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Alzheimer fra scienza e società. Prevenire ...

SOCIETA' E COSTUME - Alzheimer fra scienza e società. Prevenire è la parola d’ordine.
La longevità di massa è certamente una conquista di questo millennio. Il fenomeno è così dirompente che influenzerà lo sviluppo e la stabilità delle attuali strutture sociali. Ogni essere umano, nel suo percorso di vita, sarà condizionato da tale situazione che non trova riscontro in precedenti esperienze dell’umanità. L’invecchiamento generalizzato della popolazione è certamente una conquista ma, la stessa, porta come corollario un aumento di patologie croniche ed invalidanti.
Fra queste le patologie cerebrali ricoprono un ruolo preponderante. Infatti, se una funzionalità ridotta del 50/60% di un qualunque organo consente di avere una qualità di vita ancora accettabile, una pari disabilità cerebrale ha effetti devastanti sia sull’individuo che sulla sua famiglia e, in definitiva, sulla stessa comunità. Tra 25 anni 34 milioni di persone nel mondo saranno affette da demenza di cui il 75% nei paesi in via di sviluppo. Più della metà sarà affetto da Alzheimer.
La demenza già colpisce una persona ogni 20 dopo i 65 anni. L’incidenza sui 65enni è del 6,5%, mentre quella sugli over 80 è del 20%. Nei Paesi occidentali i malati sono oggi 7 milioni; tra 25 anni saranno 10 milioni. Attualmente abbiamo nel mondo ben 18 milioni di soggetti affetti da Alzheimer e in Italia si stima ci siano fra 500mila e 600mila malati, numero che raggiungerà il milione fra 21 anni. Nei paesi in via di sviluppo, tra 25 anni, saranno 24 milioni. Il costo sociale è stimato in Italia in 31 milioni di euro ogni anno, in USA 300mila miliardi di dollari. Nel nostro Paese, otto famiglie su dieci si accollano tutti i costi dell’assistenza a tale tipologia di malati, fino a coprire il 70% delle spese complessive. Le stime attuali, nel nostro Paese, registrano 150mila nuovi casi l’anno.
La necessità di innalzare la soglia di attenzione nelle pubbliche coscienze , su tale delicato problema, è testimoniata dal fatto che, su sollecitazione dell’Alzheimer’s Desease International (Adi) , l’Organizzazione mondiale della sanità ha istituito la “giornata mondiale dell’Alzheimer“, evento che si celebra il 21 Settembre di ogni anno.
La demenza di Alzheimer è definita “emergenza sanitaria mondiale“ sia per le dimensioni del fenomeno che per il costo sociale della malattia a cui deve aggiungersi quello per la diagnostica e la terapia e quello ascrivibile alla perdita di ore lavoro dei caregivers. Certo l’Alzheimer non rappresenta l’unica forma di demenza cerebrale ma, per il suo evolversi con un decadimento progressivo ed inarrestabile, rappresenta la patologia cerebrale più dirompente.
Le conoscenze sui processi che innescano questa degenerazione cerebrale hanno visto negli ultimi anni notevoli progressi, ma ancora non si sono completamente svelati tutti i meccanismi genetici, ambientali ed organici che concorrono alla manifestazione della patologia. Ma il problema più grande risiede nella mancanza di informazioni e di sensibilizzazione sia delle famiglie, che potrebbero registrare anticipatamente i segnali prodromici della malattia, sia nella medicina del territorio che è sorda ad ogni iniziativa tesa a promuovere una diagnosi precoce che, allo stato delle conoscenze e delle possibilità terapeutiche, è l’unica strategia in grado di rallentare l’evolversi devastante della malattia.
Infatti, le terapie farmacologiche sono tanto più efficaci quanto più è precoce il loro impiego; infatti, di Alzheimer non si guarisce ma i trattamenti combinati, farmacologici ed assistenziali, possono rallentare l’evoluzione della patologia. La scienza è impegnata a individuare metodiche di diagnostica non invasiva in grado di individuare i markers biologici del suo insorgere ma, allo stato, disponiamo di speranze e non di certezze e le metodiche in essere sono costose e perciò lontane dall’offrire la possibilità di campagne di prevenzione di massa. Queste sono possibili sulla base di due elementi: attenzione massima della famiglia su comportamenti anomali del soggetto anziano, somministrazione di questionari di rischio secondo le scale internazionali.
Questi due elementi, che costano poco in termini economici ma molto in tema di conoscenza del problema e sensibilità allo stesso, potrebbero consentire di indirizzare i pazienti di cui si sia individuato il rischio, verso Centri di valutazione attrezzati e competenti. La qualità della vita dei nostri cari, ricordiamoci che dipende molto da noi e molto meno dai farmaci.
Tuoquotidiano.it
22/09/2005
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