Accedi oppure Registrati
Prima pagina Notizie Articoli Foto Dizionario dialettale Abystron teche Sostienici

dove

Direttore: Pio Giovanni Sangiovanni Credits | Privacy
 
12:04
Domenica
05/05/2024
Traduci English Français Español Deutsch Portuguese
Sei in /Italia/Precedenti/Società e costume/Anno 2005/Diagnosi preimpianto

Diagnosi preimpianto. Pm autorizza esame a coppia

SALUTE - Diagnosi preimpianto. Pm autorizza l’esame per coppia talassemica. La donna avevano già subito un aborto terapeutico dopo una fecondazione. Per il secondo intervento si sono rivolti al giudice e hanno vinto.
Un figlio ad ogni costo, pur se esiste il rischo concreto di talassemia e una legge 40, quella sulla fecondazione assistita, che vieta la diagnosi preimpianto. Ma lei, la mamma, non si scoraggia: si appella al Tribunale e vince, ottenendo il permesso di effettuare l’esame sull’embrione. Alle spalle, un intervento di fecondazione assistita, una gravidanza interrotta per ragioni terapeutiche (il feto, come prevedibile, era affetto da beta talessemia), e un primario, quello del reparto di ostetricia dell’ospedale microcitemico di Cagliari, che si rifiutava di effettuare la diagnosi preimpianto: “L’esame non si può fare perché viola la normativa vigente”, aveva detto.
La coppia decide allora di sottoporsi a un secondo trattamento, ma questa volta si rivolge a un giudice, il sostituto procuratore Mario Marchetti, per chiedere che quel nuovo feto appena formato venga esaminato. A questo punto la decisione, un precedente destinato a far discutere: il pm ordina al primario di eseguire la diagnosi.
Secondo il legale della coppia, Luigi Concas, il rifiuto del primario “appare giustificato alla luce dell’interpretazione dell’articolo 13 della legge 40 che consente interventi sull’embrione, in caso di procreazione medicalmente assisitita, soltanto se abbiano finalità diagnostiche e terapeutiche volte alla tutela della salute e allo sviluppo dell’embrione”. In base a questa interpretazione, “la diagnosi preimpianto – sottolinea il legale – non sarebbe consentita neppure quando (come nel caso concreto) in assenza di tali diagnosi, proprio a cagione del fondato dubbio che l’embrione sia portatore di una grave malattia genetica, sussista un grave pericolo per la salute della donna”.
Ma questa soluzione interpretativa potrebbe essere incostituzionale perché in contrasto con l’articolo 1 della Costituzione che tutela il diritto alla salute, “nel caso concreto – sottolinea il legale – quello della donna”. In altre parole, il diritto alla salute della madre dovrebbe prevalere su quello del concepito. Ecco perché l’avvocato della coppia ha ribadito la necessità che sulla delicata vicenda si pronunci la Corte costituzionale.
La sentenza non è ancora stata depositata, ma per la coppia l’ipotesi di concepire un figlio sano non sembra più un'utopia.
Fonte: TuoQuotidiano.it
14/07/2005
Ascolta con webReader

 


2 commenti.

Per visualizzare lo spazio commenti è necessario accedere al sito.

Accedi
Nome utente
Password
 
 
Registrati | Recupera dati
In questa sezione