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Una compagnia di operetta tutta calabrese

Con il prestigioso approdo al Teatro Rendano di Cosenza, lunedì 30 agosto ’04, la compagnia d’operetta ‘’Meriggio d’oro’’ compie un innegabile salto di qualità dopo i già lusinghieri successi di pubblico e di critica ottenuti con la rappresentazione de ‘’Il conte di Lussemburgo’’ di Franz Lehàr negli spettacoli tenutisi il 6 agosto presso il Grand Hotel delle Terme di Guardia Piemontese, il 10 agosto a S. Lucido e il 23 a Montalto.
Un’esperienza, quella della compagnia che si è formata all’interno dell’associazione culturale ‘’Porta cenere’’, che si può veramente definire unica nel suo genere nel panorama culturale e artistico calabrese sia per i contenuti che per la qualità della proposta, fatta da un gruppo di altissimo livello formato in massima parte da studenti e diplomati del Conservatorio musicale di Cosenza e magistralmente diretti da Francesco Gigliotti, docente di Iconografia teatrale al Dams dell’Ateneo di Arcavacata.
una scena
Andando nello specifico dell’operetta, ‘’Il Conte di Lussemburgo’’ (Der Graf von Luxenburg, 1909) fu scritta e rappresentata ottenendo lusinghieri successi dal compositore austro-ungherese Franz Lehàr (1870-1948) all’epoca in cui a Vienna, la capitale dell’impero, ricopriva l’incarico di Operettenkapelmeister al Theater an der Wien. Si tratta di uno spettacolo musicale per orchestra, cantanti ed attori la cui vicenda parla dell’attempato principe Basilio che si è innamorato di una cantante, Angela Didier.
Il suo amore non potrà essere coronato dal matrimonio in quanto Angela non ha titoli nobiliari; ma potrebbe pur sempre… acquistarne uno! Ecco allora Basilio proporre un affare a René, conte di Lussemburgo: sposare Angela, divorziare dopo tre mesi e incassare un cospicuo assegno. Unica condizione: i due sposi rimangano sconosciuti l’uno all’altra. René accetta. Il matrimonio fra Angela e René viene celebrato con i due sposi divisi da un telaio. Se René ha così risolto i suoi problemi finanziari, non altrettanto bene se la passa il suo amico pittore Armando Brissard: vorrebbe sposare la sua modella Juliette ma gli manca il contante… Alla sua festa d’addio al teatro, Angela incontra René ed è subito amore.
Eppure proprio quel giorno scadono i tre mesi pattuiti. Basilio è raggiante quando annuncia il suo matrimonio con Angela, ora “contessa”, ma è arrivato troppo tardi. Angela e René sono innamorati e sono anche marito e moglie. Per Basilio c’è invece un’ingiunzione dallo zar in persona: deve sposare l’invadente contessa Stasia. A loro volta Juliette e Armando trovano il denaro necessario per unirsi felicemente alla coppia Angela-René.
La specificità e la caratteristica della proposta che sta suscitando un vivo interesse in un pubblico molto vasto e vario, e quindi richiama anche l’attenzione e la riflessione della critica, viene chiaramente espressa nella nota della regia dello spettacolo: “L’operetta, ingiustamente considerata genere minore nel panorama del teatro contemporaneo, può rivelarsi, al contrario, quale esempio di innovazione del teatro stesso. L’abusato stereotipo delle origini aveva inteso per ‘operetta’ un mondo spensierato e leggero fatto di spumeggianti invenzioni tra canto e parola. In realtà, è proprio l’abilità di fondere in un unico modello e con semplicità musica, danza e prosa, il punto forte di questo teatro.
Ma per meglio comprendere sotto questa luce l’invenzione leggera dell’operetta, occorre non considerare essenziali proprio quelle forme che hanno fatto la sua fortuna. Intendiamo lo splendore diffuso dalle scene, le coreografie ammiccanti, i costumi e i trucchi irresistibili dei personaggi e delle soubrette. Tutto ciò ha sempre agito sul pubblico come un potente incantesimo capace di inebriarlo e condurlo all’interno delle scene rappresentate. Così facendo, resta però preclusa un’altra prospettiva, non meno affascinante che trae origine nella scrittura del libretto e nella composizione della musica fuori contesto.
Questa è forse l’unica premessa se vogliamo percepire la poesia che sottende l’alternarsi delle parti cantate con le parti recitate. Il cerone si dissolve dai volti dei personaggi e mostra la fisicità delle maschere facciali degli attori, l’abilità dei cantanti si completa nelle tecniche di espressione corporea, lentamente lo spettacolo, asciugato dei clichè convenzionali, è libero di volgersi verso altre mete. ‘’Il conte di Lussemburgo’’ di Franz Lehàr e libretto di Wilner e Bodausky, per il riuscito equilibrio fra la vicenda e i numeri musicali, ha offerto l’occasione per realizzare il nostro progetto di spettacolo. Nella vicenda sono presenti alcuni aspetti collegati con la migliore tradizione della commedia dell’arte, come il matrimonio per interesse, gli intrighi e i travestimenti.
La musica completa gli avvenimenti e sembra voler trasferire l’azione in un mondo onirico, vicino alla suggestione della fiaba. Il lungo ed intenso allenamento degli attori e dei cantanti che assieme hanno lavorato nella ricerca e nel confronto delle rispettive tecniche, ha così consentito di focalizzare questi elementi nella essenziale scansione dei gesti e dell’alternarsi del canto con la voce recitata. Anche l’assenza di dispositivi scenici è deliberatamente rivolta a ripensare l’azione drammatica come interna ai corpi degli attori e alla loro arte di saper creare le situazioni dal grande vuoto dello spazio scenico”.
Si diceva prima della critica che comincia ad occuparsi di questa ‘’opereta fatta in casa’’, essa ha già messo in evidenza il fatto che lo spettacolo si distacca dai clichè recitativi classici dell’operetta e si avvicina al teatro contemporaneo, che fa dello spazio un organismo vero e proprio. Un successo, quello della compagnia d’operetta ‘’Meriggio d’oro’’ con lo spettacolo tratto dall’opera di Lehàr che dimostra ormai quanto la Calabria sia matura e può ancora maturare per produrre spettacoli di elevato livello artistico e culturale.
Detto di Francesco Gigliotti, che ha ideato e diretto il progetto di spettacolo, cosentino di nascita e toscano di adozione, richiamiamo anche l’attenzione sul resto della compagnia che, come sottolineato prima, è formata esclusivamente da giovani interpreti calabresi. Si tratta dei soprani Annalisa Gioia e Antonella Biondo, Alessandro Cosentino (tenore), Graziano Cipolla, Giada Grandinetti, Marisa Casciaro, Monica Rovito, Mario Massaro, Giovanni Turco; per quanto riguarda l’orchestra, essa è composta da Mario Montore (Pianoforte), Leonardo Vilardi, Debora Valentina Malito e Giuseppe Dodero (Violino), Alessio Vilardo (Viola), Angela Canino (Violoncello), Luigi Gioia (Contrabbasso), Maria Ilaria Montenegro (Flauto Traverso), Fabrizio Luchetta (Clarinetto) e Sara De Cicco (Percussioni). L’orchestrazione è a cura di Mario Montore, il coordinamento musicale è di Claudia Sisca; scene e costumi sono di Luciana De Rose e Francesca Florio; le coreografie di Antonella Ciappetta; luci e fonica sono di Gianpaolo Palombo e Alessandro Giannace mentre la direzione artistica ed organizzativa è affidata a Mario Massaro e Natale Filice che è anche regista assistente.
Dopo l’appuntamento del 30 agosto ’04 al Teatro Rendano, le prossime date sono quelle dell’8 settembre a Sermoneta in provincia di Latina con la partecipazione al Festival internazionale di Sermoneta; l’11 settembre al Festival delle Serre di Cerisano e il 16 Settembre a Pedace. Altre rappresentazioni sono già in programmazione nei paesi della Riviera dei Cedri e anche in altre parti della Calabria.
(san.pio gio.)
27/08/2004
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