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Turismo di qualità e cultura dell'accoglienza

La notizia che proponiamo all’attenzione dei lettori di Abystron è particolarmente significativo in quanto presenta una problematica che va ben al di là dell’ordinarietà e non può essere circoscritta alla stregua delle tante polemiche che animano la stagione estiva. Contiene infatti alcuni spunti che ci invitano a riflettere; si parla ad esempio di cultura dell’accoglienza e di politica turistica legata alla qualità dei servizi da offrire come unica via per rilanciare l’industria del turismo anche a Scalea e in tutto il comprensorio.
Il sindaco di Scalea è sempre più nell’occhio del ciclone non solo per quanto riguarda la vicenda dei numerosi sequestri giudiziari di lidi operati nei giorni scorsi dalle Forze dell’ordine, ma anche per il nuovo fronte polemico apertosi con molti turisti che denunciano l’assenza di spiagge libere e l’impossibilità di trovare parcheggi se non a pagamento.
Proprio oggi la stampa locale (La Provincia cosentina, articolo di Matteo Cava) dà infatti notizia di un documento sottoscritto da un gruppo di bagnanti indignati soprattutto dall’atteggiamento del primo cittadino e dalla sua reazione rispetto alle loro rimostranze, fra l’altro molto civili.
«Alcuni giorni fa – scrivono i villeggianti – ci siamo recati presso il Comune di Scalea per segnalare al sindaco la scomparsa delle poche spiagge libere, il mare poco pulito e la diffusione indiscriminata delle strisce blu che hanno ormai blindato l’intero territorio cittadino. Proteste e segnalazioni che si sperava trovassero un riscontro da parte dei pubblici amministratori. Invece no. Tali segnalazioni e, se vogliamo, proteste hanno avuto come unico effetto una reazione che ci ha lasciati letteralmente allibiti».
Dal racconto dei villeggianti il sindaco avrebbe risposto in questi termini: «Potete andare via, i vostri soldi non mi interessano, voglio un turismo di qualità e non di quantità, perché tutta la spiaggia sarà privatizzata e dovete pagare anche l’aria che respirate; se volete fare il bagno potete andare al fiume (foce del Lao) o alle rocce (scogli)».
Delusi e meravigliati, i villeggianti non hanno tardato a rendere pubbliche le loro sacrosante ragioni. «Gentile sindaco – replicano – vorremmo rammentarle che il patrimonio immobiliare di Scalea è costituito principalmente da seconde case, che rappresentano la risorsa principale economica e finanziaria del posto. Il turista che soggiorna a Scalea e che ha acquistato una casa, non è il solito visitatore occasionale, ma è qualcosa di più, perché con siffatta scelta ha messo radici affettive nel territorio e contribuisce all’economia del Comune attraverso il pagamento delle ‘’salate’’ tasse: Ici, tarsu, canoni acqua per carico, scarico e depurazione, e non ultima i parcheggi a pagamento in zona blu. Pagando molto di più dei residenti, contribuisce sostanziosamente alle cospicue entrate del Comune di Scalea, che grazie a loro si può permettere un’ampia pianta organica con centinaia di dipendenti.
Siamo certi – si legge ancora nella lettera – che i commercianti e gli operatori turistici in genere di Scalea non condividono questa sua reazione a delle legittime proteste di cittadini contribuenti. Tutto il terziario, dall’artigiano al commerciante, dal professionista all’operatore turistico, vivono in funzione delle risorse portate dai proprietari delle seconde case. Questo è notorio a tutti, comprese le pietre di questo Comune tranne al sindaco. Non è un atteggiamento che si addice ad un primo cittadino, che deve rispondere a tutti ma prima deve anche saper ascoltare. I proprietari di seconde case saranno pure di quantità, come sostiene il sindaco, ma pagano tasse di qualità per servizi che purtroppo sono scarsi. La politica del sindaco Russo, compendiata nelle espressioni sopra riportate, non p quella dell’accoglienza, come dovrebbe essere caratterizzata quella di un paese turistico, ms è quella del rifiuto e del rigetto. Ciò è intollerabile e riteniamo che, così facendo, il sindaco stia danneggiano l’immagine di una intera cittadina che noi amiamo. Quest’anno si stanno già assaporando i nefandi effetti di questa dissennata politica.
Mai come ora il calo turistico si è sentito in maniera così bruciante, basta girare per il centro e per il paese o chiederlo agli operatori turistici. E non si dia la colpa all’euro, perché in altre zone della Calabria le presenze sono aumentate. Vi è stata un’inversione di tendenza – concludono i firmatari della lettera – e si è sostituita la cultura dell’accoglienza con quella del rigetto. Tutto ciò non porterà bene a questo paese e ciò ci amareggia profondamente».
03/08/2004
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