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Ha senso oggi scrivere e parlare di poesia?

SCALEA - “Ora che i tempi non sono meno bui e il mondo trepida per le morti innocenti del terrore, ancora una volta riaffiora il dubbio: ‘Serve ancora la poesia’”. Con questa affermazione alquanto lapidaria il preside Rosario D’Arco riassume il senso dell’incontro svoltosi alcune sere fa presso il salone dell’Istituto Clarac di Scalea durante il quale è stata presentata una nuova raccolta di versi di Balduino Ominelli significativamente intitolata ‘’Vola dolce colomba, vola’’.

Un momento particolarmente intenso di riflessione e dibattito culturale che ha fatto registrare l’intervento di un numeroso pubblico che ha risposto all’invito del poeta, ormai ultraottantenne, nativo di Rota Greca, e trasferitosi con la famiglia fin dalla giovane età a Scalea. Uno scambio amabile ed in alcuni tratti commosso, che ha avuto come filo conduttore il senso della poesia e la validità del fare poesia in un mondo, come quello in cui viviamo, che sembra essere completamente sordo alle voci che vengono dal profondo dell’animo, che raccontano di esperienze, volti, luoghi, situazioni e vicende forse frettolosamente o inconsapevolmente accantonate ma che ritornano in tutta la loro fragranza, miracolosamente richiamate dal poeta che le riporta in vita fissandole in modo definitivo con la forza della parola.

Nella parte conclusiva della relazione introduttiva Rosario D’Arco, che ha curato la prefazione del volume, ha invitato direttamente l’autore a leggere alcune poesie scelte fra le 124 contenute nella raccolta attuale. Un lavoro, quello di Ominelli, che comprende sia poesie in lingua italiana che componimenti in dialetto scaleoto e che raccontano con mirabile tocco artistico quasi un secolo di vita e di storia di questo borgo della riviera alto tirrenica.

Abbiamo così rivisto le grandi processioni snodarsi lungo le vie di Scalea, ascoltato le note delle marce sinfoniche delle bande musicali, assaporato il sapore genuino delle pietanze tipiche e sentito il profumo del pane appena sfornato che inondava i vicoli del centro storico; abbiamo rivisto le scene di vita quotidiana, i problemi drammatici di un’umanità alle prese con la fame, ed i dialoghi fra le generazioni con gli immancabili rimbrotti e le pillole di saggezza degli anziani, il tutto raccontato con un tono bonario, disincantato e condito con la sottile arma dell’ironia.

Tutte cose che hanno reso quasi scontata la risposta al dubbio posto all’inizio sul senso della poesia nel mondo attuale.

san. pio gio.
04/11/2006
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