desta comprensibilmente allarme sociale, soprattutto se si tiene conto che sui prodotti in questione nessuna autorità e nessuna istituzione ha mai effettuato alcuna analisi chimico-biologica.
Pertanto, non si conosce la loro vera natura. Di certo, si intuisce che sono rifiuti speciali, nonché tossici, da smaltire nel rispetto della legge e senza alcun ulteriore ritardo. D'altronde, l'attuale situazione di inerzia ha tutte le caratteristiche per far evolvere l'indagine giudiziaria verso l'individuazione di responsabilità civili e penali nei confronti dei responsabili. Anche perché un'altra indagine giudiziaria, che ha rinviato a giudizio il precedente imprenditore, Angelo Marani, ha accertato che lo stesso, per sua affermazione, avrebbe ottenuto finanziamenti anche per porre rimedio ai prodotti chimici accumulati nel corso degli anni nell'azienda tessile".
Infine, i Verdi di Cetraro hanno voluto sottolineare il fatto che "da sempre seguono le vicende del Polo tessile cetrarese" e che "preso atto anche di questa situazione e consapevoli che il degrado ambientale rende la vita insostenibile soprattutto ai deboli, chiedono e fanno appello a tutte le istituzioni di mettere in atto tutte le iniziative tese alla bonifica del sito, senza ulteriore aggravio di spese per la collettività".
03/09/2006
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