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Il Papa ripristina la messa in latino

Il Papa ripristina la messa in latino. Ai cardinali un "motu proprio".
L'atteso documento è stato presentato ieri a un gruppo ristretto di presuli in rappresentanza dei vari episcopati. La prossima settimana verrà reso pubblico.
Il rito nell'antica lingua ecclesiastica sarà fatto su richiesta dei fedeli ma i vescovi potrebbero avere "l'ultima parola" nelle loro diocesi.

CITTA' DEL VATICANO - La messa in latino potrà essere celebrata di nuovo se richiesta dai fedeli. Il Papa ha presentato a un gruppo ristretto di cardinali e vescovi un documento "motu proprio", (ovvero scritto su sua esplicita volontà). Lo ha reso noto oggi il Vaticano. Il documento, atteso ormai da mesi, sarà ora inviato ai vescovi di tutto il mondo ed entro la prossima settimana sarà reso noto al grande pubblico.

Il Papa, informa un comunicato della Santa Sede, ha avuto "un'approfondita discussione per circa un'ora" con una quindicina di presuli. Per l'Italia c'erano il cardinale vicario Camillo Ruini e il presidente della Conferenza episcopale monsignor Angelo Bagnasco, oltre al cardinal Tarcisio Bertone, quest'ultimo però in qualità ovviamente di segretario di Stato vaticano. Tra gli altri intervenuti, sempre secondo fonti attendibili, c'erano il cardinale tedesco Karl Lehman, l'inglese Cormac Murphy O' Connor, l'americano Patrick O'Malley, i francesi Jean Pierre Ricard (presidente dell'episcopato d'oltralpe) e Philippe Barbarin, lo svizzero Koch.

Nell'incontro, spiega ancora il Vaticano, è stato illustrato "il contenuto e lo spirito dell'annunciato 'motu proprio' del Santo Padre sull'uso del messale promulgato da Giovanni XXIII nel 1962". Il messale promulgato dal Papa "buono" era un aggiornamento di quello tridentino di Pio V che prevedeva la messa in latino.

"La pubblicazione del documento, che sarà accompagnato da un'ampia lettera personale del Santo Padre ai singoli vescovi, è prevista - afferma ancora la nota della Santa Sede - entro alcuni giorni, quando il documento stesso sarà stato inviato a tutti i vescovi con l'indicazione della sua successiva entrata in vigore".

La decisione del Papa di presentare in anteprima ai rappresentanti degli episcopati del mondo il suo nuovo documento rivela, se ce ne fosse ancora bisogno, quanto sia stata travagliata e problematica la stesura del 'motu proprio' che mette la messa in latino sullo stesso piano di quella post conciliare voluta da Paolo VI nelle lingue nazionali.

Quella in latino è l'unico tipo di messa mai accettato dai seguaci del defunto vescovo scismatico Marcel Lefebvre e il documento pontificio servirà ad aprire la strada per una futura ricomposizione della frattura avvenuta negli anni Ottanta. Non che fino ad oggi il rito di derivazione tridentina fosse proibito: ma occorrevano talmente tanti passaggi burocratici e autorizzazioni vescovili da scoraggiarne di fatto qualsiasi praticabilità.

Il documento del Papa renderà più facile la celebrazione della messa in latino, bisognerà però leggere il testo del "Motu proprio" per vedere fino a che punto. Le indiscrezioni circolate nell'autunno dello scorso anno ipotizzavano che bastasse la richiesta di un certo numero di fedeli per obbligare un sacerdote al rito tridentino. Il progetto di totale liberalizzazione della messa in latino aveva suscitato le perplessità e le riserve di alcuni episcopati, in particolare quello francese e quello statunitense, timorosi che la presenza di due riti liturgici potesse alla fine incrinare l'unità delle chiese nazionali e togliere autorità ai vescovi locali.

Dal dicembre scorso, dietro le quinte, sono state apportate diverse modifiche al documento originale, per consentire ai vescovi - a quanto pare - di avere comunque "l'ultima parola" sulle celebrazioni liturgiche nelle loro diocesi. Del resto Benedetto XVI, nell'esortazione 'Sacramentum Caritatis' del marzo scorso, ha precisato che spetta al vescovo, "liturgista per eccellenza nella sua diocesi" di "salvaguardare l'unità unanime delle celebrazioni nella sua diocesi". Quanto alla preoccupazione che il ritorno della messa tridentina possa vanificare in parte il messaggio conciliare, il Papa ha precisato che il suo obiettivo è quello di "interpretare il Concilio" alla luce della tradizione, senza tuttavia rinunciare a due dei sui apporti più importanti, la libertà religiosa e le relazioni tra la Chiesa e il mondo.

La Repubblica - (28 giugno 2007).
28/06/2007
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