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Sei in /Rubriche/La Locandina/LA LOCANDINA 2013/32^ Domenica del 2013 (C)

Cercare sempre e sperimentare la consistenza eterna nella vita quotidiana di questo mondo

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - "I figli di questo mondo" e "quelli giudicati degni della vita futura" più che due categorie contrapposte di persone, indicano due modalità fondamentali dell'esistere. Secondo le parole di Gesù nel Vangelo di Giovanni (Gv 17,11.14) dobbiamo essere nel mondo, ma senza essere del mondo. Il Vangelo di oggi parla dei "figli di questo mondo" (uioì aiōnos toútou) in un senso più complessivo, ma afferma chiaramente che non è automatica la prerogativa di essere degni dell'altro mondo (aiōnos ekeínou). Per poterne essere degni, bisogna diventare figli della luce, come Gesù ha asserito in altre occasioni (Lc 16,8). Potremo farlo solo assecondando la nostra dignità di figli di Dio (Mt 6,9; Gv 20,17). Ciò significa dare alla vita terrena un orientamento "celeste", non nel senso che dobbiamo condurre una vita eterea ed evanescente, ma che dobbiamo sempre cercare e sperimentare la consistenza eterna nella vita quotidiana di questo mondo. Il mondo che si aprirà per noi dopo la morte non sarà il prolungamento indefinito della vita terrena, ma sarà la piena maturazione di quell'orientamento eterno che gli avremo impresso già sulla terra. Non ci sarà più qualcosa come il matrimonio e la singola famiglia, perché il nostro amore, ricongiungendosi alla sua radice, non sarà più destinato all'esclusività di una persona o di un singolo gruppo umano, ma alla totalità dei figli di Dio, anche a quelli che avevamo perso nel passato, ma che ritroveremo pienamente e per sempre in lui, che è Dio dei viventi e non dei morti.

PREGHIERA
"Nella giustizia contemplerò il Tuo volto".
Sono parole che inquietano e confortano,
perciò da Te vorrei sapere, o mio buon Dio,
quanto terrai in conto la "mia" giustizia
per la quale ho solo dubbi e nessuna certezza,
e quanto invece prevarrà la Tua Misericordia,
giacché proprio essa avvolge e ricopre d'amore
le nostre deficienze.

Tu, che sei il Dio di Abramo e di Isacco,
il Dio dei vivi, il Dio dei nostri cari,
che furono e sono cari anche a Te
e perciò restano più vivi nel Tuo amore
che nella nostra memoria,
almeno per la nostra e la loro sofferenza,
che commosse anche Te nel separarci,
ricongiungici a loro e a Te per sempre, Amen! (GM/10/11/13)

Dal salmo 17 (16). Ci sazieremo, Signore, contemplando il tuo volto.
Ascolta, Signore, la mia giusta causa, / sii attento al mio grido. / Porgi l'orecchio alla mia preghiera: / sulle mie labbra non c'è inganno. // Tieni saldi i miei passi sulle tue vie / e i miei piedi non vacilleranno. / Io t'invoco poiché tu mi rispondi, o Dio; / tendi a me l'orecchio, ascolta le mie parole. // Custodiscimi come pupilla degli occhi, / all'ombra delle tue ali nascondimi, / io nella giustizia contemplerò il tuo volto, / al risveglio mi sazierò della tua immagine.

Vangelo di Luca (20,27-40) - In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi - i quali dicono che non c'è risurrezione - e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: "Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello". C'erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l'hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: "Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe". Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».

10/11/2013
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