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Pentecoste: Festa per liberare l'uomo

LA LOCANDINA di don Giovanni Mazzillo - Pentecoste significa 50 giorni. Sono, secondo il racconto degli Atti degli Apostoli, quelli trascorsi dalla Pasqua e corrispondono ai giorni precedenti la festa ebraica del dono della "legge" al Sinai. Una legge che già allora non era pensata per opprimere, ma per liberare l'uomo, convogliando le sue energie verso il bene. In realtà quel dono era anche un'alleanza: l'alleanza tra Dio e un popolo diventato comunità di persone libere. Lo Spirito di Dio riappare ora in questa "nuova Pentecoste", per segnare un'ulteriore tappa di quel cammino, iniziato molto prima, quando, agli albori della creazione, lo Spirito di Dio era apparso come colomba, che covava sull'universo informe, quasi a preparare l'esplosione meravigliosa della vita nel cosmo. Nel battesimo di Gesù lo stesso Spirito era ricomparso in forma di colomba, per indicare la nuova e decisiva tappa della storia, rilanciata inarrestabilmente verso la meta finale dall'evento pasquale di Gesù. Ora che egli è fisicamente scomparso, mandando il Suo Spirito (Vangelo), vuole restare tra i "suoi", cioè con noi, in altre forme. La prima lettura ne indica poeticamente e biblicamente due: quella del vento impetuoso e quella del fuoco. Il vento della libertà, nella diffusione di un messaggio che nessuno può fermare; il fuoco di un amore, che nessuno può soffocare. Vivere assecondando l'amore e diffondendolo nel mondo significa non solo ascoltare una voce nuova che parla con tutta la gamma delle lingue, elencate, nella stessa lettura, tra quelle dei popoli più noti del bacino del Mediterraneo, ma significa entrare nel dinamismo di una libertà complessiva. È quella di chi vive secondo Dio, perché è diventato suo figlio (seconda lettura). Solo passando per questo stadio, anche noi contribuiamo a "rinnovare" il mondo, spinti da quello Spirito che il Salmo di oggi descrive come Colui che rinnova la terra (Sal 103 [104]).

Preghiera
Da questa costa appena s'intravede
nei giorni più limpidi lo Stromboli
e talvolta persino qualche filo di fumo
che testimonia un fuoco
che perennemente arde nelle viscere
di quell'enorme montagna.
Lo rivedo, pensando che Tu, Spirito onnipresente,
che continuamente ardi nella parte più intima
di questa nostra storia e nel cuore d'ogni essere umano,
sei nascosto ai nostri occhi,
che non sanno né possono spingersi tanto lontano...
In effetti, Tu sei più vicino a noi,
persino di questo pensiero appena formulato,
e la Tua presenza è la causa d'ogni desiderio di bene
e della volontà efficace, nonostante tutto,
di contribuire a migliorare questo mondo.
E di questo Ti ringraziamo. (GM/19/05/13)

Libro degli Atti (2,1-11) - Mentre stava compiendosi il giorno della Pentecoste, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un fragore, quasi un vento che si abbatte impetuoso, e riempì tutta la casa dove stavano. Apparvero loro lingue come di fuoco, che si dividevano, e si posarono su ciascuno di loro, e tutti furono colmati di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue, nel modo in cui lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Abitavano allora a Gerusalemme Giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. A quel rumore, la folla si radunò e rimase turbata, perché ciascuno li udiva parlare nella propria lingua. Erano stupiti e, fuori di sé per la meraviglia, dicevano: «Tutti costoro che parlano non sono forse Galilei? E come mai ciascuno di noi sente parlare nella propria lingua nativa? Siamo Parti, Medi, Elamìti; abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadòcia, del Ponto e dell'Asia, della Frigia e della Panfìlia, dell'Egitto e delle parti della Libia vicino a Cirene, Romani qui residenti, Giudei e proséliti, Cretesi e Arabi, e li udiamo parlare nelle nostre lingue delle grandi opere di Dio».

Vangelo di Giovanni (14,15-16.23-26) - In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Paràclito perché rimanga con voi per sempre. Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto».

 

18/05/2013
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La foto mostra, al di là delle montagne di Tortora, il Mar Tirreno, nella cui vastità s'intravede lo Stromboli.
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