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Per parlare in nome di Dio bisogna ascoltarlo

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Il profeta è innanzi tutto un discepolo, perché per parlare in nome di Dio bisogna ascoltarlo. È il messaggio della prima lettura, nella quale questo elementare principio è affermato proprio da colui che è chiamato il "servo di JHWH". In Isaia troviamo quattro cantici su di lui, dei quali la liturgia riporta oggi il terzo. Il suo messaggio centrale è il capovolgimento della situazione del discepolo: ripudiato, angustiato e perfino ucciso dagli uomini, è consolato e alla fine esaltato da Dio. Gesù, solitamente presentato come il Maestro, appare oggi proprio così: pur nell'immane sofferenza resta incrollabilmente unito al Padre. Non così si comportano i suoi discepoli, dei quali si narrano tradimenti, rinnegamenti e la fuga nel nascondimento. Tuttavia Luca ritorna sul tema della sequela di Gesù come unico modo di essere suoi discepoli. Occorre camminare non da soli ma con un popolo, che qui segue Gesù alla volta del calvario. Si è discepoli non per privilegi acquisiti, ma essendo effettivamente in questo cammino, come la moltitudine, il Cireneo, e persino uno dei due condannati alla stessa pena: il cosiddetto "buon ladrone". A lui, che nell'ultimo istante della sua vita riesce ad aprire al Maestro il suo cuore, Gesù apre all'istante le porte della sua eterna compagnia nel Paradiso: oggi con me sarai nel Paradiso.

Partendo da Betfage verso Gerusalemme,
avevi guardato, Gesù, gli umili che Ti accompagnavano,
ai quali presto si sarebbero uniti
ragazzi vocianti e folle di pellegrini
che Ti acclamavano come figlio di Davide.
Avevi ancora rivolto fugacemente lo sguardo
verso la folla che s'era a Te accompagnata
in quell'ultimo dolorosissimo tratto di strada,
e forse finalmente dall'alto della croce intravedesti
gli abituali discepoli, che da lontano e nascosti,
Ti avevano anch'essi seguito...
Qui davanti a noi è ora l'esito d'una violenza
scatenata in nome della doppia legge,
di Dio e di Cesare, e l'orrore è sì forte
che vorremmo fuggire e tutto dimenticare.
Ma non ci riusciamo, e pur volendolo,
mai ci riusciremmo, perché ci tiene qui sotto la croce
il Tuo amore infinito,
di cui di certo non esiste uno maggiore. (24/03/2013)

Isaia (50, 4-7) - Il Signore Dio mi ha dato una lingua da discepolo, perché io sappia indirizzare una parola allo sfiduciato. Ogni mattina fa attento il mio orecchio perché io ascolti come i discepoli. Il Signore Dio mi ha aperto l'orecchio e io non ho opposto resistenza, non mi sono tirato indietro. Ho presentato il mio dorso ai flagellatori, le mie guance a coloro che mi strappavano la barba; non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi. Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto svergognato, per questo rendo la mia faccia dura come pietra, sapendo di non restare confuso.

Vangelo di Luca (23,26-49) - Mentre lo conducevano via, fermarono un certo Simone di Cirene, che tornava dai campi, e gli misero addosso la croce, da portare dietro a Gesù. Lo seguiva una grande moltitudine di popolo e di donne, che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui [...]Insieme con lui venivano condotti a morte anche altri due, che erano malfattori. Quando giunsero sul luogo chiamato Cranio, vi crocifissero lui e i malfattori, uno a destra e l'altro a sinistra. Gesù diceva: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno». Poi dividendo le sue vesti, le tirarono a sorte. Il popolo stava a vedere; i capi invece lo deridevano dicendo: «Ha salvato altri! Salvi se stesso, se è lui il Cristo di Dio, l'eletto». Anche i soldati lo deridevano, gli si accostavano per porgergli dell'aceto e dicevano: «Se tu sei il re dei Giudei, salva te stesso». Sopra di lui c'era anche una scritta: «Costui è il re dei Giudei». Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!». L'altro invece lo rimproverava dicendo: «Non hai alcun timore di Dio, tu che sei condannato alla stessa pena? Noi, giustamente, perché riceviamo quello che abbiamo meritato per le nostre azioni; egli invece non ha fatto nulla di male». E disse: «Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno». Gli rispose: «In verità io ti dico: oggi con me sarai nel paradiso». 44Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissò e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 45Il velo del tempio si squarciò nel mezzo. 46Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo spirò. 47Visto ciò che era accaduto, il centurione glorificava Dio: «Veramente quest'uomo era giusto». 48Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. 49Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e così le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.

23/03/2013
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