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Università italiane: aumentano gli studenti cinesi

ITALIA - Sempre più studenti cinesi nelle università italiane: il nostro Paese sta recuperando il legame culturale con il "Gigante asiatico".
Intervista al prof. Massimo Maggini, docente d'Italiano presso l'Università per Stranieri di Siena, rilasciata in occasione della presentazione del corso di italiano per studenti cinesi "Marco Polo".

«Da quest'anno il numero di studenti cinesi nei nostri atenei è aumentato, un dato che fa pensare ad un incremento anche per il futuro. Il nostro Paese è all'ultimo posto nei rapporti scientifici tra università rispetto ad altri Paesi. Comunque possiamo recuperare il tempo perduto favorendo l'ingresso degli studenti cinesi in Italia». Questa è la soluzione per colmare le distanze culturali che ancora dividono il nostro Paese dal "Gigante asiatico" prospettata dal prof. Massimo Maggini, docente d'Italiano per stranieri presso l'Università per Stranieri di Siena, durante un'intervista rilasciata alla Società Dante Alighieri in occasione della presentazione del corso di italiano per studenti cinesi "Marco Polo" (Guerra edizioni, www.guerra-edizioni.com, pagine 248, ? 22,00), dello stesso Maggini e Lin Yang.

Prof. Maggini, ha riscontrato negli ultimi anni un'apertura da parte della Cina nei confronti della cultura italiana?
«Assolutamente sì, anche in virtù di un accordo fra i rispettivi Governi, da cui è nato il progetto "Marco Polo". In base a questa iniziativa gli studenti cinesi frequenteranno le nostre università e per farlo dovranno svolgere un periodo di formazione linguistica in Cina e poi un successivo periodo in Italia presso le università per stranieri di Siena e Perugia. Già da quest'anno il numero di studenti cinesi nei nostri atenei è aumentato, un dato che fa pensare ad un incremento costante anche in futuro».

La Cina è ormai una superpotenza sotto tutti livelli. Secondo Lei lo sviluppo del "Gigante asiatico" è stato possibile anche grazie all'influenza di altre culture, come quella italiana? «Penso che i motivi di questo sviluppo siano tutti interni alla Cina. Dal punto di vista economico una grande importanza è da attribuirsi all'apertura verso i mercati internazionali. L'Europa è l'interlocutore privilegiato della Cina, ma anche il modello statunitense è molto influente, basti vedere lo sviluppo urbanistico cinese, le nuove costruzioni, i grattacieli. Credo che l'Italia arrivi un po' in ritardo rispetto agli altri Paesi europei. A Pechino ho partecipato ad un convegno dove si analizzavano cifre che collocavano il nostro Paese all'ultimo posto per quanto riguarda i rapporti scientifici tra università rispetto a Germania e Olanda, molto più avanti di noi. Comunque possiamo recuperare il tempo perduto favorendo l'ingresso degli studenti cinesi in Italia perché ciò depone a favore di una futura maggiore apertura».

Chi sono i principali destinatari del corso "Marco Polo"?
«I destinatari sono studenti cinesi adulti che frequentano l'università ma anche adolescenti che frequentano gli ultimi anni della scuola secondaria superiore italiana. È un testo che si rivolge ad un'utenza di media e alta istruzione e copre le prime fasi di apprendimento linguistico. Se prendiamo quale parametro il Quadro Comune europeo di riferimento stiamo parlando del livello A1 e A2».

Cosa spinge un italiano a studiare la lingua cinese?
«Il cinese in Italia ha un ruolo importante nelle relazioni economiche fra i due Paesi e proprio le relazioni economiche possono avvicinare molti cinesi alla nostra lingua. Il fatto che ci siano tuttora molti cinesi a Siena che stanno frequentando i nostri corsi per iscriversi all'università italiana e le università prescelte sono soprattutto quelle di economia, ci rendiamo conto che il settore economico è il legame di fondo fra Italia e Cina. La presenza della FIAT, per esempio, fa pensare che gli studenti che studieranno italiano in particolari città siano orientati verso il settore industriale delle automobili».

Uscito il corso "Marco Polo", qual è il passo successivo?

«Quello di offrire materiale per affrontare il livello B1 oppure produrre materiale propedeutico a "Marco Polo" che potrebbe essere utilizzato in Cina, qualcosa di molto semplice basato su immagini per chi non ha alcuna conoscenza dell'italiano e che costituisca un "passaggio" verso l'utilizzo del corso vero e proprio».

Che peso assumono le nuove tecnologie nel rapporto tra lingua italiana e cinese?
«I giovani cinesi che studiano l'italiano sono persone abituate ad utilizzare queste nuove tecnologie perciò credo che ci sia la possibilità anche di muoversi verso quella direzione. Costruire per esempio materiali multimediali o siti dedicati a questo rapporto. Il terreno è ampio, poco è stato fatto fino ad ora e ci sono ancora tantissime possibilità».

In tema di conoscenza certificata dell'italiano, secondo Lei una certificazione unica di qualità sarebbe un fatto positivo?
«Credo che gli enti che rilascino la certificazione debbano rimanere quelli che sono perché la competizione spinge alla qualità e rimango dell'idea che le attuali certificazioni siano positive per lo sviluppo della conoscenza certificata dell'italiano».

"Marco Polo" è un corso di livello elementare per studenti adulti di madrelingua cinese che iniziano ad imparare la lingua italiana ed intende soddisfare le esigenze dello studente basico durante le fasi iniziali di apprendimento dell'italiano lingua seconda. Il manuale è composto da un'unità introduttiva dedicata alla fonologia dell'italiano e da cinque unità focalizzate su cinque basilari funzioni del linguaggio: la interpersonale, la personale, la referenziale, la metalinguistica e la regolativo-strumentale. L'obiettivo è di formare una base di competenze linguistico-comunicative, mediando, sul piano metologico, fra i modelli abitualmente e tradizionalmente diffusi nel sistema scolastico cinese e quelli derivanti dalle esperienze europee di diffusione della conoscenza delle lingue. "Marco Polo" affronta i principali aspetti della grammatica italiana e li presenta facendo anche ricorso all'analisi contrastiva tra la lingua italiana e la lingua cinese. Il manuale è corredato di un cd audio e di una guida per l'insegnante che offre preziosi suggerimenti su come utilizzare il libro.

All'incontro romano, svoltosi mercoledì 9 maggio a Roma in Palazzo Firenze, Sede Centrale della Società Dante Alighieri, hanno preso parte, oltre al prof. Maggini, la prof.ssa Paola Giunchi, docente ordinario di Didattica delle Lingue Moderne presso l'Università "La Sapienza" di Roma e il prof. Giuseppe Patota, Responsabile Scientifico PLIDA.

Fonte: SOCIETA' DANTE ALIGHIERI - Il mondo in italiano. 11 maggio 2007
13/05/2007
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