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12 maggio: Non discriminazioni, ma coraggio laico

Pubblichiamo il testo di presentazione del convegno "Il mito della famiglia naturale, la rivoluzione dell'amore civile" indetto dalla Rosa nel Pugno, SDI e Radicali, che si svolgerà sabato 12 maggio 2007 nella sala delle conferenze in Piazza Montecitorio a Roma. Il convegno farà da preludio alla Manifestazione-concerto del "Coraggio laico" che si svolgerà nel pomeriggio dello stesso giorno in Piazza Navona.

Il 12 maggio è una ricorrenza importante per le famiglie italiane. Si tratta dell’anniversario del referendum sul divorzio, giorno in cui gli italiani sancirono con il loro voto il principio per cui a fondamento della famiglia doveva esserci una libera scelta di amore e non un’imposizione di legge. La famiglia cessava allora di rappresentare per lo stato un interesse superiore a quello degli individui che la compongono.

A quella vittoria laica contribuirono in modo determinante milioni di elettori cattolici, senza il cui voto, espresso in contrasto con le indicazioni del Vaticano, non sarebbe stato possibile raggiungere la maggioranza favorevole al divorzio.

L’approvazione referendaria del divorzio nel 1974 provocò altre conquiste civili che determinarono in pochi anni una vera e propria rivoluzione politica, culturale e sociale. La riforma del diritto di famiglia, che sanciva finalmente l’eguaglianza giuridica tra i coniugi, fu approvata dal parlamento l’anno successivo, nel 1975. Nel 1978 il Parlamento depenalizzava l’interruzione volontaria di gravidanza sotto la spinta delle disobbedienze civili e del referendum promosso dai radicali. Sempre in quegli anni, mutavano profondamente i comportamenti riproduttivi degli italiani. L’affermarsi della maternità e paternità responsabile si manifestò in modo evidente con il calo delle nascite, che proprio nell’anno del referendum sul divorzio subì un’accelerazione epocale.

Quella stagione di grandi conquiste civili e sociali ha contribuito a determinare anche nel nostro paese mutamenti profondi nei costumi e nella mentalità. Una delle più grandi conquiste dei movimenti di liberazione sessuale e femminile, è stata la scissione tra sessualità e riproduzione. La famiglia oggi non è più fondata sulla riproduzione, a prescindere dal riconoscimento o meno delle unioni omosessuali. Dal 1975 ad oggi si è passati da 2,4 a 1,2 figli per donna, dato che rende l’Italia il Paese con il più basso tasso di natalità al mondo. La dimensione media della famiglia è scesa da 3,35 a 2,6 componenti. Il risultato è che soltanto il 43% della famiglie italiane è rappresentato oggi da genitori con figli.

La bassa natalità non rappresenta di per sé un segno di progresso sociale. In Italia, anzi, è uno dei segni più evidenti dell’incertezza economica in cui vivono milioni di persone, dell’assenza di adeguati servizi sociali e di una ancora non conquistata parità tra uomo e donna nella conduzione della vita familiare e nella partecipazione al lavoro.

Tuttavia, è anche il segnale più evidente della trasformazione antropologica subita dalla famiglia, la quale non trova più fondamento nella necessità biologica della riproduzione, ma nella qualità delle relazioni affettive e nella condivisione dell’intimità. La stessa etimologia della parola famiglia, dall’italico famel, che significa “casa”, rimanda a una dimensione relazione e non biologica o riproduttiva: la casa, il luogo dove stare, dove convivere.

La famiglia considerata come naturale, quella eterosessuale, mononucleare, con figli, rappresenta soltanto una delle forme assunte dalla famiglia nella storia dell’umanità, e oggi nella società contemporanea. Il concetto di famiglia naturale disconosce le conquiste affettive di milioni di persone, e rischia di racchiudere anche la realtà della famiglia tradizionale, e delle sfide che deve affrontare quotidianamente, negli stretti confini di una scontata normalità.

Il riconoscimento delle unioni civili rappresenta un provvedimento che porterebbe a compimento la rivoluzione culturale avviata con l’approvazione del divorzio. Ma si tratta soprattutto di un provvedimento a favore della coesione della società. Nel momento in cui consentiamo di regolamentare legami, infatti, consentiamo alle persone di assumersi responsabilità, in particolare responsabilità degli altri.

Dobbiamo affermare con forza il principio per cui occorre che le famiglie si fondino sempre più non su una definizione astratta e ideologica com’è quella di famiglia naturale, utilizzata per legittimare politiche di stampo fondamentalista e oppressivo, ma sul dialogo, sullo sviluppo delle qualità relazionali ed emotive, sulla parità a prescindere dal sesso, sulle forme plurali che le relazioni affettive assumono per conciliare l’amore con l’imprescindibile autonomia e libertà degli individui che lo animano e gli danno corpo. Il riconoscimento delle unioni civili, delle unioni tra omosessuali, il compimento della vittoria del referendum sul divorzio con l’accorciamento dei tempi necessari ad ottenerlo, rappresentano conquiste civili da assicurare alle famiglie italiane, per rispettare la loro verità, e difendere l’inalienabile libertà individuale anche nel campo, fondamentale per la realizzazione personale e morale, delle scelte affettive.

Fonte: Radioradicale.it
08/05/2007
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