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Commercio: Crisi nera. Vendite giù del 3,9%

SOCIETA’ E COSTUME - Commercio, crisi nera. Vendite giù del 3,9% tra aprile 2004 e 2005. Soffrono soprattutto le piccole imprese, le grandi hanno interrotto il declino nei primi mesi dell'anno. Grandi magazzini e supermercati si riprendono.
E’ crisi nel settore del commercio: annaspa la grande distribuzione, sprofonda la piccola impresa. I dati Istat sull’andamento del settore distributivo parlano chiaro: ad aprile crollo del 3,9% rispetto allo stesso mese del 2004. A farne le spese sono sia i beni alimentari (-3,6%), sia gli altri beni (-4%).
La crisi si accanisce soprattutto sui piccoli. La grande distribuzione, che pure registra un calo tendenziale del 2,7%, ha dato qualche timido segnale di ripresa nei primi quattro mesi dell’anno (+0,5%); la piccola distribuzione, invece, non sembra trovare un assestamento nella sua tendenza recessiva: -4,8% a livello tendenziale, -2% tra gennaio e aprile. Nello stesso periodo, gli unici settori a dare segnali di crescita sono stati grandi magazzini (+1,9%) e hard discount (+1%). Stagnanti i supermercati (+0,5%), segnano il passo gli ipermercati (-0,7%).
A soffrire, tra gli articoli (sempre meno) venduti, sono soprattutto supporti magnetici, strumenti musicali (-6,3% tendenziale), elettrodomestici, radio, tv e registratori (-5,7%), giochi, giocattoli, sport e campeggio (-5,5%). “Abbiamo toccato il fondo. Il dato sulle vendite al dettaglio di aprile, segnando un record negativo da quasi dieci anni a questa parte, mostra con chiarezza che siamo nel mezzo di una spirale, fatta di crisi dei consumi e di economia stagnante, che continua ad avvitarsi su se stessa”. Lo rileva Confesercenti commentando i dati Istat. Di fronte a una flessione delle vendite che, al netto dell'inflazione, raggiunge il 6,7% per le imprese di piccole dimensioni e il 4,6% per quelle della grande distribuzione, “non ha senso cercare di indorare la pillola con la storia del calendario e della diversa collocazione della Pasqua rispetto allo scorso anno.
Bisogna smetterla di pensare e di promettere interventi miracolistici. Dobbiamo rimettere in moto un Paese che non marcia. E il prossimo Dpef è l'ultima occasione di questa legislatura per mettere a punto interventi concreti, realizzabili e credibili”. Come quello di fissare il prezzo di riferimento del petrolio per il calcolo delle accise a un massimo di 40 euro a barile. Questo porterebbe una riduzione del 5% del prezzo della benzina con effetti positivi immediati sulle tasche dei cittadini e delle imprese.
Allarmata anche la reazione di Confcommercio, che parla di un “risultato pesante per l’intera economia”. Anche a livello politico, le reazioni non sono mancate. La colpa della crisi, denuncia il segretario dei Ds Piero Fassino, è nell’impoverimento degli italiani: “salari e pensioni – sottolinea Fassino - in questi anni sono stati ridotti nel loro reale potere di acquisto, e l'incremento continuo della tassazione diretta e indiretta, nazionale e locale, ha ulteriormente ridotto le capacità di spesa”. “Mi pare che sia tempo che la politica del governo sia archiviata e cambi”, conclude. Contro il governo tuona anche il segretario della commissione Finanze della Camera, Mario Lettieri (Margherita): “Le famiglie italiane sono sul lastrico dopo quattro anni di governo della destra”, è il suo tranciante giudizio.
Fonte: Tuoquotidiano.it
24/06/2005
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