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La locandina: solidarietà verso gli infelici

Carissimi tutti, anche questa volta non vi tedierò con lunghe presentazioni: non ne ho il tempo ed è meglio per voi. Un caro, fraterno saluto, in ogni caso, anche da Fabio (per chi lo conosce) che è qui alle Sarre, insieme con me e con Stefano (don Benjamin è addirittura in India: non temete solo per una settimana, a motivo di una commissione del suo vescovo di là). Il vangelo e l'introduzione dovrebbero bastare: Fabio dice che bastano e avanzano. Un abbraccio allora a tutti, vs. GM

Il Vangelo ci invita a riflettere in maniera davvero plastica ed efficace sulla nostra mancanza di solidarietà verso gli infelici. Quando si sarà spalancata la porta dell'invisibile appariranno tutte le porte sbarrate del nostro limitato visibile. Quelle tenute ancora sbarrate davanti alla vita e alla morte di Lazzaro e dei suoi milioni di fratelli e sorelle, piccoli e grandi, di qua e di là dai nostri confini territoriali, culturali e religiosi. La porta sbarrata è anche questa: una religione, una cultura, un'area storico-geografica, un sedicente progresso... Forse è la nostra presunzione di essere sempre i primi, sempre i migliori, sempre i più giusti. E tuttavia eleviamo una preghiera, perché la porta della nostra identità particolare si apra a quella di un'identità collettiva veramente globale, globalizzando qualcosa di più che privilegi e profitti.

26^ Domenica dell’anno (c)

Una porta continua inesorabilmente
a restare sbarrata
davanti alla sofferenza
dei tanti Lazzaro del mondo;
no, non è la porta degli altri,
guarda bene tra quegli stipiti:
riconoscerai un numero,
è la porta di casa tua,
di casa nostra,
di questo mondo sordo e cieco
alla sorte dei tanti infelici della terra.

(GM 25/09/04)

Vangelo di Luca (16,19-31)<<[Gesù raccontò questa parabola:] "C'era un uomo ricco, che si vestiva di porpora e di bisso, e ogni giorno si divertiva splendidamente; 20 e c'era un mendicante, chiamato Lazzaro, che stava alla porta di lui, pieno di ulceri, 21 e bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; e perfino i cani venivano a leccargli le ulceri. 22 Avvenne che il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abraamo; morì anche il ricco, e fu sepolto. 23 E nel soggiorno dei morti, essendo nei tormenti, alzò gli occhi e vide da lontano Abraamo, e Lazzaro nel suo seno; 24 ed esclamò: "Padre Abraamo, abbi pietà di me, e manda Lazzaro a intingere la punta del dito nell'acqua per rinfrescarmi la lingua, perché sono tormentato in questa fiamma". 25 Ma Abraamo disse: "Figlio, ricòrdati che tu nella tua vita hai ricevuto i tuoi beni e che Lazzaro similmente ricevette i mali; ma ora qui egli è consolato, e tu sei tormentato. 26 Oltre a tutto questo, fra noi e voi è posta una grande voragine, perché quelli che vorrebbero passare di qui a voi non possano, né di là si passi da noi". 27 Ed egli disse: "Ti prego, dunque, o padre, che tu lo mandi a casa di mio padre, 28 perché ho cinque fratelli, affinché attesti loro queste cose, e non vengano anche loro in questo luogo di tormento". 29 Abraamo disse: "Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli". 30 Ed egli: "No, padre Abraamo; ma se qualcuno dai morti va a loro, si ravvedranno". 31 Abraamo rispose: "Se non ascoltano Mosè e i profeti, non si lasceranno persuadere neppure se uno dei morti risuscita”>>.
23/09/2004
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