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Il Papa accusato di discriminazioni?

ROMA - "I temi che riguardano i valori, la visione della famiglia richiedono un approfondimento. Sono temi su cui il Paese è diviso perlomeno a metà. Non possono passare con un emendamento e la fiducia. Non sono possibili scorciatoie". Così, la senatrice teodem Paola Binetti ha spiegato il suo "no" alla fiducia al governo Prodi, il primo da lei mai pronunciato in Parlamento contro la sua maggioranza, che ha portato l'esecutivo sull'orlo del baratro.

I "temi" che hanno portato Paola Binetti a una decisione tanto grave, erano rappresentati, nel maxiemendamento sulla sicurezza, da un riferimento all'articolo 13 del trattato di Amsterdam, un "innocente" documento europeo che stabilisce, tra l'altro, princìpi universalmente condivisi contro le discriminazioni per sesso e religione. La sinistra di governo (Prc e futura "Cosa rossa") ha fatto di tutto per inserirlo nel testo sulla sicurezza nel quale, a dirla tutta, aveva forse poco senso.

Si tratta di norme anti-razzismo (con la previsione di condanne alla reclusione fino a tre anni) per combattere discriminazioni "fondate sul sesso, la razza o l'origine etnica, la religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o le tendenze sessuali".

Il riferimento che si decide alla fine di inserire nel testo, dopo estenuanti trattative e su proposta del presidente della commissione Giustizia del Senato Cesare Salvi (Sd), è quello, appunto, "all'articolo 13 del trattato di Amsterdam", che dà agli Stati comunitari la possibilità di prendere "i provvedimenti opportuni" per combattere tali discriminazioni.

Il problema però è che il decreto contiene norme penali, mentre il Trattato non è legato a fattispecie penali e non è, ad avviso dei giuristi, richiamabile in tal senso (come ha fatto presente in aula, prima del voto, l'ex presidente del Senato Marcello Pera).

Sulla questione tecnica si inserisce una questione delicatissima che viene duramente esplicitata dalla leghista Carolina Lussana: "Questo - prosegue - è un vergognoso attacco alla Chiesa, che con questa modifica sarà imputata per discriminazione perchè sostiene che l'omosessualità è contro natura e nega la possibilità di adozione alle coppie omosessuali". La Lussana si appella ai Teodem dell'Unione che, a quanto pare, vengono messi sotto pressione dal Vaticano che teme davvero la possibilità di trovare il Papa o chi per esso su un ipotetico banco degli imputati accusato di discriminazione sessuale.

Al governo non resta che assumere l'impegno a cambiare la norma - cancellando il riferimento che la rende "errata nella sua formulazione e inapplicabile", come dirà subito dopo il voto il ministro Chiti - e invitare i senatori teodem a votare lo stesso a favore della fiducia e del testo nel suo complesso.

L'operazione riesce solo in parte, ma quanto basta per salvare l'esecutivo. La Binetti - visti i numeri calcolati sulla carta a Palazzo Madama, dopo il sì annunciato da Francesco Cossiga - decide di dare un 'segnale' esplicito al governo, prendendo la decisione senza precedenti nei 20 mesi della maggioranza al Senato di votare contro la fiducia al governo, ma poi si esprime a favore del testo nel suo complesso nella votazione finale, quando il rischio per la maggioranza di andare sotto era molto più concreto.

Gli altri due teodem, invece, votano sempre a favore. Romano Prodi supera così anche questa strettoia, e il governo può proseguire la sua navigazione che comunque non si preannuncia come una crociera.

Fonte: Repubblica.it
07/12/2007
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